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Escalation nel Nagorno-Karabakh. La Turchia rivendica l’intervento

Nella giornata di ieri sono registrati duri scontri nel Nagorno-Karabakh. Secondo il ministero della Difesa dell’Azerbaigian, l’esercito azero avrebbe occupato una serie di alture strategiche lungo linea di contatto. “Ad Aghdara le nostre truppe hanno liberato le alture occupate intorno a Madagiz e hanno preso il controllo di questo punto. Nella direzione Jabrayil-Fizuli, le nostre truppe hanno rotto la resistenza del nemico, lo hanno costretto a ritirarsi e sono riuscite ad avanzare”,

L’ offensiva dell’esercito azerbaigiano rappresenterebbe il primo passo per l’occupazione di porzioni di territorio del Nagorno-Karabakh, la regione che rivendica l’indipendenza, contesa da quasi tre decenni con l’Armenia e politicamente vicino a quest’ultima.

Il primo ministro dell’Armenia, in una intervista ad un quotidiano francese, ha denunciato di avere “delle “prove del fatto che la Turchia sostiene militarmente l’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh. Degli ufficiali turchi di alto livello hanno pubblicamente confermato il loro sostegno all’Azerbaigian, in termini politici e diplomatici, ma anche sul campo di battaglia. Utilizzano droni e F-16 turchi per bombardare delle aree abitate dalla popolazione civile nel Nagorno-Karabakh“.

Per il primo ministro armeno “Ankara ha fornito a Baku dei veicoli militari, delle armi e dei consiglieri militari. Sappiamo che la Turchia ha addestrato e trasportato migliaia di mercenari e terroristi dalle zone occupate dai turchi nel nord della Siria. Questi mercenari e terroristi combattono oggi contro gli armeni“.

Anche secondo il sito specializzato AnalisiDifesa,it si ha l’impressione che sia in atto “un piano premeditato dall’asse Baku-Ankara per strappare agli armeni il territorio del Nagorno Karabakh, che essendo a maggioranza armena è ormai da 30 anni sotto la protezione di Erevan, non a torto se sui considerano le drammatiche persecuzioni sempre subite ai tempi dell’Impero Ottomano dal popolo armeno, avanguardia cristiana circondata da popoli islamici”.

Gli analisti di AnalisiDifesa rilevano che il ministro degli Esteri turco Cavusoglu ha iniziato a evocare ciò che ancora non ammette, e cioè che la Turchia è in verità già scesa nell’arena e le sue frasi sono arrivate proprio il giorno dopo che, il 29 settembre, un aereo d’assalto armeno Sukhoi Su-25 è stato abbattuto da un caccia turco F-16.

Dal canto suo la difesa antiaerea armena ha abbattuto almeno un paio di droni Bayraktar TB-2 analoghi a quelli inviati da Erdogan in Libia e in più occasioni impiegati in Siria.

Il 30 settembre scorso, Cavusoglu per la prima volta ha evocato la possibilità di un coinvolgimento diretto della Turchia nel conflitto: “Abbiamo dichiarato che se l’Azerbaigian desidera risolvere questo problema sul campo, saremo al suo fianco”.

Dopo le aggressioni militari in Siria, l’intervento in Libia e l’espansionismo nel mar Mediterraneo occidentale ai danni di Grecia e Cipro, il progetto di una Turchia neottomana apertamente ostentato da Erdogan, sembra aver scelto di intervenire in un nuovo conflitto e sul fronte geopolitico, sostenendo la guerra dell’Azerbaijan contro l’Armenia.

L’Armenia invoca la mediazione del Gruppo di Minsk dell’Osce. Secondo il governo di Erevan “I presidenti della Russia e della Francia hanno lanciato un appello forte. Ci aspettiamo un impegno attivo della comunità internazionale affinché si ponga fine all’aggressione“, afferma il primo ministro armeno. Secondo il quale “l’appartenenza della Turchia al Gruppo di Minsk all’Osce dovrebbe essere sospesa dal momento in cui si comporta in modo bellicoso“.

Ma l’Armenia rischia di sopravalutare molto i possibili arbitri di una tregua e dello stop all’espansionismo turco. Ne è un esempio la blanda posizione assunta dall’Unione Europea verso la Turchia, nonostante le minacce contro due stati membri come Grecia e Cipro.

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