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I milioni di Ronaldo e lo sciopero degli operai. Un contropiede riuscito

Nostra intervista a Mimmo De Stradis, operaio di Melfi e delegato Usb dello stabilimento.

Ormai è uno storming mediatico internazionale la notizia dello sciopero degli operai della Fca contro le enormi cifre per l’ingaggio di Cristiano Ronaldo alla Juventus. Articoli sulla Bbc, Il Telegraph, la Reuter, TheIndipendent, El Pais, La Vanguardia perfino il Chicago Tribune e TeleSur, sena contare i giornali sportivi di mezzo mondo.

La FCA/Juventus per timore o forse per ridurre i danni di immagine, ha ridotto a bassa intensità l’evento per la presentazione dell’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve. Niente bagno di folla e festa in piazza ma solo una conferenza stampa. Gli operai torinesi, magari saranno anche in tanti ad essere supporter della Juve, ma il nervo scoperto suscitato dallo sciopero non può essere anestetizzato tanto facilmente, neanche dentro quella manipolazione della realtà che il sociologo Filippo Viola ha descritto come “la società astratta”.

Il clamore internazionale suscitato dalla convocazione dello sciopero della Usb negli stabilimenti Fca di Melfi, ma anche di altri sindacati di base a Pomigliano, sembra infatti aver colto una contraddizione viva e lacerante dentro la narrazione che nasconde accresciute iniquità e disuguaglianze sociali nel nostro paese, dietro la vetrina di lustrini, della spettacolarizzazione e di business milionari.

C’è molta soddisfazione ed anche tanta saggezza operaia nelle parole di Mimmo De Stradis, operaio e delegato della Usb dello stabilimento di Melfi, che con lo sciopero sui milioni a Cristiano Ronaldo ha strappato il velo e riportato la questione del rapporto tra la Fca/Fiat e i suoi operai.

Su Melfi si è abbattuta di nuovo la “riorganizzazione aziendale” con la dichiarazione di 1640 esuberi e la messa in contratto di solidarietà per 5600 operai. La produzione della “Punto” è stata cancellata, si faranno solo Jeep e veicoli per la gamma alta e per gli operai comincia un altro calvario. L’operazione partirà il prossimo 23 luglio. “Sembra quasi una casualità, eppure se dividiamo i soldi previsti per Cristiano Ronaldo con quanto percepisce un operaio della Fca, viene esattamente fuori che equivale al salario di 1640 operai” sottolinea Mimmo De Stradis.

Ma perché lo sciopero e come mai questo clamore? “La vicenda di Cristiano Ronaldo ovviamente non è questione di tifoseria, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

Devi ammettere però che è uno sciopero anomalo, o no? “Noi abbiamo scioperato per solidarietà anche con gli operai serbi della ex Zastava di Kragujevac o agli operai di Piacenza. Siamo un sindacato di sostanza” ci dice Mimmo, “ Se volevamo fare un sindacato “piacione” saremmo stati con la Fismic”. Mimmo non vuole commentare le posizioni degli altri sindacati- “Non lo facciamo per principio” – ci tiene a precisare, ma come è noto, e questo lo precisiamo noi, gli altri sindacati Fim Fiom Uilm Fismic si sono schierati contro lo sciopero.

Sarebbe bello se la Fca/Fiat perseguisse sul piano degli investimenti gli stessi risultati che intende ottenere con la Juventus” aggiunge Mimmo. Fino al 2004 gli operai Fca di Melfi, a parità di lavoro, guadagnavano meno degli operai degli altri stabilimenti attraverso una sorta di nuove gabbie salariali che penalizzano i lavoratori nel Meridione. Poi si è riuscito a spezzare questo meccanismo perverso, ma i salari degli operai Fca non permettono certo di sognare né somigliano neanche lontanamente a quelli di un calciatore delle serie minori, figuriamoci di un campione e pallone d’oro come Cristiano Ronaldo. “Il nostro sciopero ha una motivazione semplice e chiara, è uno sciopero contro l’iniquità e le disuguaglianze lavorative e sociali diventate insopportabili” conclude Mimmo De Stradis.

Una diagnosi vera per parole pesanti come pietre nella realtà sociale del nostro paese. Uno sciopero che ha preso decisamente in contropiede una difesa arcigna come quella della FCA/Juventus strappando il velo e facendo una operazione verità. Praticamente è un eurogoal, questa volta dalla parte dei lavoratori.

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