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Fidel Castro racconta i suoi primi novanta anni

La lettera scritta da Fidel Castro questa estate, in occasione dei suoi novanta anni. La vita di un rivoluzionario.

"Domani (13 agosto, ndr) compirò 90 anni. Sono nato in un territorio chiamato Birán, nella regione orientale di Cuba. È conosciuto con quel nome, anche se non è mai apparso in una mappa. Dato il suo buon modo di agire era conosciuto da amici vicini e, naturalmente, da una pletora di rappresentanti politici e ispettori che si vedevano intorno a qualunque attività commerciale o produttiva proprie dei paesi neocolonizzati del mondo.

In una certa occasione ho accompagnato mio padre a Pinares de Mayarí. Avevo allora otto o nove anni. Come gli piaceva conversare quando usciva dalla casa di Birán! Lì era il padrone delle terre dove si piantavano canna da zucchero, foraggi e altre coltivazioni dell'agricoltura. Ma a Pinares de Mayarí non era padrone, bensì affittuario, come molti spagnoli che furono padroni di un continente in virtù dei diritti concessi da una Bolla Papale, della cui esistenza nessuno dei popoli e degli esseri umani di questo continente era a conoscenza. Le conoscenze trasmesse erano già in gran parte tesori dell'umanità.


L'altezza sale fino a circa 500 metri, con colline pendenti, pietrose, dove la vegetazione è rada e a volte ostile. Alberi e rocce ostruiscono il passaggio; improvvisamente, a una certa altezza, inizia un grande altopiano che secondo i miei calcoli si estende per circa 200 chilometri quadrati, con ricchi giacimenti di nichel, cromo, manganese e altri minerali di grande valore economico. Da quell’altopiano si estraevano ogni giorno decine di camion di pini di grandi dimensioni e qualità.

Si noti che non ho menzionato l'oro, il platino, il palladio, i diamanti, il rame, lo stagno, e altri che parallelamente sono diventati simboli dei valori economici che la società umana, nella sua fase attuale di sviluppo, richiede.

Pochi anni prima del trionfo della Rivoluzione mio padre morì. Prima, ha sofferto abbastanza.

Dei suoi tre figli maschi, il secondo e il terzo erano assenti e distanti. Nelle attività rivoluzionarie l’uno e l’altro compivano il loro dovere. Io avevo detto che sapevo chi poteva sostituirmi se l'avversario avesse avuto successo nei suoi piani di eliminazione. Quasi ridevo dei piani machiavellici dei presidenti degli Stati Uniti.

Il 27 gennaio 1953, dopo l’infido golpe di Batista nel 1952, è stata scritta una pagina della storia della nostra Rivoluzione: gli studenti universitari e le organizzazioni giovanili, insieme al popolo, hanno realizzato la prima Marcia delle Torce per commemorare il centenario della nascita di José Martí.

Ero arrivato alla convinzione che nessuna organizzazione era preparata per la lotta che stavamo organizzando. C'era sconcerto totale da parte dei partiti politici che mobilitavano masse di cittadini, dalla sinistra alla destra e al centro, disgustati dalla politica che regnava nel paese.

A 6 anni una maestra piena di ambizioni, che insegnava nella scuola pubblica di Birán, convinse la mia famiglia che dovevo andare a Santiago de Cuba per accompagnare la mia sorella maggiore che sarebbe entrata in una scuola di suore di buon prestigio. Includere me è stata un'abilità della stessa maestra della scuola di Birán. Lei, splendidamente trattata nella casa di Birán, dove mangiava alla stessa tavola con la famiglia, l'aveva convinta della necessità della mia presenza. In definitiva avevo una salute  migliore di mio fratello Ramón – che è morto recentemente -, e per molto tempo è stato mio compagno di scuola. Non voglio dilungarmi, solo che sono stati molto duri gli anni di quella tappa di fame per la maggioranza della popolazione.

Mi hanno mandato, dopo tre anni, al Collegio La Salle di Santiago de Cuba, dove mi hanno iscritto al primo grado. Passarono quasi tre anni senza che mi portassero mai a un cinema.

Così è cominciata la mia vita. Magari scriverò, se avrò tempo, su questo. Scusatemi se non l'ho fatto fino ad ora, solo che ho delle idee su quello che si può e si deve insegnare a un bambino. Considero che la mancanza di educazione sia il maggiore danno che gli si può fare.

La specie umana affronta oggi il maggior rischio della sua storia. Gli specialisti in questi temi sono quelli che possono fare di più per gli abitanti di questo pianeta il cui numero si è elevato, da mille milioni alla fine del 1800, a settemila milioni all’inizio del 2016. Quanti ne avrà il nostro pianeta tra qualche altro anno?

Gli scienziati più brillanti, che sono già varie migliaia, sono quelli che possono rispondere a questa domanda e a molte altre molte di grandissima importanza.

Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine per le dimostrazioni di rispetto, i saluti e i regali che ho ricevuto in questi giorni, che mi danno la forza di ricambiare attraverso le idee che trasmetterò ai militanti del nostro Partito e agli organismi competenti.

I mezzi tecnici moderni hanno permesso di scrutare l'universo. Grandi potenze come Cina e Russia non possono essere sottoposte alle minacce di imporre loro l'impiego delle armi nucleari. Sono popoli di grande valore e intelligenza. Ritengo che mancasse di livello il discorso del Presidente degli Stati Uniti quando visitò il Giappone, e gli sono mancate le parole per scusarsi per l'uccisione di centinaia di migliaia di persone a Hiroshima, malgrado conoscesse gli effetti della bomba. È stato altrettanto criminale l'attacco a Nagasaki, città che i padroni della vita scelsero a caso. È per questo motivo che bisogna martellare sulla necessità di preservare la pace, e che nessuna potenza si prenda il diritto di ammazzare milioni di esseri umani".

Fidel Castro Ruz
12 agosto 2016

10 e 34 p.m.

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