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Una nave non fa primavera, ma serve alla propaganda

C’è grande entusiasmo sui canali ucraini dopo l’attacco con droni, e il probabile affondamento (vedi foto), della nave da sbarco “Tsezar Kunikov” (varata nel 1986…) all’alba di ieri mattina. A rigor di logica l’entusiasmo dovrebbe essere statunitense: è vero che i droni usati sono di fabbricazione ucraina (potrebbero anche essere inglesi, in realtà), ma l’intelligence grazie alla quale la nave è stata colpita è – come sempre – statunitense.

Anzi stavolta il Global Hawk RQ-4B non si è limitato a indirizzare l’attacco per poi allontanarsi, ma è rimasto in zona (a debita distanza, ovviamente) fino all’impatto, evidentemente per essere sicuro che il colpo andasse a segno.

Questo, probabilmente, perché si è reso necessario rispondere molto velocemente all’occupazione quasi totale dello spazio mediatico da parte russa, prima con l’intervista a Putin e poi con le notizie che arrivano da Avdiivka (e non solo da Avdiivka) sulle quali torneremo in seguito.

Il senso dell’attacco è sempre lo stesso: occupare i media e i social colpendo bersagli di poco conto ma di grande impatto mediatico (una nave è pur sempre una nave e nell’immaginario popolare ogni nave è una corazzata, anche se non esistono più e anche se in questo caso si tratta sostanzialmente di un traghetto, visto che come le altre navi di classe Ropucha era utilizzata per trasportare rifornimenti e carburante) dare l’impressione che si vince, anzi si trionfa, si “umilia” la Russia (c’è sempre questa questione dell’umiliazione che ritorna in modo ossessivo.

Io non mi permetto mai di fare kink shaming, ma non sempre ci interessa conoscere le altrui parafilie), giustificare le ulteriori richieste di soldi e mezzi (ci date così poco e otteniamo questi risultati, figuratevi se ci deste molto, come dovreste – e infatti il ministro della difesa britannico ha subito twittato che l’affondamento della Kunikov deve ricordarci che i nostri finanziamenti servono a far vincere l’Ucraina) e, appunto, generare entusiasmo nel campo un po’ azzoppato del fronte filo-ucraino (basta vedere in che modo e con che numeri erano accolte notizie simili prima di quest’estate).

Il problema è che ogni volta che si manifestano motivi per rinnovare l’entusiasmo (una nave, una raffineria, un’incursione) aumenta il prezzo finale che l’Ucraina pagherà, sia in prolungamento del confitto che in distruzione che, soprattutto, in perdite territoriali, perché ogni azione del genere rende sempre più evidente che la sicurezza strategica della Russia passa per l’assorbimento dell’intero litorale ucraino, Odessa inclusa.

Del resto, le aperture diplomatiche di Putin sono state respinte, come hanno riportato ieri fonti statunitensi e come Lavrov ha confermato oggi. per cui si continua a oltranza.

Dicevamo dell'”entusiasmo”, e in effetti, viste le notizie dei giorni scorsi, pare logico che ci fosse bisogno di qualcosa per risollevarlo.

L’abitato di Avdiivka è tagliato in due e la strada più comoda (non l’unica) per rifornire la parte meridionale è stata interrotta; il previsto contrattacco ucraino (che forse potrebbe avere come unico scopo quello di consentire alle unità a sud di sfilarsi con maggiore tranquillità) avrebbe inoltre subito una battuta d’arresto molto seria tra ieri e stanotte, quando una serie di attacchi missilistici e di bombe a grappolo hanno colpito un concentramento di truppe ucraine (si dice la terza brigata d’assalto, ovvero il battaglione Azov redivivo, ma la notizia non è confermata) a Selidovo e Tsukurino, con conseguenze apparentemente molto serie (anche se il numero di vittime riportato da certi canali, anch’essi entusiasti ma per altri motivi, è del tutto irrealistico).

A Salidovo, tra l’altro, stanotte è stato centrato l’ospedale, conferma indiretta che l’attacco di ieri aveva causato davvero un alto numero di perdite.

Avdiivka non è l’unico settore pericolante: nel settore di Lysyčans’k le truppe russe sono avanzate fin dentro Belogorovka. A nord-ovest di Donetsk hanno raggiunto il centro di Pervomajskoye. Continuano ad avanzare a ovest di Marinka.

Soprattutto, ed è forse la notizia peggiore per l’Ucraina (e un po’ mi stupisce che se ne parli poco e tutti siano concentrati solo su Avdiivka), i russi stanno avanzando da Bahmut in direzione di Chasiv Yar, lo snodo logistico molto importante che l’esausta Wagner non riuscì ad attaccare dopo aver completato la conquista della città l’anno scorso.

Sempre nello stesso settore ieri hanno messo piede a Ivanovskoye, e da qualche giorno si sono attestati immediatamente all’esterno di Bohdanovka (e io penso che, prima di impegnare Chasiv Yar, dovranno prendere il controllo di questi due paesi).

Non solo i guadagni territoriali ottenuti dalle FFAA ucraine durante la controffensiva di quest’estate sono stati recuperati, ma anche in quel settore è ripresa l’avanzata russa. Come ha detto Syrsky ieri, ‟la situazione è complicata”.

Hai voglia ad affondare navi degli anni ’80.

P. S. – Forse c’è un altro motivo per cui il Kunikov è stato attaccato stamattina. Oggi è il 14 febbraio. Il maggiore Tsezar Kunikov (nella foto a fianco), dal quale ha preso nome la nave affondata oggi, еrое della battaglia di Malaya Zemlja per la quale è stato insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, è morto il 14 febbraio 1943 combattendo contro i “lettori di Kant”.

Potrebbe essere solo una coincidenza, ma mi riservo il diritto di credere che non lo sia.

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