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Jesolo. L’ultima provocazione: un monumento ai martiri delle foibe

Apprendiamo dalla stampa locale dell’imminente inaugurazione di un Monumento ai Martiri delle Foibe per il prossimo 10 febbraio a Jesolo. Attorno a tale monumento si è sviluppata tutta una querelle sull’opportunità o meno di indicare le date 1920-1945, come compromesso tra Anpi, Assoarma e scultore a cui è stata commissionata l’opera.

Il Pci non si trova d’accordo con nessuno dei tre, come non ci troviamo d’accordo con la ricorrenza del “giorno del ricordo”. Il tanto decantato “giorno del ricordo” nasce nel 2004, in piena era berlusconiana e quando i fascisti erano al governo, per contrapposizione al “Giorno della memoria” il 27 gennaio. L’istituzione del “giorno del ricordo” ha avuto il senso di recuperare un concetto che andava tanto di moda in quel periodo, il revisionismo storico per cui i carnefici venivano messi sullo stesso piano delle vittime. Tra i promotori di tale ricorrenza ci furono anche illustri parlamentari del Partito Democratico, legati da sempre all’Anpi. Per un lungo periodo di tempo abbiamo dovuto sorbirci l’intitolazione di vie, piazze, scuole ai famosi martiri delle foibe.

Per carità, tutti i morti meritano il rispetto di chi resta e ognuno ha combattuto in nome di un ideale in cui credeva, ma la STORIA dice altro: si era in guerra; una guerra che ha voluto il fascismo e non il popolo italiano, che come sempre l’ha subita; nelle guerre i soggetti si contrappongono e si combattono; alla fine ci sono dei vinti e dei vincitori e mi risulta che il fascismo abbia perso la guerra e abbiano vinto i RESISTENTI, tra i quali una moltitudine di comunisti che sono stati massacrati non solo in battaglia ma nelle patrie galere fasciste, torturati senza pietà per vent’anni.

Invitiamo perciò le istituzioni jesolane a studiare la storia vera! Gli anni successivi a quel lontano 25 aprile 1945 decretarono l’inizio di “un antifascismo difensivo, non offensivo come quello partigiano”. I fascisti del dopoguerra infatti, erano quelli che avevano devastato l’Italia per un ventennio e successivamente divennero i protagonisti della stagione stragista e criminale. Successivamente però, il fascismo cambia volto e diventa ancora più pericoloso, perché prende forma l’omologazione borghese anche all’interno della sinistra e certe dinamiche non vennero più arrestate, anzi, erano tollerate e viste con benevolenza.

Nella fase storica che stiamo attraversando, il volgo è ancora indotto a credere che, quando si sente parlare del fascismo, ci si riferisca esclusivamente a quel Mussolini che portò ordine e disciplina.

Invece è doveroso ricordare che, durante il Ventennio, operai e contadini vivevano in condizioni di povertà; finirono in prigione e in esilio migliaia di comunisti e anarchici; senza contare chi morì per motivi politici, per difendere la libertà.

Contemporaneamente gli industriali, i padroni tutti, appoggiarono il fascio, salvo poi, un attimo prima della deriva, scappare in Vaticano o in luoghi antifascisti.

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