Menu

The Good Fight, Barbara Palombelli e Forum

Una delle serie televisive più fortemente impegnate nella denuncia dell’imbarbarimento sociale e giuridico statunitense è The Good Fight, la giusta causa. In realtà sarebbe uno spin off di The Good Wife ma si è ritagliato una sua autonomia marcatamente anti-trumpiana negli ultimi due anni.

La serie si occupa di uno studio legale progressista di alto livello – ma anche dedito a cause” pro bono” – composto quasi esclusivamente da neri nell’epoca del Black Lives Matter.

L’ultima stagione, appena conclusa, ha assunto risvolti quasi profetici, narrando la crescita, accanto alla giustizia ordinaria di tribunali lenti e razzisti verso i non bianchi, di tribunali fai da te di quartiere in cui singoli cittadini di rilievo nei loro quartieri si ergono a giudici, nominano improbabili giurie e decretano sentenze con tanto di prigioni nei locali della casa che ospita il tribunale illegittimo.

Sembrerebbe un’assurdità distopica; l’ultima puntata infatti non lascia molta speranza nel rinsavimento di cittadini esasperati che applicano una loro giustizia parallela ingiustissima pensando di essere la vera giustizia.

E’ solo una lieve forzatura di una situazione sociale ai limiti dell’esplosione in tutto il mondo, esasperata in particolare dalla scontro novax-provax, in cui al danno dell’ingiustizia sociale istituzionale si aggiunge il giustizialismo ancora più ingiusto dei forcaioli.

Se The Good fight è esplicitamente una fiction non lo è invece il nostro Forum, un format italiano oggi esportato anche in altre nazioni, dove vive e opera Barbara Palombelli, balzata alle cronache per la sua gaffe sulle responsabilità delle donne ammazzate nel farsi ammazzare.

Dico subito che per quanto sia insopportabile la Palombelli non credo proprio volesse dire ciò che ha detto, ma anche questo, per chi con le parole ci lavora, è comunque indice di una scarsa concentrazione che diventa nemica della mitica “professionalità”. Ma non è questo il punto.

Forum, nato come programma Mediaset nel 1985, utilizza la formula dell’arbitrato rituale per risolvere controversie tra due parti su questioni condominiali, incidenti, problematiche familiari. Già così fa abbastanza a cazzotti con il Diritto, anche se i protagonisti sono figuranti pagati ad hoc, ed è grave a mio avviso la presenza come presidente della corte di magistrati veri, compreso uno, su cui non infierisco in quanto non c’è più, che dopo essersi occupato di camorra e del caso Moro è finito a discutere di liti di condominio per quindici minuti di celebrità e un bel gettone di presenza.

Attenzione, la sentenza di Forum, più esattamente un lodo arbitrale, quindi un atto privato a cui la legge riconosce gli stessi effetti dichiarativi della sentenza, è vincolante, anche se le parti possono ricorrere lo stesso al Tribunale vero.

Esistono molti altri tipo di arbitrato extra tribunale, per celerità, ma nessuno come Forum ha un pubblico in studio che discute nel merito e milioni di telespettatori. Intanto Forum non ha giurisdizione sulle controversie in materia di famiglia, ma ugualmente mette in scena, proprio nel senso della fiction, cause familiari in nome dello share, ingannando il pubblico a cui le presenta come vere cause.

Non è la Palombelli il problema quindi. Forum è quel tribunale distopico soltanto immaginato dagli sceneggiatori di The Good Fight, cittadini esaltati che discutono di giustizia con la stessa superficialità con cui sui social si discute oggi d’ingegneria dei ponti, di vaccini, di schemi di gioco del calcio; insomma è il bar che non c’è più però assurto nell’immaginario ormai distorto del grosso pubblico a vero esempio di giustizia.

Una triste pantomima della giustizia che apre le porte all’idea che il Diritto sia praticabile non con il concorso delle parti o la dialettica processuale, ma con l’idea di diritto che ha una sola delle parti, in questo caso quella che ha ideato la trasmissione.

E quella parte è Mediaset, cioè la società di uno dei personaggi più controversi (eufemismo) dal punto di vista legale degli ultimi trent’anni in Italia. Mi meraviglio che avvocati e magistrati, a meno che non sperino a loro volta di comparire un giorno in quegli studi, non abbiano mai preso iniziative per denunciare questa assurdità che in altri Paesi è riservata alla fiction.

La pagliuzza del dibattito scatenatosi sulla Palombelli nasconde in realtà una grossissima trave che non interessa a nessuno discutere, perché a nessuno interessa davvero parlare dello stato disastroso della giustizia in Italia finché non finisce sul banco degli accusati. * da La Bottega del Barbieri

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *