#Roma. La vicenda dei piani di zona. Le risposte-non risposte dell’assessore all’urbanistica del Comune di Roma, che sembra avere poca dimestichezza con le norme che regolano gli interventi pubblici dell’edilizia agevolata. Dalle dichiarazioni riportate si capisce che nn sa di cosa parla.
Ricordiamo inoltre all’assessore, rappresentante pubblico poco incline a ricevere i rappresentanti degli inquilini che inviano regolari richieste di incontro, lo sfratto di Ivan Bufacchi, per il quale il Comune di Roma non ha fatto nulla, eseguito il 20 giugno scorso nel Pdz Borghesiana dalla Coop Lega San Paolo, indagata dalla magistratura per truffa ai danni dello Stato.
Ma ricordiamo anche quello di Roberta Maggi, che verrà sfrattata il 26 ottobre e per la quale non è stata revocata nessuna procedura di revoca nonostante, anche in questo caso, la ditta costruttrice sia indagata per truffa.
La puntuale intervista di Ylenia Sina pubblicata su RoimaToday del 16 ottobre 2017.
INTERVISTA | Piani di zona, parla l’assessore Montuori: “Ecco cosa stiamo facendo. Con noi nessuno sarà sfrattato”
„Ylenia Sina“
INTERVISTA | Piani di zona, parla l’assessore Montuori: “Ecco cosa stiamo facendo. Con noi nessuno sarà sfrattato”
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Migliaia di cittadini coinvolti. Decine di quartieri, per un totale di centinaia di abitazioni. E oggi, mentre cresce il numero delle inchieste a carico di cooperative di costruzione e funzionari comunali, si allarga la piaga degli sfratti. “Fin da quando sono diventato assessore, quello dei piani di zona era in cima alla lista delle priorità”. Luca Montuori, sulla poltrona dell’Urbanistica dal marzo scorso, è seduto al tavolo del suo ufficio dell’Eur. Davanti a noi, ordinate per argomenti, una decina di cartellette bianche piene di atti, documenti, appunti e relazioni sulla situazione dei piani di zona, quartieri realizzati in buona parte con fondi pubblici e per questo destinati a precise fasce di reddito. “Una questione con parametri talmente vasti e competenze sovrapposte che una delle scommesse sulla quale stiamo lavorando è proprio quella di ridefinire i confini di ciò che di volta in volta andiamo a trattare. Per questo è facile avanzare promesse e invece il nostro compito è quello di trovare soluzioni praticabili. Bisogna mantenere un sano realismo”.
A proposito di realismo, tra inchieste e sfratti c’è molto lavoro da fare. A che punto è l’amministrazione?
Stiamo cercando di tirare una linea, tenendo presente che non tutti gli attori di questa vicenda sono marci. Senza dimenticare che dobbiamo completare i piani di zona per terminare i servizi che non sono stati ancora realizzati. Quindi da una parte agiamo sulle emergenze, dall’altra lavoriamo sul piano strutturale. Per dare una risposta puntuale a tutti i cittadini, ognuno con specifiche situazioni, è necessario definire un metodo. La commissione di indagine creata ad hoc, per esempio, svolge un ruolo di congiunzione tra il dato politico e quello amministrativo. Raccoglie le istanze dei territori coinvolgendo i presidenti di municipio, elabora delle casistiche e le trasmette agli uffici. Caso per caso decidiamo di chiedere dei chiarimenti, di avanzare una diffida immediata fino ad arrivare ad azioni più pesanti come la revoca della convenzione.
A cosa si riferisce quando parla di piano strutturale?
Ho incontrato l’assessore regionale alla Politiche Abitative, Fabio Refrigeri, che si è dimostrato disponibile al dialogo. Serve un tavolo interistituzionale che faccia chiarezza sulle competenze di ognuno. La regione legifera, il comune amministra. Ma quello dei piani di zona è un panorama sconfinato e il tavolo interistituzionale dovrebbe aiutare a stabilire quando si applica una normativa e quando un’altra. Prendiamo l’esempio di Castel Giubileo: alcuni pareri dicono di applicare il ‘prezzo massimo di cessione’, altri sostengono di rifarsi all’equo canone e ai patti territoriali. C’è la necessità di porre una parola definitiva sulla normativa da applicare. È l’unico modo per capire se c’è stato o meno un superamento dei prezzi e quanto incidono in questo senso le cosiddette migliorie.
Il superamento dei prezzi massimi di cessione, però, è stato ‘ammesso’ dal Comune che nel 2013 ha rivisto del tabelle. È certificato che in numerosissimi casi è certo che il prezzi sono stati superati.
Avvalendoci del preziosissimo lavoro della commissione, stiamo procedendo con tutte le verifiche del caso. Ognuno di questi aspetti sembra ovvio ma coinvolge il lavoro di decine di persone. Dirigenti, l’avvocatura capitolina, gli avvocati in difesa degli inquilini, i sindacati.
Prendiamo il caso di Osteria del Curato. Per un totale di 27 inquilini, l’ammontare degli affitti ‘di troppo’ supera i 700 mila euro così ora che la cooperativa sta fallendo sono stati inseriti nell’elenco dei creditori. La presidente del VII municipio è favorevole all’acquisizione di quelle case da parte del Comune. Lei è d’accordo?
Bisogna capire se utilizzando finanziamenti regionali, perché noi fondi non ne abbiamo, si possa procedere con questa ipotesi. Nel caso di Osteria del Curato il Comune è creditore di circa 900 mila euro e potrebbe procedere all’acquisizione con una cifra molto bassa.
Rientrare in possesso delle abitazioni dei piani di zona potrebbe essere un’occasione per incrementare il patrimonio abitativo comunale. Ce n’è bisogno.
Non è così semplice. Andrebbe fatto un bando al quale il liquidatore dovrebbe partecipare. Dovremmo essere sicuri che nessun altro possa vendere al Comune alloggi a prezzi inferiori.
Le convenzioni prevedono che il Comune possa rientrare in possesso degli alloggi di fronte al verificarsi di determinate condizioni, tra cui il fallimento. È così difficile?
Per ogni piano di zona va presa in considerazione una successione notevole di norma sovrapposte e pareri contrastanti da chiarire a pieno prima di procedere per questa strada. Perché se il Comune procede e l’atto viene impugnato, si finisce per danneggiare l’amministrazione. Prendiamo il caso di Osteria del Curato, non dimentichiamo che il curatore fallimentare è nominato dal ministero. Tecnicamente è un liquidatore e prima di procedere in quel senso dovremmo dimostrare che si tratta di un fallimento. In merito ho contatti costanti con l’avvocatura.
Lei parla di un problema di natura burocratica. Nei piani di zona c’è però anche un grosso problema di legalità. Monte Stallonara, Spinaceto, Longoni, Pisana, solo per citarne alcuni, sono quartieri dove costruttori e alcuni funzionari responsabili dei procedimenti sono stati investiti dalle inchieste della magistratura. Come ristabilire la legalità?
La legalità è l’obiettivo minimo che intendiamo ristabilire, ma procedere con la retorica politica non aiuta nessuno. È innegabile che nel passato ci sono state connivenze con una classe politica che ha utilizzato questo settore come merce di scambio e costruzione di consenso. Ma tra i concessionari, i costruttori per capirci, c’è chi ha interesse a isolare questi comportamenti. Inoltre abbiamo un archivio difficile da gestire, con pratiche che non si trovano e convenzioni il cui percorso è difficile da ricostruire.
La deputata Roberta Lombardi, in occasione di un picchetto antisfratto nel piano di zona Longoni, ha dichiarato a Romatoday che negli uffici comunali ci sono delle resistenze. Me lo conferma?
La battaglia della Lombardi sui piani di zona è importante e siamo tutti dalla stessa parte. In questo dipartimento, che nasce dalla fusione di altri due dipartimenti e due uffici strategici, i dipendenti sono tantissimi e io questa affermazione non la posso confermare. Il vero punto è che da qualche anno a questa parte apporre una firma ad un documento è un peso che in molti non si sentono più di prendere.
Su alcuni dei funzionari che all’epoca dei fatti erano responsabili dei procedimenti in questione ci sono delle indagini in corso. Non crede che sia il caso di aumentare il controllo?
La materia è talmente opinabile e scivolosa che il ricorso parte sempre. Probabilmente c’è qualcuno che in passato ha avuto delle aderenze con qualche costruttore o che si è sbilanciato con qualche partito politico. Io non lo posso dire perché non ne ho la certezza. Sono un amministratore. Ho il dovere di governare questa città e non ho bisogno di una visibilità che vada oltre il mio lavoro. Se ci sono delle resistenze è perché gli uffici non si sentono sicuri e tutelati e qualcuno in passato è stato tradito fidandosi del lavoro dei colleghi e pagandone poi le conseguenze.
Passiamo al capitolo sfratti. A Osteria del Curato gli inquilini rischiano di perdere la casa entro la fine del mese. E ancora Longoni, Borghesiana, Spinaceto 2. Non solo le inchieste: gli appuntamenti dell’ufficiale giudiziario sono sempre di più.
Innanzitutto posso assicurare che le persone che abitano in quelle case non ne usciranno. Questa amministrazione ha già dato prova che là dove si verifica la possibilità è pronta a far decadere le convenzioni. Bisogna valutare la strada più rapida per tutelare le persone. Non c’è solo la revoca, si può anche interloquire con i curatori fallimentari e con i costruttori. Preciso inoltre che nel caso di Osteria del Curato, qualora il curatore procedesse con la vendita in blocco, chi acquista il palazzo ‘eredita’ anche le funzioni per cui è stato realizzato, compresi i diritti di chi ci abita.
Alcune persone sono già state allontanare dalle proprie abitazioni nei mesi scorsi. Gli inquilini dei piani di zona non sono intoccabili e alcuni casi sono urgenti. Prendiamo l’esempio di Longoni. Procederete con la revoca?
Questa possibilità è sul tavolo, ma ad oggi non posso dire con certezza che lo faremo.
Non c’è molto tempo. Non si può chiedere uno stop agli sfratti in attesa di fare chiarezza?
Siamo in costante interlocuzione con la Prefettura fermare in blocco gli sfratti non lo può fare il Comune. Noi siamo amministratori, dobbiamo applicare le regole.
Anche le revoche non bastano. A Castelverde, dove avete già provveduto, l’ufficiale giudiziario si è presentato lo stesso.
C’è un problema nell’acquisizione al patrimonio di Roma Capitale. Stiamo cercando di definire la procedura con gli uffici preposti. Abbiamo individuato alcune modalità e siamo in attesa che ci vengano fornite le giuste garanzie.
Quindi gli sgomberi non si fermeranno nemmeno a Castelverde e Tor Vergata, gli unici due piani di zona dove sono state revocate le convenzioni?
Spero che non ci si prenda la responsabilità di uno sfratto quando c’è una delibera del Comune di Roma. Siamo in contatto continuo con la Prefettura. Nel caso di Tor Vergata, poi, il Tar ha scritto nero su bianco che, in attesa della sentenze definitiva, il diritto delle persone ad abitare in quelle case è di molto superiore al diritto economico che si configura per il concessionario. Ripeto, tutela della legalità e diritto alla casa nei piani di zona sono due concetti prioritari che non devono più essere messi in discussione. E’ per questo che vogliamo presto tirare una linea non permetta più che si creino situazioni emergenziali come quelle che abbiamo di fronte oggi.
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