Menu

L’agenda “No Monti”

Non lasciar cadere le aspettative create dalla manifestazione del 27 ottobre, mettere sul piatto i contenuti di una opposizione frontale contro i diktat della troika e non fare sconti al governo che emergerà dalle prossime elezioni e che già da oggi sarà obbligato a rispettare “l’agenda Monti”, ragione per cui le forze politiche,sindacali e sociali alternative devono mettere in campo una vera e propria “Agenda No Monti”. E’ questo il filo della riflessione e della consapevolezza emersa dalla riunione delle forze che hanno organizzato un mese fa il No Monti Day e che ha visto decine di migliaia di persone in piazza.
Si è deciso di dare corpo e visibilità a quella che ancora non è una coalizione formalizzata né un patto ma che è una convergenza su contenuti che verranno presentati e discussi in una assemblea nazionale a Roma il prossimo sabato 15 dicembre.
Disdetta dell’adesione dell’Italia ai trattati europei (dal Fiscal Compact al Six Pack) e ripudio del debito pubblico; disdetta degli accordi sul lavoro approvati dal 2009 all’ultimo sulla produttività e iniziative di contrasto a precarietà e disoccupazione; opposizione incondizionata al coinvolgimento dell’Italia nelle guerre; riaffermazione della democrazia rappresentativa e del sistema proporzionale nelle elezioni e nei luoghi di lavoro; richiesta di referendum prima dell’approvazione di qualsiasi trattato internazionale che vincoli il paese. Sono questi alcuni dei punti di una piattaforma che verrà perfezionata nei prossimi giorni (ci sono richieste di estensione su questioni come la conoscenza e la ricerca, sull’informazione e su beni comuni e ambiente) e verrà portata alla discussione pubblica il 15 dicembre nell’assemblea.
Non è un programma né una iniziativa elettorale – hanno sottolineato le forze presenti – anche se in qualche modo intende incidere sulla stagione elettorale introducendo precise discriminanti sul presente ma soprattutto sul futuro.
Il giorno prima a Milano si era invece riunito il coordinamento nazionale del Comitato No Debito. Anche qui la discussione è andata al concreto sollecitata anche da un documento del Comitato No Debito milanese che invita a dare un colpo di reni sulla strutturazione locale dei comitati e sull’avvio di campagne nelle varie realtà che mettano a verifica la capacità di intervento e aggregazione di questa esperienza. In particolare gli effetti dei tagli ai servizi previsti dalla spending review (basta pensare alla sanità) creano una condizione per la messa in campo di campagne che visualizzano molto bene a livello di massa le conseguenze della schiavitù del debito pubblico che consegna ogni anno quasi 100 miliardi di interessi ai proprietari di titoli (banche, assicurazioni efondi soprattutto) tagliando spesa e servizi sociali. La stessa realtà consegna piena legittimità e credibilità alla proposta del Comitato No Debito sulle nazionalizzazioni. La vicenda dell’Ilva così come quella dell’Alcoa dimostrano pubblicamente che le risorse strategiche del paese devono essere sottratte agli interessi privati. Quindi strutturazione territoriale entro la fine di gennaio, campagne locali che affianchino la piattaforma generale, affiancamento di tutte le vertenze e le lotte sono le scelte operative che vedranno impegnato il Comitato No Debito sia a livello nazionale che territoriale.
Su due questioni c’è stata una importante discussione che ha portato a indicazioni conseguenti sul piano politico.
La prima è la gravità dell’accordo sulla produttività siglato tra sindacati e Confindustria, un accordo strategico e assai peggiore di quelli della concertazione nel’93. Su questo si è valutata l’idea di una campagna in tutto il paese in collaborazione con il Forum Diritti Lavoro per spiegarne la gravità e agevolare la resistenza e la mobilitazione contro l’accordo.
La seconda questione è stato il dibattito politico. Da un lato si è giudicato il risultato delle primarie del Pd/Sel come un indicatore dello spostamento a destra della base sociale ed elettorale del Pd, un dato questo che si rifletterà inevitabilmente anche sull’asse politico del prossimo governo. In secondo luogo è stata riaffermata la scelta del Comitato No Debito di non essere né diventare un soggetto elettorale. Si discuterà e ci confronterà con tutti sui contenuti ma non ci sarà alcun impegno come struttura collettiva in opzioni elettorali. Le singole organizzazioni che fanno parte del Comitato hanno piena legittimità a impegnarsi nelle elezioni e a portare dentro di queste i punti di programma del comitato No Debito. Ma il Comitato No Debito in quanto tale intende mantenere la sua autonomia e la sua indipendenza dalle opzioni politico-elettorali che emergeranno nei prossimi mesi, soprattutto perchè ritiene che il proprio spazio politico sia alternativo al centro-sinistra e alle sue alleanze.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *