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Bologna. Chi sono i violenti sulla vicenda del parco Don Bosco?

Il Don Bosco è diventato il caso emblematico dell’alluvione di cemento che sta colpendo la nostra città. Il progetto delle nuove scuole Besta è diventato il caso emblematico in cui sono esplose tute le contraddizioni di uno “sviluppo cittadino” che vede favorire la speculazione edilizia, la conversione al turismo e all’interesse privato, con i finanziamenti del PNRR, grandi investimenti privati e l’invasione di Airbnb, in una città in cui la lotta contro il Passante è rimasta inascoltata facendo però bollire un malcontento crescente.

In un solo parco infatti, a due passi dalla tangenziale, e quindi dai lavori del Passante di mezzo, si sono accumulate diverse opere simboliche di questa giunta. Queste grandi opere vanno garantite, e velocemente, anche di fronte a progetti esecutivi palesemente assurdi, e nonostante le proteste dei residenti. Così opere come una nuova scuola, una ciclabile o una linea del tram, devono letteralmente asfaltare qualunque cosa si trovi sul loro tracciato, siano essi alberi, pezzi di parco, o cittadini che protestano.

Si è sviluppata però una resistenza dal basso, una nuova opposizione formata da cittadini, comitati ambientalisti, organizzazioni studentesche, in cui anche come Potere al Popolo abbiamo deciso convintamente di prendere parte per batterci contro questo modello di sviluppo.

Qualcuno oggi si chiede chi e per cosa si sta lottando. L’abbiamo detto una settimana fa al forum “Bologna: di chi è la città”, che si è tenuto proprio al parco Don Bosco. Noi lottiamo contro quella che viene definita anche da Coalizione Civica “la stagione rivoluzionaria dei cantieri”, mille cantieri che vanno a favorire quei processi di cementificazione e rendita immobiliare utili a pochi imprenditori, gruppi finanziari e piattaforme.

Mentre la giunta a parole dice di volere contrastarli, vengono invece incentivati nella trasformazione di Bologna per allontanare le fasce lavoratrici dai quartieri popolari e fare posto ai turisti o ai professionisti abbienti.
In questo processo ci stanno gli studenti privati, il dilagare in città e nei quartieri di grandi e piccoli centri commerciali e catene di multinazionali, così come la “linea rossa” del tram, ennesimo regalo di fondi pubblici al progetto fallimentare di Farinetti, che dopo il tracollo di FICO ci riprova cambiandone il nome in “Grand Tour”.

E ancora, il caso simile a quello delle scuole Besta, con le scuole Cavazzoni al giardino Acerbi, o la cementificazione di intere aree verdi per la costruzione di nuovi quartieri residenziali, come al Lazzaretto-Bertalia o nella zona adiacente al CAAB.

Con il forum del 15 giugno abbiamo iniziato un ragionamento che sappia leggere complessivamente questo progetto che vuole trasformare Bologna da una città per i cittadini a una città per il profitto. Capiamo così bene da che parte dobbiamo stare, sapendo che dobbiamo portare avanti una lotta politica che sia capace di mettere insieme la difesa di un parco “albero per albero” con quella delle classi popolari che possano vivere e lavorare nella loro città e nei loro quartieri.

Non solo la giunta PD-Coalizione Civica sta evidentemente dall’altra parte, portando coscientemente avanti questo progetto, ma ha deciso di volere completamente abbandonare ogni discussione e confronto politico.
Il sindaco Lepore ha delegato interamente la questione del Don Bosco al ministro Piantedosi, di fronte alla sua totale incapacità di gestire un’opposizione politica del quartiere ha dato mandato di risolverla militarmente, continuando da mesi ad attaccare il Comitato Besta e tutte le realtà a difesa del parco.

L’ultima accusa, dopo avere già provato a dire che il Comitato sarebbe stato guidato dalla destra, oppure strumentalizzato da PAP, è quella della pista anarchica, sempre pronta all’occorrenza di chi vuole criminalizzare un movimento.

Ma abbiamo visto chi ha portato la violenza dentro il parco Don Bosco, perché eravamo lì e ci sono decine di video che lo dimostrano. Il 3 aprile, quando i reparti della celere hanno dovuto spazzare via i manifestanti a manganellate per fare largo al cantiere, prima di venire respinti dalla resistenza popolare, e il 20 giugno, quando la celere ha incominciato a caricare senza nessun preavviso, e a tirare giù di peso gli attivisti arrampicati sugli alberi per salvarli. L’ultima immagine è quella gravissima e pericolosissima di un poliziotto con la pistola infilata nella cintura.

Nei prossimi giorni verrà presentato in parlamento di DL Nordio-Piantedosi, che inasprisce le pene per le lotte sociali e ambientali, contro gli attivisti che protestano contro le “opere strategiche” e arrivando a prefigurare il reato di “terrorismo della parola”. È da gennaio che parliamo del Patto Lepore-Piantedosi per la militarizzazione dei quartieri e della repressione delle lotte, e non dubitiamo che questo nuovo decreto, se approvato, sarà un nuovo strumento di stretta repressiva anche nelle mani del sindaco.

Per manifestare contro questa ennesima stretta repressiva, anche a Bologna come in altre città d’Italia ci vediamo lunedì 24 giugno alle ore 18 sotto la Prefettura in piazza Roosevelt, e continueremo a vederci nella mobilitazione in difesa del Don Bosco, delle aree verdi di Bologna e delle lotte sociali per il diritto alla città.

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