Menu

A Foras! Il 2 giugno la Sardegna in piazza contro l’occupazione militare

Anche quest’anno, il 2 giugno a Cagliari scenderanno in piazza i movimenti e gli attivisti che si battono contro l’occupazione militare della Sardegna da parte dell’Italia e della Nato.

Sabato alle 16 una manifestazione sfilerà al grido di “A Foras” (Fuori!) dalla sede del Consiglio Regionale Sardo in Viale Trento, obiettivo nei giorni scorsi di un blitz informativo dei membri del coordinamento.

La data si sovrappone alla festa della repubblica proprio per manifestare contro quello stato che continua ad imporre i poligoni alla Sardegna (con Quirra e Teulada che vantano il triste primato di essere i  due più grandi d’Europa), esercitazioni (per ultima la Joint Star 2018 con i cieli di mezza Sardegna solcati dai velivoli militari), basi segrete (come quella di Poglina, ad Alghero), e altre servitù a terra, mare e cielo, che hanno trasformato la nostra isola in una colonia al servizio dell’industria della guerra” hanno spiegato gli attivisti di A Foras nel corso di una conferenza stampa realizzata ieri davanti alla Caserma Ederle, uno dei beni del demanio militare che teoricamente dovrebbe essere tornato nelle mani della regione in base ad un accordo con il Ministero della Difesa. “Ma ora scopriamo che esistono investitori cinesi che vogliono farne un hotel di lusso, e questa non può essere una compensazione per bombe, veleni e tumori. Noi vorremmo trasformare le caserme in case popolari” ha spiegato un militante denunciando la forte presenza di polizia e militari che hanno impedito di realizzare la conferenza stampa sulla scalinata dell’ex installazione militare al centro ora di una operazione speculativa.

Ai giornalisti, i portavoce della campagna sostenuta dalle formazioni della sinistra indipendentista, dal movimento contro la guerra, da collettivi antirepressivi ed ambientalisti e da vari comitati, hanno spiegato che quest’anno la manifestazione partirà dalla sede della giunta regionale proprio per denunciare la complicità della giunta Pigliaru (PD) che con il recente accordo con il Ministero della Difesa ha ratificato l’occupazione militare della Sardegna che da sola subisce più del 60% delle servitù militari presenti in tutto il territorio dello stato italiano.

Parliamo della stessa giunta che poco meno di 4 anni fa, dopo l’incendio provocato dall’aviazione tedesca a Capo Frasca, e la conseguente grande mobilitazione popolare, tuonava contro l’esercito, pretendendo che lasciasse il poligono. Dopo 4 anni di mobilitazioni la montagna ha partorito il topolino: la difesa ha restituito alla Sardegna solo pochi metri di spiagge. E in cambio è stata resa operativa l’ennesima caserma militare, a Nuoro, ma non solo. L’accordo stato-regione dello scorso anno continua a parlare del Siat, il Sistema integrato per l’addestramento terrestre, un nuovo utilizzo del poligono di Teulada, che assieme al Distretto Aerospaziale della Sardegna, rappresenta la nuova frontiera di un sistema di occupazione civile-militare che si infiltra nelle Università, nella ricerca e negli investimenti, sottraendo spazi e risorse ad uno sviluppo alternativo all’industria bellica” denuncia A Foras.

Il movimento, protagonista di numerose mobilitazioni e negli anni scorsi anche di alcune irruzioni all’interno dei maggiori poligoni militari dell’isola (di massa quella a Capo Frasca del 2014), si batte per  la fine delle esercitazioni (il cui calendario da quest’anno viene mantenuto segreto dalle autorità militari nel tentativo di impedire le contestazioni), la dismissione dei poligoni militari, l’avvio di bonifiche integrali, la restituzione delle terre alle comunità e i risarcimenti per tutti i danni (demografici, economici, alla salute e all’ambiente) subiti in 60 anni di occupazione militare, e l’avvio di alternative economiche etiche, sostenibili e legate alle risorse dei territori.

Gli attivisti e le attiviste sarde hanno spiegato che sabato saranno in piazza anche per ribadire “che il popolo sardo non vuole essere più complice di nessun genocidio, da quello dei Palestinesi perpetrato da Israele, che fa ricerca bellica e si esercita anche in Sardegna, fino alla guerra nello Yemen, combattuta con le bombe costruite alla RWM di Domusnovas”. A Foras chiede la riconversione della fabbrica di bombe di Domusnovas e la cessazione di ogni collaborazione tra le università sarde e la filiera bellica, ed è per questo che il corteo del 2 giugno si concluderà di fronte alla sede dell’Università in Via Is Mirrionis.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *