L’arresto di Miroslava Berdnik, avvenuto a Kiev, nella mattina del 16 agosto 2016, ancora una volta restituisce, con brutale realismo, il senso, la drammaticità e le dimensioni della violenza che il regime fascista di Kiev sta consumando alle porte dell’Europa. L’arresto di Miroslava non è certo un caso isolato. In questo momento, nella capitale ucraina, almeno cinquanta donne, alcune anziane, sono incarcerate per dissidenza politica. Sono donne perseguitate da un governo ultranazionalista, reazionario e filonazista che non riconosce i diritti delle minoranze politiche ed etniche. Pubblicista, giornalista, scrittrice e, soprattutto antifascista, Miroslava Berdnik aveva denunciato i crimini dei neo-nazisti ucraini e si era opposta alla guerra nel Donbass.
Censurato il suo sito internet, tramite il quale aveva svelato i collegamenti tra nazismo e nazionalismo ucraino, Miroslava era stata costretta a vivere clandestinamente. Il suo ultimo libro, intitolato “Pedine nel gioco di qualcun altro”, è stato giudicato un attacco contro "l’integrità territoriale”.
Che la sua la sua vita, come quella di tanti altri giornalisti, fosse in grave pericolo, Miroslava lo aveva già denunciato quando, a Verona, in occasione di un incontro pubblico sulla grave catastrofe umanitaria in corso nel Donbass, aveva inviato un messaggio in chat in cui ci raccontava dei suoi amici giornalisti torturati o uccisi, colpevoli di fare informazione sul Maidan, delle città bombardate, delle sparatorie sui mezzi di trasporto, sulle scuole, sulle case di riposo. Il suo saluto era stato anche un appello ai popoli d’Europa affinché si levasse la voce della loro protesta.
Eccola, invece, l’unione eurocratica e atlantista: una fortezza carolingia che difende la legge suprema del mercato, a qualsiasi costo.
E mentre donne come Miroslava mettono a repentaglio la propria vita per la libera informazione, in Europa si stanno consumando crimini nazisti in nome di una dittatura totale, quella del profitto, e nel silenzio complice e colluso dei media mainstream, nonostante l’appello di Miroslava, come di altri attivisti.
Il tempo delle matite colorate alla Charlie Hebdo è terminato.
I disegni sono chiari: la questione ucraina è un tassello che può e deve essere compreso all’interno di una trama geo-politica più ampia che, dal Nord- Africa al Medio Oriente, è chiara espressione di politiche espansionistiche in nome di un polo imperialistico euro – atlantico che punta a contrapporre frontalmente alla Russia il continente europeo.
Sostenere Miroslava significa squarciare il velo del silenzio della servile informazione.
Contrastiamo il neonazismo in Ucraina, il fascismo in Europa e le politiche UE, come espressioni diverse, e tuttavia concomitanti, di un unico disegno imperialistico per evitare che batta ancora un cuore nero dell’Occidente.
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