La scelta – dove svolgere la Manifestazione – non poteva non cadere che nel quartiere di Bagnoli il quale è al centro non solo delle attenzioni mediatiche a seguito dell’incendio della Città dellaScienza (https://www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/14939) e delle inchieste giudiziarie che hanno confermato quanto da anni i movimenti di lotta denunciano circa la spaventosa devastazione ambientale consumata in quell’area ma anche per l’importanza prioritaria che riveste questo segmento della metropoli per i futuri assetti urbanistico/territoriali della città.
Si tratta, dunque, di impegnarci nel breve tasso di tempo che ci separa al Primo Maggio affinché all’appuntamento fissato per le ore 15, presso la Stazione della Cumana di Bagnoli, convergano il maggior numero di attivisti, di compagni e di lavoratori e precari impegnati nelle tante vertenze sindacali e sociali che attraversano il territorio partenopeo.
Una manifestazione questa che vuole denunciare l’atteggiamento complice di Cgil, Cisl e Uil – al di là di alcuni formali distinguo – verso le politiche di rigore del governo e della amministrazione regionale le quali hanno recepito ed attuato acriticamente i diktat dell’Unione Europea imponendo i famigerati tetti di spesa, i patti di stabilità e una impostazione culturale e normativa imperniata sulla continua deregolamentazione di ciò che ancora residuava dello stato sociale.
Anche per questo la Manifestazione del Primo Maggio a Bagnoli proverà a contestare la kermesse organizzata da queste sigle collaborazioniste che non hanno rinunciato ad utilizzare, strumentalmente, la data del Primo Maggio per dare vita alla ennesima mistificazione ai danni dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e dell’insieme dei ceti popolari.
L’esigenza di una rappresentazione unitaria del conflitto metropolitano.
Quotidianamente le strade della città vedono la presenza di tanti momenti di mobilitazione contro le politiche di austerity e di tagli imposti dal governo centrale e dalle amministrazioni locali.
I lavoratori delle varie aziende partecipate, quelli della Fiat e del suo indotto (Ergom e MagnetiMarelli), le tante ditte di pulizia e il sistema degli appalti senza più commesse, gli addetti al trasporto pubblico locale sottoposto a tagli enormi al servizio e ad esuberi del personale, quelli della sanità privata, la storica vertenza dei precari Bros e gli immigrati protagonisti di una straordinaria giornata di lotta come quella dello scorso 19 aprile sono solo tra le vertenze più note che, spesso, assediano i palazzi del Comune, della Regione o la Prefettura.
Inoltre, da circa un anno, sul versante del diritto all’abitare e della conquista di spazi sociali da sottrarre alla evidente speculazione immobiliare o al degrado, si sono concretizzate diverse occupazioni di stabili, aule e luoghi universitari abbandonati all’incuria (la Mensa di Via Mezzocannone, Villa Medusa a Bagnoli, Bancarotta a Coroglio, occupazioni al Vomero e al Centro Storico).
Interessanti esperienze che stanno coagulando inedite modalità di gestione democratica di questi luoghi attraverso produzioni culturali alternative e fenomeni di rinnovata aggregazione giovanile (lesquadre di calcio, le palestre popolari).
Esiste, dunque, una diffusa mobilitazione che si articola, seppur in modalità spesso non comunicanti tra loro, che andrebbe, per meglio affermare i suoi obiettivi ad ampio raggio, generalizzata e stabilizzata in forme organizzative durature nel tempo.
Una esigenza, non rinviabile, anche per porre un deciso argine ai processi di disgregazione sociale, di frammentazione e di ulteriore precarizzazione del lavoro e della vita che investono l’area metropolitana e i soggetti più esposti agli effetti della crisi capitalistica.
Una tendenza che aumenterà come hanno dimostrato le stesse cifre ufficiali dell’Istat circa l’esplosione della disoccupazione di massa, l’aumento del numero delle ore di cassa integrazione e il costante impoverimento di fasce sociali che, fino ad ora, si percepivano garantite a fronte dell’incrudirsi dei fattori di crisi.
La Manifestazione del Primo Maggio a Bagnoli non sarà, in alcun modo, un automatico toccasana per rimettere in moto gli auspicabili processi di connessione e ricomposizione politica ed organizzativa che necessiterebbero ma è, comunque, un utile momento di socializzazione delle esperienze e di rilancio degli obiettivi comuni.
L’unità delle vertenze, la riunificazione sociale tra i diversi soggetti investiti dalla crisi, la costruzione di un moderno sindacalismo di classe, metropolitano, meticcio ed internazionalista sono le tappe di un lavorio di lunga lena per l’enuclearsi di un vero e proprio movimento di massaanticapitalista sono il possibile, quanto difficile, percorso per risalire la china e costruire una rappresentanza politica autonoma ed indipendente dei settori popolari.
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