Il ministro dell’ambiente Galletti appare in seria difficoltà nel piazzare i suoi protetti al Ministero dell'Ambiente e dintorni. E la scadenza referendaria aumenta le fibrillazioni.
È ormai risaputo che l’unico vero obiettivo degli inquilini del ministero in via Cristoforo Colombo – che magari avrebbero desiderato un ministero ben più “pesante”- è quello di nominare i membri del proprio entourage nei vari uffici ministeriali, società private ed enti pubblici controllati, commissioni, comitati e quant’altro, molto spesso in barba alle norme, sempre in sprezzo dell’etica.
Nonostante diversi scandali, denunce, indagini, arresti eccellenti, nel corso degli ultimi mandati ministeriali abbiamo assistito al perpetrarsi di abitudini degne non già della prima repubblica, ma piuttosto dei regimi dinastici settecenteschi.
Ma a volte qualcosa si mette di traverso e nell’agosto scorso l’intervento della Corte dei Conti1 boccia le nomine dei membri di due strategici organismi di competenza ministeriale, la Commissione per le valutazioni di impatto ambientale e le valutazioni ambientali strategiche (VIA-VAS) e quella per la Prevenzione e Limitazione Integrate dell'Inquinamento (IPPC), effettuate ex imperio dal Ministro Galletti. Con il pretesto degli “atti di alta amministrazione”, dal cilindro di Galletti erano spuntati personaggi dai curricola totalmente avulsi dalle materie in questione, ai quali evidentemente erano stati riconosciuti dal ministro alti meriti, decisamente non tecnici, ma sicuramente ritenuti più apprezzabili dal punto di vista politico e della possibilità di controllo delle decisioni delle commissioni.
Dovrà allora essere il dott. Stefano Laporta, attualmente direttore generale in scadenza di mandato dell'ISPRA (Ente di ricerca vigilato dal Ministero dell’ambiente), a dover risolvere, in qualità di presidente delle due commissioni di valutazione dei candidati, questo cruccio di Galletti. Lo stesso Laporta che è stato recentemente nominato alla Consulta dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la radioprotezione (ISIN), con funzioni di coordinamento organizzativo interno, in pratica il braccio destro di Maurizio Pernice, contestualmente nominato Direttore dell’ISIN.
La spirale si avviluppa. Infatti il dott. Pernice, attualmente dirigente di lungo corso del MATTM, è il risultato di un’altra nomina tribolata in capo a Galletti. Prevista entro 90 giorni dal 10 aprile 2014, ce ne sono voluti invece 943 (anzi, un po’ di più, visto che manca ancora il DPR dopo la decisione del Consiglio dei Ministri), passando per la trombatura del personaggio di “prima scelta”, l’attuale Segretario Generale del Ministero dell'Ambiente Antonio Agostini, la cui candidatura, attaccata da più parti per l’evidente mancanza delle competenze specifiche richieste dalla legge, fu silurata definitivamente da un avviso di garanzia. Il neo Direttore ISIN avrà quindi un curriculum allineato al dettato di legge2 ? "Ci pare proprio di no, a giudicare da quanto pubblicato sul sito del ministero3, ma, evidentemente, Galletti sa essere fedele alla linea, quando si tratta di nomine forzate" denuncia la USB che da tempo martella contro lo smantellamento della ricerca pubblica nel nostro paese.
Come prosegue la nostra spirale? Torna ora in “zona ISPRA”: da più parti si vociferava infatti che-dopo il tramonto di Agostini- il dott. Laporta ambisse alla carica poi assegnata a Pernice, ma a quanto pare si è dovuto accontentare del secondo posto. Essendo ancora in attesa della determinazione di compensi degli organi di vertice dell’ISIN, non siamo in grado di valutare quale livello di retrocessione economica si affiancherebbe a quella funzionale per il dott. Laporta quando terminerà il doppio incarico attuale (qualora ne venisse ratificata la compatibilità). Potrebbe finalmente voler scegliere di tornare al suo ruolo di viceprefetto al ministero degli interni? Pare proprio di no, tanto che si dice abbia richiesto un parere alla Funzione Pubblica sulla possibilità' di essere nuovamente incaricato a DG dell'ISPRA grazie all'entrata in vigore della legge n. 132/ 2016 di “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell’ISPRA” che secondo lui ed i suoi sponsor consentirebbe di superare il vincolo dei due mandati. Non sarà che queste decisioni dovranno passare per il comportamento di Laporta nelle commissioni di nomina di cui sopra? Qualche domanda sulla serenità di giudizio di cui egli possa sentirsi dotato nella valutazione dei titoli di chi dovrà scegliere, per conto di Galletti, come commissario VIA-VAS o IPPC, sorge spontanea.
Il sospetto trova giustificazione nella storia dei rapporti fra il MATTM e l’ISPRA sin dalla sua istituzione, datata fine 2008, con la fusione dell’agenzia per la protezione ambientale e due istituti di ricerca (sul mare e sulla fauna selvatica). L’ISPRA doveva rappresentare il braccio operativo del Ministero, fornendo servizi altamente qualificati e soprattutto con quel grado di autonomia e terzietà tecnico-scientifica che sarebbe necessaria in tema di controlli ambientali, ma che evidentemente spaventa il “decisore politico” che riconosce come committenza non già la comunità dei contribuenti, ma qualche lobby o potentato economico o finanziario.
Ed ecco quindi che il Ministero (già prima di Galletti, in verità) intensifica i finanziamenti a SOGESID, società “in house”, privata nella gestione ma pubblica nelle spese, dove può piazzare vertici, dirigenti e personale senza l’alea del concorso pubblico, in barba alle limitazioni alle assunzioni della PA. Tutto ciò, a discapito dell’ISPRA e del suo personale (con circa 150 precari, la metà dei quali con alle spalle una storia ultradecennale di contratti di vario tipo).
Ma la SOGESID, pur avendo occupato abusivamente le stanze di via Colombo (tanto che ora che il MATTM ha dovuto dichiarare il numero dei propri dipendenti all’Agenzia del Demanio in vista di un cambio di sede, non ha certo potuto dire che ci sono 300 “esterni”, creando il panico fra i “miracolati” dirigenti e quadri SOGESID) e pur sovrapponendosi a molte competenze proprie dell’ISPRA, evidentemente non riesce a coprire tutte le necessità tecnico-scientifiche del Ministero ed allora Galletti che fa? Inserisce un “articolicchio” nella legge di stabilità 2016 con cui, invece di prevedere risorse per assunzioni all’ISPRA, con la stessa spesa è andato a “saccheggiare” le graduatorie dei concorsi espletati dall’ISPRA, assumendo 25 ricercatori e 15 tecnici o amministrativi, fra cui una ventina di precari ISPRA, che hanno sì avuto una trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato, ma hanno visto (per ora?) sfumare la possibilità di essere stabilizzati nell’ente per i quale avevano vinto un concorso e che nel corso degli anni ha investito nella loro formazione specifica.
"All’ISPRA basterebbero 10 milioni in legge di stabilità (una goccia nell’oceano dei finanziamenti alla ricerca privata) per rendere perseguibili gli obiettivi di rilancio dell’Istituto e di stabilizzazione del proprio personale precario, ma nella bozza attuale non ce n’è neanche l’ombra" sottolinea l'USB. I finanziamenti passano per il Ministero del’Ambiente ed evidentemente Galletti ha solo l’obiettivo (ed il relativo peso politico) di accontentare qualche amico o amico degli amici, tirando i fili di qualche burattino come Laporta. Sempre che faccia in tempo ad anticipare lo scenario che si potrebbe aprire dopo il referendum del prossimo 4 dicembre.
1 http://www.corteconti.it/attivita/controllo/pa_enti_pubblici/personale/delibera_9_2016_prev/index.html
http://www.corteconti.it/attivita/controllo/pa_enti_pubblici/personale/delibera_10_2016_prev/index.html
D.Lgs 4 marzo 2014, n. 45; Art. 6 comma 5: “Il Direttore è scelto tra persone di indiscussa moralità e indipendenza, di comprovata e documentata esperienza e professionalità ed elevata qualificazione e competenza nei settori della sicurezza nucleare, della radioprotezione, della tutela dell'ambiente e sulla valutazione di progetti complessi e di difesa contro gli eventi estremi naturali o incidentali…”
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