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In Italia si muore di più. Quei dati che rendono felice il “mondo di sopra”

La popolazione eccedente è come la capacità produttiva in eccesso e quindi va eliminata, esattamente come i beni materiali. Quella che sembrava una lettura forzata di certe razionalizzazioni dei custodi dei conti pubblici – dal Fmi alle grandi banche d’affari – si sta realizzando. Nel 2015  i decessi in Italia sono stati 647 mila, quasi 50 mila in più rispetto al 2014. Secondo l’Istat si tratta di un “incremento sostenuto” da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali che sarebbe interessante – e altrettanto doveroso ma inquietante – approfondire. Il picco della mortalità ha riguardato i primi mesi del 2015 e poi il mese di luglio, quando si sono registrate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato. Sarebbe interessante avere a disposizione una radiografia della composizione sociale di questo aumento della mortalità, per potere verificare ancora una volta che morire prima o dopo, meglio o peggio, sia una questione naturale o anche qui ci sia lo zampino dei “rapporti di produzione”.

Al 31 dicembre 2015, in Italia risultano vivere 60.665.551 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera (8,3% dei residenti a livello nazionale, 10,6% al Centro-nord, la comunità più numerosa è quella rumena). Ma il vero dato che deve far riflettere è che nel corso del 2015 la popolazione italiana – nonostante l’immigrazione – è calata in modo consistente per la prima volta negli ultimi novanta anni: il saldo complessivo è negativo per 130.061 unità. Il calo riguarda esclusivamente la popolazione di cittadinanza italiana – 141.777 residenti in meno – mentre la popolazione straniera è aumentata di 11.716 unità.

Secondo il Bilancio Demografico Nazionale dell’Istat, il movimento naturale della popolazione ha fatto registrare un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 162 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 66 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto più ampio e pari a 227.390 unità. Continua infatti  la diminuzione delle nascite in atto ormai dal 2008, l’anno di proclamazione della crisi economica che si trascina ormai da otto anni senza segnali di controtendenza. Nel 2015 i nati sono meno di mezzo milione (-17 mila sul 2014) di cui circa 72 mila stranieri (14,8% del totale). Mentre i decessi sono stati oltre 647 mila, quasi 50 mila in più rispetto al 2014. Si tratta di un incremento sostenuto, da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali. Il movimento migratorio con l’estero mostra un saldo positivo di circa 133 mila unità, seppure in flessione rispetto agli anni precedenti. Non si arresta quindi il trend di invecchiamento della popolazione residente: l’età media è pari a 44,7 anni.

Dovete morire prima, per consentire alle banche e ai conti pubblici di rastrellare tutte le risorse disponibili eliminando capitale improduttivo, anche quello umano.

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