Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha mandato una lettera all'Italia con una richiesta di interventi correttivi sulla Legge di Stabilità approvata a dicembre. Secondo la Ue l'Italia deve riportare il deficit verso i livelli concordati nella scorsa primavera, con un intervento di tagli alla spesa e/o nuove entrate, stimato allo 0,2% del Pil, più o meno a 3,4 miliardi di euro. In soldoni si tratta di spazzare via buona parte della “fuffa” promessa da Renzi e fatta inserire demagogicamente nella Legge di Stabilità a fini elettorali, cioè per acquisire consensi nel referendum, perduto, del 4 dicembre sulla controriforma costituzionale. Renzi aveva annunciato bonus ai giovani, alle neomamme, quattordicesime ai pensionati e quant'altro, ben sapendo di non poterli realizzare a causa dei vincoli di bilancio imposti dai trattati europei.
In modo apertamente complice, l'Unione Europea aveva taciuto ogni rilievo per non ostacolare l'auspicata vittoria di Renzi nel referendum. Ma il loro uomo quel referendum lo ha perso e adesso – come previsto – l'Unione Europea torna a battere cassa affermando che vanno attuati 3,4 miliardi di manovra correttiva – tra tagli e nuove imposte – sulla Legge di Stabilità approvata a dicembre.
Infatti il giorno immediatamente successivo alla sconfitta di Renzi nel referendum, i ministri finanziari dell'Unione Europea avevano rilanciato il loro diktat scrivendo un documento che ricordava come "L'alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione. Per questo deve fare più sforzi per le privatizzazioni e impegnarsi ad utilizzare guadagni inattesi e risparmi imprevisti nel 2017". Nelle conclusioni dell'Eurogruppo del 5 dicembre, si legge vache la manovra italiana è "a rischio di non rispetto del Patto" e sulla base degli scostamenti "sarebbero necessarie misure addizionali significative". Anche nel caso che l'Italia possa beneficiare di "una più piccola ma sempre significativa deviazione dall'aggiustamento, a causa delle spese per migranti e terremoto”, l'invito è comunque a "prendere le misure necessarie per assicurare che il bilancio sia in linea con le regole". Un margine di flessibilità è stato già concesso. Il buco da coprire, secondo l'Eurogruppo, era di quasi 5 miliardi di euro, adesso si è scesi a 3,4 miliardi.
Il ministro dell'economia Padoan ha provato ad alzare i toni accusando l'Unione Europea di rigidità e invocando l'emergenza terremoto/gelo per strappare ulteriori margini di flessibilità. La risposta è stata una chiacchierata al forum economico di Davos con il Commissario europeo Moscovici e la possibilità di poter spalmare i tagli in un periodo più lungo. Ma una scadenza comunque c'è: il governo italiano entro il 1 febbraio deve dichiarare dove e come taglierà la spesa sociale o dove intende recuperare nuove entrate per coprire il “buco” lasciato dalle promesse elettorali di Renzi.
Le immagini del terremoto o delle nevicate che hanno seppellito i paesi e gli abitanti della dorsale appenninica, non sembrano commuovere più di tanto le oligarchie dell'Unione Europea. E' tempo di rompere questa gabbia e procedere sulla strada dell'Italexit. Se non ora, quando? Ci si vede il 28 gennaio a Roma all'assemblea nazionale di Eurostop.
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