Ore di tensione all'interno del Centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dopo la rivolta scoppiata all'interno del centro a seguito della morte di una giovane donna ivoriana deceduta ieri all'interno del campo. Nelle prime ore di questa mattina all'interno del Centro c’è stato l'intervento della polizia e gli operatori della Cooperativa Ecofficina che gestisce il centro sono stati fatti uscire.
Non sono ancora chiare le cause della morte della giovane donna della Costa d'Avorio, il cui decesso ha dato il via alla protesta. La donna, Sandrine Bakayoko di soli 25 anni, si sarebbe sentita male, secondo i suoi compagni, nelle prime ore di ieri mattina e i soccorsi sarebbero arrivati solo alle 13. Diversa la versione della direzione della società/cooperativa che gestisce il campo – riportata dal quotidiano "La Nuova Venezia". Secondo questa versione il fatto è avvenuto alle 13 e i soccorsi sono arrivati immediatamente. Intanto, però, le condizioni della ragazza sono via via peggiorate e alle 13.15, quando è arrivata l'ambulanza, era ormai troppo tardi. Al pronto soccorso dell’ospedale di Piove di Sacco i medici hanno potuto solamente constatare la morte della ventiquattrenne. Le condizioni all'interno del campo, il più grande del Nordest, sono state più volte denunciate dai profughi.
Il Centro di Cona non è un CAS, non è un CARA, non è un hub, è un luogo sospeso nel nulla. Definito come un luogo “temporaneo emergenziale", sopperisce alla mancata accoglienza dei rifugiati da parte dei comuni veneti, i cui sindaci rifiutano di accogliere richiedenti asilo. Al momento sono ospitate circa 620 persone, di almeno 25 nazionalità differenti. Secondo la Asl la capienza massima deve essere di 540 persone. Il centro è costituito da due grandi tendostrutture in due aree separate, adibite a dormitorio. Ci sono poi altri due caseggiati in muratura zeppi di letti a castello ed alcuni container con docce e bagni.
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Daniele
Dachau al tempo di PDCGILCISLUIL……..