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Il ruolo politico “imperiale” di Facebook

Facebook si prende la briga di segnalarci gli account che potrebbero essere tendenziosi. Se, ad esempio, cercate su Facebook WE ARE CHINE vedrete che ogni post è accompagnato dall’indicazione “Mezzo di comunicazione controllato dal seguente stato: Cina”.

Ma chi controlla Facebook? Ce lo spiega Marco Valbuena, portavoce ufficiale del Partito Comunista Filippino (CPP), sul sito del partito Philippine Revolution Web Central (https://cpp.ph) in un articolo del 10 aprile 2022. (Gli articoli ed i documenti sono scritti nelle due lingue ufficiali delle Filippine: il filippino e l’inglese, la lingua dei colonizzatori)

Avevo postato la traduzione di questo articolo sulla mia pagina Facebook “Notizie dalle Filippine”, ma Facebook lo ha cancellato, comunicandomi che questo articolo violava le regole della community. Stessa sorte per altre traduzioni di articoli e documenti dei comunisti filippini.

Il Partito Comunista Filippino (marxista, leninista, maoista) ed il New People’s Army (NPA) sono nelle liste delle organizzazioni terroristiche degli USA e della Unione Europea.

Il Nuovo Esercito del Popolo è il braccio armato del CPP, che sostiene nelle campagne le lotte dei contadini e degli indigeni contro i latifondisti e contro le multinazionali agricole e minerarie che li sfruttano, li espropriano, li cacciano dalle loro terre ancestrali, distruggono l’ambiente e le risorse di vita, uccidono i leaders della resistenza popolare.

Una situazione simile a quella di tanti paesi dell’America latina e del terzo mondo. Con la precisazione che qui si vuole che la lotta rivoluzionaria sia guidata da uno studio continuo del pensiero marxista, leninista, maoista. Che la politica sia al posto di comando.

In precedenza, l’Unione Europea aveva avuto una politica ben diversa rispetto alla lotta popolare nelle Filippine

Il Parlamento della Unione europea aveva approvato nel 1997 e nel 1999 due risoluzioni di appoggio ai negoziati di pace da svolgersi in Europa fra il governo filippino ed il National Democratic Front of Philippines (NDFP) che raccoglie attorno al partito comunista altre 17 organizzazioni popolari rivoluzionarie, fra cui il Nuovo Esercito del Popolo (NPA), i sindacati, i Cristiani per la Liberazione Nazionale, le minoranze mussulmane, gli indigeni, gli emigrati, le donne, i difensori dei diritti umani ecc..

Il governo di Oslo aveva ospitato e finanziato varie sessioni di questi negoziati.

Nel gennaio 2017 si svolse solennemente a Roma, con il patrocinio del governo norvegese, il terzo round dei colloqui di pace fra il National Democratic Front of Philippines (NDFP) ed i rappresentanti del governo.

Ne avete avuto qualche notizia dalla “libera stampa”? O attraverso i social?

I compagni filippini hanno formato delle associazioni per far conoscere al mondo la loro lotta. I Filippini nella madre patria sono quasi 111 milioni, cui si aggiungono 11 milioni di emigrati. Questi emigrati costituiscono la base su cui si sono costituite associazioni internazionali di sostegno al popolo filippino in lotta.

Inizialmente è nata la International Coalition for Human Right in the Philippines, con lo scopo generale di “sostenere il popolo filippino nella sua ricerca di giustizia, con la speranza di far conoscere al resto del mondo la sua situazione, e così facendo di contribuire ad un processo di pace reale e duraturo”.

Poi, dopo che il presidente dittatore Duterte aveva interrotto i colloqui di pace ed aveva dichiarato di voler annientare il partito comunista ed il Nuovo Esercito del Popolo, il 24 aprile 2021 è stata costituita l’Associazione globale Amici del Popolo Filippino in Lotta (FFPS)/Amici del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine (FNDFP).

Questa nuova associazione ha lo scopo stringente di sostenere il Fronte Nazionale Democratico delle Filippine (NDFP) come movimento popolare che porta avanti la liberazione nazionale e sociale, unito nella promozione e realizzazione del programma in 12 Punti.

Compito immediato dell’associazione “Amici del popolo filippino/Amici del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine” è quello di denunciare i crimini del presidente fascista Duterte e di sollecitare la cancellazione del partito comunista e del Nuovo Esercito del Popolo dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

In Italia, ad entrambe le associazioni ha aderito il Comitato di Amicizia Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine (Italy-Philippines Friendship Association).

Nel suo articolo Valbuena fa riferimento al red-tagging. Questa pratica, usata da decenni dal governo nelle Filippine, consiste nel segnalare con una etichettatura rossa attivisti, giornalisti, politici accusati pubblicamente di sostenere il Partito Comunista Filippino e il Nuovo Esercito del Popolo. Queste persone finiscono per essere perseguitate o uccise.

L’etichettatura rossa è diventata più letale da quando Duterte ha creato la NTF-ELCAC (Task Force nazionale per la fine del conflitto armato comunista locale), con miliardi di pesos a disposizione, rendendo l’etichettatura rossa la politica ufficiale del governo.

La task force, composta da ufficiali ed ex ufficiali, effettua il red tagging attraverso i suoi post sui social media, fra cui Facebook, e le dichiarazioni ufficiali. Decine di attivisti etichettati sono stati uccisi. L’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha denunciato queste uccisioni.

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La censura su Facebook contro le forze rivoluzionarie filippine è opera degli imperialisti USA.

Marco Valbuena | Philippine Revolution Web Central

10 aprile 2022

(1) Nelle ultime due settimane, Facebook ha cancellato diversi account, gruppi e pagine di varie organizzazioni rivoluzionarie nelle Filippine, compresi quelli del braccio informativo del CPP (Partito Comunista Filippino), e quelli appartenenti a diverse unità del New People’s Army (NPA).

Questi account sono serviti come mezzo per raggiungere il pubblico, condividere informazioni ed esprimere opinioni su importanti questioni che il popolo filippino sta affrontando.

Questa non è la prima volta che Facebook ha censurato le forze rivoluzionarie delle Filippine sulla sua piattaforma. Nel 2017, la pagina Facebook di Philippine Revolution Web, che aveva più di 10.000 seguaci è stata chiusa da Facebook senza preavviso o spiegazione. Da allora, ha ripetutamente eliminato account e pagine gestite dal Partito Comunista Filippino e da altre forze rivoluzionarie filippine.

Lo scorso febbraio, ha rimosso definitivamente l’account del Prof. Jose Ma. Sison (Presidente in esilio e fondatore del Partito Comunista Filippino), che per molti anni è stato usato per promuovere il suo lavoro accademico e le sue opinioni sulle questioni filippine.

Questi account censurati da Facebook hanno costantemente fornito informazioni sulla situazione dei diritti umani nelle Filippine, soprattutto nelle zone rurali dove i reporter delle principali organizzazioni di media non hanno accesso o che sono stati sottoposti a blackout di notizie da parte dell’AFP (Forze Armate Filippine).

In diverse occasioni, questi account hanno riportato contenuti che hanno dimostrato il coinvolgimento e la colpevolezza di unità delle Forze armate delle Filippine (AFP) e della Polizia nazionale filippina (PNP) in uccisioni extragiudiziali e massacri, così come arresti illegali, rapimenti, torture e altri abusi perpetrati dalle forze armate statali nel corso delle operazioni di contro insurrezione del regime Duterte.

Le informazioni pubblicate da questi account hanno anche denunciato compagnie minerarie straniere e locali e grandi progetti di infrastrutture che hanno portato distruzione all’ambiente e alla vita delle persone.

Questi account hanno portato informazioni che hanno sfidato i punti di vista promossi dalle agenzie statali, specialmente per quanto riguarda l’attuale conflitto armato, e spiegano le ragioni sociali, politiche ed economiche per cui la gente prende le armi nella lotta per la democrazia e la libertà.

Eliminando gli account delle forze rivoluzionarie nelle Filippine che stanno conducendo una lotta per la liberazione nazionale, Facebook ha effettivamente censurato le informazioni che per anni hanno sfidato la narrativa dominante promossa e spacciata dal governo reazionario e dalla Forze Armate Filippine.

Così facendo, nega a un ampio segmento del pubblico filippino, che si affida a Facebook per le informazioni, una visione critica o alternativa che è essenziale per la vita e l’azione democratica.

L’informazione su Facebook sulla guerra civile nel paese sarà ora monopolizzata dalle Forze Armate Filippine e dall’NTF-Elcac (National Task Force to End Local Communist Armed Conflict) che sono da tempo fonti screditate di bugie e disinformazione.

(2) La messa al bando del Partito Comunista Filippino e del Nuovo Esercito del Popolo su Facebook è solo una delle prove più recenti dell’esercizio da parte della società di poteri arbitrari per censurare le informazioni che sono antimperialiste e antifasciste sulla piattaforma di social networking.

Ha calpestato il diritto alla libera espressione con il pretesto di combattere il “terrorismo”, “hate speech”, “fake news” e “misinformation”.

Facebook impone i suoi “standard comunitari”, un insieme opaco di regole, principalmente contro quei gruppi che si oppongono alla narrativa promossa dal governo degli Stati Uniti. Non ci sono procedure legali o burocratiche che governano le decisioni di Facebook di eliminare account e pagine.

La politica di Facebook è saldamente legata alle politiche dell’imperialismo statunitense attraverso la sua partnership con l’Atlantic Council, un’agenzia con sede a Washington che è nota per essere un gruppo di pressione della NATO.

Secondo Facebook, l’Atlantic Council, in particolare il suo Digital Forensic Research Lab, lo aiuta a “estirpare le fake news” dalla sua piattaforma.

Il Consiglio Atlantico è un vero e proprio baluardo di ultraconservatori e falchi di guerra degli Stati Uniti. Conta tra i suoi direttori ufficiali militari statunitensi in pensione (come Wesley Clark e David Petraeus), almeno sette ex alti ufficiali della CIA (tra cui Robert Gates, Leon Panetta e Stephen Kappes) e noti ex funzionari ultraconservatori e guerrafondai statunitensi (Condoleezza Rice, Henry Kissinger e James Baker).

Il Consiglio Atlantico riceve finanziamenti dal Dipartimento di Stato USA, da ricchissimi donatori aziendali, da appaltatori della difesa, da grandi compagnie petrolifere e dai governi della NATO.

Il Consiglio Atlantico promuove gli interessi economici globali degli Stati Uniti, sostenendo le dittature, l’anticomunismo, gli interventi militari e politici degli Stati Uniti, e il “cambio di regime” contro i governi che affermano la sovranità nazionale contro l’egemonismo statunitense.

Ha apertamente sostenuto le attività sovversive dell’opposizione venezuelana pro-USA e la destabilizzazione del governo Maduro, e ha sostenuto l’armamento dei gruppi fondamentalisti in Siria. Ha promosso le provocazioni di guerra degli Stati Uniti contro la Russia in Ucraina e per estendere il sostegno militare al governo neonazista ucraino.

Facebook è disseminato di spie. I funzionari che dirigono la sua politica di sicurezza, le comunicazioni di sicurezza, le investigazioni di spionaggio informatico, l’Influence Operations Product Policy Manager, il Threat Intelligence Analyst sono stati tutti un tempo collegati con la National Security Agency, la CIA, l’FBI o agenzie di intelligence di altri governi.

Con l’Atlantic Council come partner e le ex spie della CIA come dipendenti, gli “standard comunitari” di Facebook, la “lotta contro le fake news” e il “divieto di hate speech” sono tutte dichiarazioni senza valore e ipocrite che servono solo a nascondere la sua agenda pro-USA, ultraconservatrice, antiprogressista e controrivoluzionaria. Questo è stato ripetutamente dimostrato negli ultimi anni.

Lo scorso marzo, nonostante abbia incluso il Battaglione Azov nella sua lista di “organizzazioni violente”, Facebook ha annunciato che permetterà di esaltare il gruppo armato neonazista russofobo che è noto per essere stato coinvolto in attacchi, stupri e torture contro la popolazione civile russa in Ucraina. Inoltre, permetterà contenuti che invocano la “morte” contro i leader e le forze militari della Russia.

L’anno scorso, Facebook ha censurato i contenuti postati dai palestinesi sui tentativi violenti dello stato israeliano di cacciarli dalle loro case a Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est. Il divieto è stato fatto su richiesta del governo israeliano. Allo stesso tempo, Facebook è noto per essere liberale nel permettere contenuti che promuovono la violenza contro i palestinesi.

Nel 2020, dopo che il generale iraniano Qassem Soleimani è stato assassinato su ordine del presidente americano Trump, Facebook ha vietato tutti i riferimenti positivi al generale per sostenere la narrazione del governo americano secondo cui il generale era un “terrorista” e sopprimere le voci degli iraniani che valutano Soleimani in modo ampiamente positivo.

L’anno scorso, Facebook ha permesso contenuti che invocavano “morte a Khamenei” in riferimento specifico al leader supremo dell’Iran Ali Hosseini Khamenei.

Al culmine delle elezioni in Nicaragua l’anno scorso, Facebook ha cancellato gli account dei principali organi di informazione, giornalisti e attivisti, tutti sostenitori del governo sandinista. Facebook ha sostenuto che questi account erano “bot” impegnati in “comportamenti inautentici” in quello che è stato descritto come una “spaventosa interferenza” di Facebook sulle elezioni di un paese sovrano.

Nelle Filippine, mentre Facebook mette al bando l’NPA (Nuovo Esercito del Popolo) per avere “una missione violenta”, continua a consentire contenuti costantemente promossi dalle Forze Armate Filippine e dalle loro unità, dal NTF-Elcac (Task Force nazionale per la fine del conflitto armato comunista locale) e la sua rete di troll che si impegnano in red-tagging contro i difensori dei diritti umani e i partiti e le organizzazioni democratiche legali, e fomentano l’odio, e incoraggiano e applaudono la morte violenta contro attivisti e rivoluzionari.

(3) Facebook è una delle più grandi aziende monopolistiche nel mercato delle reti sociali. La sua società madre, Meta, ha una capitalizzazione di mercato di 1 trilione di dollari, e possiede anche Instagram, WhatsApp, Messenger e altre piattaforme.

Facebook ed altre aziende internet monopolistiche come Google, Apple, Amazon e altre sono state ampiamente denunciate per le loro pratiche commerciali monopolistiche volte ad eliminare o ingoiare le aziende più piccole.

Facebook impiega circa 19.000 lavoratori, per lo più dipendenti a progetto a contratto. Produce applicazioni per il massiccio data mining di informazioni private condivise dai suoi 2,85 miliardi di utenti attivi, che poi vende agli inserzionisti.

Con il suo capitale e la sua infrastruttura globale, Facebook esercita un forte potere di monopolio in termini di controllo del flusso di notizie e informazioni. Ha rimodellato il mondo dei media. Negli Stati Uniti, più di 1/3 degli americani prende le sue notizie da Facebook.

Nelle Filippine, si dice che più dell’80% dei filippini usa Facebook, con molti che accedono a internet attraverso Facebook Basics (accesso gratuito a Facebook pagato dalla società). Circa il 25% dei Filippini si affida a Facebook come fonte di notizie.

Facebook è anche denunciato per essere coinvolto nella manipolazione mentale. Ha lavorato con “gruppi di consulenza” come Cambridge Analytica per condurre indagini politiche, sociali, culturali e psicologiche al fine di determinare i metodi per manipolare e influenzare le opinioni dei suoi utenti, e dargli i mezzi per intervenire nelle elezioni dei paesi e influenzare i suoi elettori. È stato riferito che Cambridge Analytica ha lavorato per la campagna di Rodrigo Duterte nel 2016.

I politici danarosi e le grandi aziende usano Facebook e la sua analitica (dati) per schierare account bot e troll che quotidianamente martellano le menti degli utenti per modellarle con informazioni su misura per adattarsi al loro profilo culturale, ideologico e psicologico.

Anche se il suo servizio è nella natura di un trasportatore di informazioni tra i suoi utenti, e dai produttori di notizie agli abbonati, Facebook ha esercitato il suo vasto potere di monopolio per influenzare e modellare il flusso di informazioni in linea con i suoi interessi commerciali e politici, che sono sottomessi agli interessi dell’imperialismo statunitense e il suo egemonismo globale, interventismo militare e politica di guerra.

(4) Come piattaforma di social networking, Facebook è ironicamente antisociale e antidemocratico, avendo assunto il potere di determinare quali informazioni devono essere soppresse e quali devono essere promosse.

Ha abusato del suo potere di “moderazione” usando le sue cosiddette “linee guida della comunità” come vago pretesto. Determinando ciò che i suoi utenti possono leggere, Facebook ha assunto il ruolo di dittatore globale nel regno delle notizie e dell’informazione.

Facebook è stato paragonato a un subdolo autista di giornali, che lungo il percorso si ferma a leggere le notizie, non è d’accordo con come le notizie sono scritte, e decide di non consegnare i giornali ai suoi lettori.

Facebook sta usando la sua posizione di monopolio per realizzare ciò che chiama “moderazione dei contenuti”, che essenzialmente, sta determinando quali organizzazioni di notizie e informazioni sono “degne di fiducia”, quali diffamare come “al servizio di interferenze straniere”, o quali verrebbero derubate e private dei lettori usando i suoi “algoritmi”. È fondamentalmente uno strumento degli Stati Uniti per modellare l’opinione e la visione del mondo delle persone in tutto il mondo.

(5) Gli utenti di Facebook dovrebbero essere resi criticamente consapevoli del fatto che le informazioni che vengono alimentate dal gigante monopolista dei social media sono filtrate e selezionate in collaborazione con i politici statunitensi pro-guerra e pro-interventisti per servire gli interessi e le politiche dell’imperialismo statunitense.

Le persone dovrebbero denunciare Facebook per essere l’onni-censore che sopprime il loro diritto di esprimere liberamente la loro opinione e condividere informazioni, e quindi sostenere il loro diritto democratico di scegliere a quali convinzioni aderire.

Ci sono settori democratici che chiedono che Facebook e altre compagnie internet monopolistiche siano smantellate e trasformate in organizzazioni senza scopo di lucro, dove la moderazione dei contenuti sarà posta sotto il controllo trasparente della comunità.

Nell’analizzare o capire una questione o l’altra, consigliamo alle persone di fare più sforzi per cercare informazioni da fonti esterne a Facebook, e, quindi, chiedere il libero accesso a queste fonti (internet libero).

Naturalmente, internet è dominato da fonti mediatiche occidentali che sono anche sotto l’influenza dei politici di Washington. Hanno tutte le risorse e le infrastrutture per dominare l’ambiente informativo globale in linea con gli interessi degli Stati Uniti.

Tuttavia, internet fornisce anche i mezzi alle grandi masse del popolo e alle loro organizzazioni per promuovere le proprie idee e punti di vista mantenendo i propri siti web, liste di posta elettronica, gruppi di chat e altri mezzi di scambio di informazioni.

Ma più questi sono utilizzati per la propaganda e l’educazione rivoluzionaria, più è certo che anche questi saranno accolti con una repressione antidemocratica, attraverso attacchi DDoS, malware e altri mezzi. Tuttavia, non ci permetteremo mai di essere messi a tacere. La chiave è la persistenza.

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