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Repressione “amministrativa” contro Usb e non solo

In queste ore e giorni si stanno addensando una serie di avvenimenti che ci fanno pensare ci sia una occhiuta attenzione repressiva nei confronti di USB, ma non solo.

Fioccano denunce e multe nei confronti di nostri attivisti e dirigenti sindacali, rei di aver manifestato pacificamente e liberamente nelle varie iniziative che quotidianamente la USB mette in campo in tutto il Paese mentre licenziamenti, multe, deferimenti disciplinari e sospensioni dal lavoro di nostri militanti sono ormai all’ordine del giorno.

Il Ministro degli Esteri Alfano boicotta, negando i visti di ingresso, l’arrivo a Roma dei sindacalisti che da tutto il mondo devono recarsi a Roma per partecipare al 3° Congresso Mondiale dei giovani lavoratori della Federazione Sindacale Mondiale che la USB ospiterà a Roma il prossimo 2 e 3 novembre adducendo motivazioni risibili quali la scarsa “attendibilità” delle informazioni da noi fornite sul Congresso.

I nostri scioperi vengono sistematicamente massacrati dalla Commissione di garanzia e dai Prefetti che ormai si ergono a giudici supremi della legittimità o meno degli scioperi, anche qui adducendo spesso motivazioni risibili come recentemente accaduto a Roma( bel tempo, tanti turisti, certezza della riuscita dello sciopero ecc.). Addirittura lo sciopero dei trasporti indetto da alcune organizzazioni sindacali nell’ambito del loro sciopero generale viene ridotto d’autorità da 24 a 4 ore.

La questura di Roma vieta il corteo dal Ministero dell’Economia e Finanze al Ministero dello Sviluppo Economico che la USB aveva richiesto per la giornata dello sciopero generale del 10 Novembre prossimo senza alcuna motivazione reale.

Non parliamo poi delle continue provocazioni che subiamo nei luoghi di lavoro quando presentiamo le nostre liste RSU, come sta accadendo in queste ore nell’igiene ambientale, per mano di un combinato disposto tra sindacati complici e aziende.

Insomma ci sembra di poter dire che l’iniziativa sindacale continua e determinata che l’USB mette in campo quotidianamente su tutti i fronti sociali e del lavoro riscuote grande attenzione dalla politica che, piuttosto che riconoscerne il valore e la funzione, attiva i circuiti repressivi.

Vietato prendere sotto gamba la questione.

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