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Atac come Alitalia? I risultati dicono che questa ipotesi va stoppata

Per il ministro Delrio, uno degli affossatori di Alitalia, sono necessarie scelte coraggiose o l’Atac rischia la sorte della compagnia di bandiera. “Il paragone con Alitalia è purtroppo pertinente. Anzi”, afferma il ministro in un’intervista al Messaggero. “La mobilità a Roma, la capitale del nostro Paese, è una questione forse anche più seria e complessa. Il tempo non lavora a favore di chi deve decidere, cioè dell’azionista. Il rischio del dissesto finanziario è reale e, sottolineo, non va sottovalutato. Già due manager hanno lasciato il campo e non vorrei che anche il terzo gettasse la spugna”. Viene da chiedere al ministro quali siano invece i risultati ottenuti dai manager che si sono susseguiti alla guida di Alitalia dalla sua svendita ai privati ad oggi.

A conferma che ci sia ormai una operazione “dall’alto” per la privatizzazione dell’Atac (di cui i radicali e il Pd sono stati il cavallo di Troia) giunge anche la notizia che l’Antitrust ha deciso una multa di 3,6 milioni di euro per Atac a a causa delle corse soppresse senza adeguata informazione agli utenti. Una misura che non ci risulta sia mai stata applicata verso Trenitalia che nella soppressione improvvisa dei treni regionali e locali ha fatto un calvario quasi quotidiano per migliaia di pendolari.

Di tutt’altro avviso, rispetto a Delrio e ai compagni di merende Radicali-Pd, è l’Unione Sindacale di Base, che in merito alla critica situazione che sta coinvolgendo ATAC in queste settimane, ritiene sconcertanti le continue notizie contraddittorie che vengono diffuse.
Che il nuovo CDA sia intenzionato di avviare ATAC verso il concordato in bianco è solo l’ultima notizia divulgata  e repentinamente smentita dall’ufficio stamapa dell’azienda.
“Su tale ipotesi non possiamo che esprimere la nostra preoccupazione; l’Unione Sindacale di Base ha sempre espresso  la propria contrarietà a scelte che vedono svendere proprietà immobiliari di ATAC che consideriamo beni pubblici. Tale scelta denoterebbe una poca lungimiranza per il futuro, minori garanzie per gli investimenti di ammodernamento della società esponendola ad un probabile imminente fallimento”.
USB lo ribadisce a tutte le parti in causa, alla stampa, alla azienda, alla giunta Comunale proprietaria della società, alla politica e ai dirigenti che fino ad oggi hanno portato ATAC al baratro:  sanare un debito che la politica e la mala gestione di questa azienda hanno creato è impossibile anche con le vendite dei beni. Anche con l’arrivo di un privato il debito sarà sanato attraverso le tasche dei cittadini Romani. Il Comune di Roma si faccia promotore nei confronti del Governo per risanare ciò che loro hanno demolito e garantisca ATAC Pubblica ai cittadini Romani.

 

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