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Savona: area industriale di crisi complessa. un destino perlomeno incerto

Dichiarazione  recentissima del segretario della Camera del Lavoro di Savona:

Negli ultimi due anni la nostra Regione ha perso oltre 9 mila posti di lavoro. In Liguria mancano 30 mila posti di lavoro per recuperare i livelli occupazionali pre crisi del 2008: nel savonese oltre 6 mila. Le azioni che i Governi hanno prodotto in questi ultimi 20 anni, non hanno raggiunto l’obbiettivo prefissato di aumentare l’occupazione stabile, ma viceversa hanno creato milioni di precari, tanti dei quali senza nessuna copertura contrattuale (voucher, finte partite iva), hanno facilitato i licenziamenti e ridotto gli ammortizzatori sociali”. Lo denuncia Andrea Pasa, segretario generale di Cgil Savona.”

Nello stesso giorno:

Si è riunita oggi in Regione Liguria, su convocazione dell’assessore allo sviluppo economico Andrea Benveduti, la cabina di regia sulle aree di crisi complesse del savonese e Val Bormida, a cui hanno partecipato i rappresentanti dei Comuni, Provincia di Savona, Autorità di sistema portuale, associazioni datoriali e sindacati.

È stato fatto il check sull’avanzamento del progetto – ha spiegato l’assessore Benveduti – e abbiamo annunciato la domanda di proroga, inoltrata al Mise, dei termini del bando dal 17 settembre al 1 ottobre, andando incontro a una precisa richiesta delle associazioni di categoria e delle parti sociali, tenendo conto del fatto che agosto è un mese pressoché inutilizzabile dalle imprese”.

Come si può commentare:

Rispetto allo stato di avanzamento del progetto di area industriale di crisi complessa sarebbe molto semplice replicare all’assessore:

1)      Della dichiarazione di area di crisi industriale complessa si parla da oltre due anni, con un susseguirsi di dichiarazioni ottimistiche che non hanno portato ad alcun risultato concreto salvo la proroga degli ammortizzatori sociali (risultato vantato come un successo dalle OO.SS)

2)      La richiesta di proroga dal 17 settembre al 1 ottobre “tenendo conto del fatto che agosto è un mese pressoché inutilizzabile dalle imprese” appare un’affermazione – almeno – risibile se non peggio, tanto più che è stata pronunciata da un assessore che al momento del suo insediamento aveva affermato “la giornata è di 24 ore e possono essere utilizzate tutte” giustificando il mantenimento, assieme all’incarico in Regione, del  suo ruolo di amministratore delegato di un’azienda operante in campo energetico. Insomma “stacanovismo” a giorni alterni;

3)      Mancano comunque passaggi fondamentali sul piano burocratico che non espletati allungheranno ancora i tempi anche nell’eventualità arrivassero serie dimostrazioni d’interesse per aree interessate.

Mi permetto di ribadire allora un giudizio: la situazione economica della Liguria è stata affrontata da tutti i soggetti interessati (istituzioni, forze politiche, imprenditori, sindacati) sottovalutando i termini specifici della situazione territoriale che presentava, già  a suo tempo, tratti assolutamente specifici anche rispetto alle caratteristiche della crisi del ciclo capitalistico in atto dal 2007 e dei risvolti di questa sulla situazione italiana.

Riprendo un giudizio a suo tempo formulato dall’Ufficio studi della Banca d’Italia, sede di Genova:

1)     La strutturalità della crisi dell’industria ligure ha effetti decisivi sulla situazione economica e occupazionale della Regione che non appare risolvibile per altre vie, come quella del turismo (vedi crociere) e di una ripresa dell’edilizia a fini speculativi (come si era pensato , in particolare a Savona, fin dagli anni’80 del secolo scorso favorendo un processo negativo di deindustrializzazione) La sola strada possibile per un recupero è quello di avviare un processo di nuova industrializzazione nei settori strategici ad alta intensità di know – how e fondata su di un solida progetto di programmazione ;

2)     Il nodo di fondo di questa crisi, pur denunciata nel documento della Banca d’Italia, è formato dal ritardo nell’innovazione tecnologica. Non a caso si denuncia come l’occupazione risulti di basso profilo proprio dal punto di vista della qualità tecnico – scientifica  del personale. Ed è proprio questo il punto in discussione, anche in relazione al completamento della piattaforma Maersk (a proposito, come sta la Fincosit? Non bene si direbbe) e le difficoltà evidenti nelle infrastrutture di servizio.

Il documento non approfondisce i diversi aspetti provinciali che, nella loro articolazione risulterebbero molto interessanti

Confermato quindi il giudizio che mi sono permesso di esprimere fin qui e sollecitata ancora una volta una riflessione sulla necessità di re-industrializzazione del nostro territorio (naturalmente a livello tecnologico e di compatibilità ambientale al massimo livello) e l’esigenza di una programmazione che, ad esempio, non mi pare di intravedere nel disegno di cuI fa parte la dichiarazione di area di crisi complessa per Savona della quale ci stiamo occupando.

Ferma restando la necessità di difendere il tessuto esistente a tutti i livelli.

Il testo completo è comunque reperibile: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2018/2018-0007/1807-liguria.pdf

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