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Gli eco-filantropi del mondo

E’ stato pubblicato sulla rivista “Le Scienze” (n.576, agosto 2016) un significativo articolo riguardo le politiche militari USA di cui vale la pena discutere.

Amareggia però, che l’unica rivista scientifica italiana, oltre che essere ottusamente a favore dell’energia nucleare nonostante Chernobyl e Fukushima, ospiti un esponente della lobby industriale-militare USA accreditandolo come esponente scientifico.

L’articolo è illuminante di come il rampante articolista trentenne, Andrew Holland, legato all’apparato militare USA, manipoli le informazioni per giustificare le aggressioni militari USA e NATO in giro per il mondo, creando una falsa narrazione e un consenso imposto.

L’articolo in questione è intitolato “prevenire le guerre del clima”, conflitti giustificati come conseguenza del riscaldamento globale, il quale provoca aridità, perdita di raccolti, fame, e quindi conflitti.

Esplicitamente il giovane Holland dice: “paradossalmente uno dei modi migliori per evitare che il cambiamento climatico provochi guerre non ha niente a che fare con misure di tipo ambientale”.

Non c’è alcuna critica ai meccanismi che causano il riscaldamento globale dovuto in primis alle politiche degli USA e dell’occidente e tanto meno egli si preoccupa di come rimediare ad esse: la soluzione è solo militare, sia mantenendo le basi militari USA in giro per il mondo, sia creando regimi amici (sottoposti) tramite alleanze o interventi militari.

L’obiettivo è altrettanto esplicito: “salvaguardare gli interessi statunitensi nel mondo”.

L’obiettivo da raggiungere con le “politiche di contrasto” ha tre scenari di operatività: Africa sub-sahariana, mare cinese meridionale e mare Artico.

Per il mare Artico l’articolista Holland dice esplicitamente il motivo della contesa con gli USA, ovvero “una gara globale per assicurarsi petrolio e gas”, e per bloccare la Russia propone di utilizzare anche la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che invece gli USA non hanno mai ratificato, ma evidentemente la legalità vale solo per gli altri.

Il cambiamento climatico è perciò solo la facciata o meglio la scusa per aggredire militarmente Cina e Russia (dove sono le popolazioni in fuga per l’aridità nel mar Artico?), avversari espliciti degli USA e per imporsi in Africa, che rischia di cadere economicamente in mani cinesi, creando “governi responsabili” e dove esplicitamente è detto “gli USA non hanno molte truppe o flotte di navi attorno l’Africa”.

Assoluto silenzio su America Latina (lì evidentemente non c’è riscaldamento globale) e sul Medio Oriente (è un problema militare, tacendo sul fiume di armi e di jihadisti fatti arrivare dagli USA in Siria tramite Turchia e Arabia Saudita e tanto meno della distruzione della Libia fatto insieme a Francia e Gran Bretagna): per queste due aree si deve pensare che gli USA hanno già implementato le necessarie misure politico-militari.

E’ significativo che per due volte nell’articolo è segnalato come l’eventuale elezione di Donald Trump sia una minaccia alla politica eco-filantropica degli USA, perché non considera il cambiamento climatico un problema.

L’apparato politico militare statunitense, quindi, vede in Hillary Clinton e nelle sue passate politiche (colpo di stato in Guatemala, aggressione militare in Siria e Libia, eccetera) una garanzia di continuità.

Sorge però una domanda inquietante: perché l’apparato ideologico degli USA sposta la sua visione-narrazione di difensori della libertà nel mondo (tramite interventi militari, colpi di stato e dittature esplicite) sul terreno del riscaldamento globale?

Una risposta potrebbe essere che il “libero mercato” non ha più bisogno della democrazia (conseguenza della cultura protestante e non del “libero mercato”) e che quindi è necessaria una nuova ideologia.


 

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