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L’anomalia napoletana… e quella giuglianese

Solo poche settimane fa, a Napoli, si festeggiava la vittoria di De Magistris, salutandola come “l’anomalia napoletana”. Un sindaco che tenta di fare l’interesse dei cittadini a scapito degli speculatori. Troppo normale per non essere “anomalo”. Ma a pochi km dalla “anomalia napoletana”, c’è un’altra anomalia. Quella giuglianese. Una città di 120.000 abitanti, con il 30% di disoccupazione ed una sterminata ed inquantificabile massa di lavoratori “in grigio” soprattutto nel settore del commercio. Un paese con livelli di povertà estrema e con un reddito medio procapite abbastanza alto. Indice di molta ricchezza in poche mani. Con livelli d’inquinamento ed incidenze tumorali incredibile. Una città che ha più che raddoppiato la propria popolazione in 30 anni, con un’enorme espansione edilizia ed un enorme numero di operai edili rimasti disoccupati dalla chiusura dei cantieri. Ci si aspetta una popolazione in lotta permanente, ed invece la città è assolutamente pacificata. E’ questo è quanto meno anomalo.

Anomalia nell’anomalia, la nascita nel settembre 2014 del Movimento Lavoratori e Disoccupati Giuglianesi. Un gruppo di operai, principalmente edili e principalmente disoccupati, che decide di non abbassare più la testa, di dire basta con la logica della sottomissione e del clientelismo politico, che aderisce formalmente all’Unione Sindacale di Base. Per quanti abbiano tentato di corromperlo, deviarlo od acquistarlo, il Movimento è rimasto sempre fedele a sé stesso, non si è mai piegato, epurandosi lentamente dalle derive sottoproletarie. Da circa un anno, fa intervento attivo sulla questione del Diritto al Lavoro, specialmente con l’ultima proposta: la Clausola Sociale. Trattasi di una clausola speciale da allegare ai capitolati d’appalto che vedano come committente il Comune, in cui si sancisce che un’aliquota dei neoassunti debbano avere caratteristiche precise (disoccupati che abbiano finito mobilità ed ammortizzatori sociali, disoccupati che abbiano perso il lavoro dopo i 50 anni, preferibilmente giuglianesi). Una proposta che a Giugliano ha trovato favore da parte di quasi tutti i lavoratori della zona e timidi favori persino dai Consiglieri Comunali di vari schieramenti (compresa la maggioranza) ma che non ha mai innescato una vera lotta di massa, nonostante la disoccupazione di massa. Giugliano è una città estremamente difficile e “sottoproletarizzata”, dove il malaffare sembra invincibile ed il clientelismo, così come la corruzione politica delle sinistre (tradizionali, sindacali ed anche di movimento), hanno assunto un carattere strutturale. Ognuno degli uomini del Movimento ha una “brutta esperienza” coi sindacati confederali, sui cantieri.

E proprio da un certo tipo di “sinistra”, se così si vuole dire, l’ala vicina a Corrado Gabriele di Rifondazione Comunista, arriva il sindaco di Giugliano: il dott. Antonio Poziello. L’approccio del Movimento con Poziello è propositivo: incontri, progetti, proposte. Che Poziello, sistematicamente rifiuta. I rapporti s’incrinano quando il primo cittadino dice pubblicamente di non riconoscere il Movimento e che la sua proposta per lenire il problema della disoccupazione sono i “tirocini formativi”. Qualche decina di persone mandate a lavorare in supermercati e bar privati, a spese del Comune, per 250 euro al mese. Vaglielo a dire ad un mastro muratore, col mutuo, che si deve “formare” dopo 20 anni di cantiere… E se da quest’orecchio il sindaco non ci sente, dall’altro ci sente benissimo: 190.000 euro spesi per le feste di Natale (prelevati dal Fondo Comunale per le emergenze) ed altre paccate di soldi per cantanti, feste della polpetta, musici, trapezisti e clown. Tanto da guadagnarsi il soprannome (ma detto piano, e senza farglielo sentire) di “don Antonio, il boss delle cerimonie”. Tra l’altro affidando gli eventi sempre alla stessa associazione. Ma il punto non è questo. Il punto è l’atteggiamento ingiustificatamente ostile ed arrogante, tanto da saltare numerosi appuntamenti con il Movimento e le sue rappresentanze sindacali. Eppure parliamoci chiaro: la Clausola Sociale se la sarebbe potuta “spendere”. Avrebbe facilmente ottenuto la paternità della cosa prendendola al balzo, dicendo “volevo farla io”. Ed invece ne è il più grande detrattore. Persino i consiglieri della sua maggioranza hanno scritto verbali di commissione, dichiarandosi favorevoli. Persino gente del Centrodestra. Tutti d’accordo. Bastava una delibera di giunta ed avrebbero vinto le prossime 10 elezioni. Ed invece no. Non è così semplice. Un Movimento come quello là va soffocato, non può vincere. Gente che non si fa indirizzare nella politichetta di periferia deve essere soffocata, è pericolosa. Se vincono i disoccupati, e soprattutto “quei disoccupati”, forse la gente apre gli occhi, si organizza, non ci sta più. Non ci sta più ad essere così supina e malleabile alle decisioni calate dall’alto, alle discariche, agli inceneritori, alle tasse sui rifiuti alle stelle, a vedere come normale essere disoccupati, a chiedere in ginocchio di poter fare una giornata di lavoro per 30 euro. Ed allora Poziello ringhia, accarezza, promette e, soprattutto, scappa. Si dichiarò favorevole alla proposta l’11 Maggio, prendendo ancora un altro po’ di tempo.

Ma il tempo è finito poiché a Giugliano, dopo l’estate, arriveranno i lavori pubblici, ed i giuglianesi non vogliono stare a guardare come al solito. C’è fame, di lavoro e di diritti. Ed oggi è scappato per l’ennesima volta, facendo avvisare alle ore 9:56 che l’appuntamento delle 10:00 era saltato per un impegno improvviso. Scatenando, questa volta, la rabbia degli operai giuglianesi del Movimento, con un’occupazione del Comune e l’intervento, fortunatamente senza conseguenze, della Polizia che probabilmente ha letto meglio del Sindaco la situazione, politicamente. O forse no. O forse l’atteggiamento di Poziello è studiato. In una città dove la cosa pubblica è affidata ad analfabeti politici ed interessi di botteguccia, se non proprio personali, un sindaco che si dice (quantomeno a torto, se non in malafede) “comunista” non può permettersi di incrociare le armi con quella classe operaia che dovrebbe essere nel suo DNA tutelare (se fosse comunista, ovvio!). Poteva andare diversamente, per lui, se avesse trattato, e per i disoccupati, che stanno invece pian piano riscoprendo quell’orgoglio operaio che invece esiste, sepolto da qualche parte, nella memoria degli edili giudglianesi.

 

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