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Mattarella scioglie e Camere. SI vota il 4 marzo

Nessuna sorpresa, nessun ripensamento. Non è da Sergio Mattarella che ci si può attendere una mossa del cavallo…

E dunque oggi tutto è andato come i giornali, noiosamente, ripetevano da giorni riportando “indiscrezioni” talmente ordinate che mancava loro soltanto la firma e il sigillo di Stato. Camere sciolte subito, insomma, giorno del voto fissato al 4 marzo (una delle due uniche date in cui era possibile l’accoppiamento con le regionali di Lazio e Lombardia) e prima riunione del nuovo Parlamento il 23 dello stesso mese.

Con una prassi mai vista prima in Italia, intanto Gentiloni continuerà a governare. E non solo per l’”ordinaria amministrazione”, visto che ha appena inviato truppe in Niger aprendo un altro fronte di impegno militare per un paese che fatica a nutrire dignitosamente i propri cittadini, che latita su molti degli aspetti decisivi dell’accoglienza ai rifugiati e migranti (casa, lavoro, cittadinanza, diritti), che taglia la spesa sanitaria ogni anno un po’ di più. Eccetera.

Il Presidente della Repubblica, ha come da prassi sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, dopo di che ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di indizione della data delle elezioni il 4 marzo, a seguito dello scioglimento delle Camere. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni salirà di nuovo al Quirinale con il decreto al Colle per la controfirma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’orgia di dichiarazioni rilasciate in questa giornata è quasi imbarazzante per l’evidente tasso di ipocrisia o aperta menzogna. Tipo: “La verità è che l’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra”. Una boutade indispensabile per assicurare che “Il governo non tira remi in barca, governerà”. “Naturalmente – ha ancora spiegato – oltre a svolgere il mio ruolo fondamentale di presidente del Consiglio sia pure in un contesto di campagna elettorale e di camere sciolte, darò il mio contributo alla campagna elettorale del Pd”.
Un onflitto di interessi politici del tutto palese (molte delle decisioni che il suo, governo prenderà nelle prossime settimane sarà dunque sospettabile di “tirare la volata” al partito di Renzi.

Ormai sono molti i paesi dell’Unione Europea dove la tornata elettorale non ha ancora partorito un governo (la Spagna di Rajoy e addirittura la Germania di Angela Merkel, da tre mesi alle prese con un puzzle incomponibile senza frantumare qualche partito). E il pensiero va al Belgio, capace di stare per due anni e mezzo senza un governo politicamente solido, ma comunque amministrato grazie al “pilota automatico” disegnato dai trattati europei.

E suonano addirittura come un insulto all’intelligenza dei cittadini le considerazione esposte successivamente da Gentiloni: “Dovevamo evitare interruzioni brusche e traumatiche in un momento molto delicato per l’economia italiana e per la nostra società che stava leccandosi le ferite, stava e riprendendo fiato ed in alcune regioni stava rimettendosi a correre. Sarebbe stato grave, devastante arrivare a interruzioni traumatiche ed esercizi provvisori. Non dilapidare gli sforzi fatti fino ad ora deve essere il primo impegno della prossima legislatura, sarebbe da irresponsabili non impegnarsi. Siamo all’inizio di questo percorso. C’è molta strada da fare. Guai a immaginare un futuro di piccolo cabotaggio. Il mio governo era nato un anno fa dopo la sconfitta del referendum, le dimissioni di Renzi e con le difficoltà del Pd, ma non abbiamo tirato a campare”.

In pratica un preannuncio di super-inciucio dopo le elezioni, con un “governo del presidente” formato per mettere insieme tutte le forze “normali”, in modo da affrontare la reprimenda europea già in calendario per maggio: una robustissima “manovra correttiva” che svuoterà di senso la “legge di stabilità” appena approvata, oltre alle tasche dei cittadini meno abbienti.

Ma ci sarà tempo per scombinare almeno alcuni di queste previsioni. Con il conflitto sociale, in primo luogo, ma anche con la battaglia elettorale che sta per affrontare PotereAlPopolo.

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