Da due nuovi studi emerge un importante ruolo del mirtillo rosso (cranberry, estratto secco in polvere) come inibitore del Proteus mirabilis, un batterio spesso presente nelle infezioni complicate del tratto urinario (Uti).
Le ricerche, di cui una pubblicata sul Canadian Journal of Microbiology e la seconda su un giornale dell’Esevier “Colloids and Surfaces B: Biointerfaces”, condotte da un gruppo di ingegneri chimici della Montreal McGill university, hanno dimostrato che al crescere della concentrazione di polvere di mirtillo diminuisce la produzione batterica di ureasi, un enzima che aiuta la diffusione dell’infezione.
«I nostri risultati» dicono i ricercatori canadesi «sono di supporto al ruolo che il consumo di cranberry potrebbe giocare nella prevenzione delle forme croniche di queste infezioni. Globalmente vengono segnalati più di centocinquanta milioni di casi di infezioni del tratto urinario ogni anno, e i trattamenti antibiotici restano l’approccio standard per affrontarle. L’attuale aumento della resistenza batterica agli antibiotici, però, sottolinea l’importanza di sviluppare un altro approccio».
Il dibattito resta ancora aperto dopo che l’ultima revisione Cochrane ha stabilito che il cranberry è efficace per prevenire le Uti solo nelle donne soggette a infezioni ricorrenti. Intanto, la ricerca canadese ha evidenziato un altro possibile uso dell’estratto: aggiunto a un substrato di silicone ha impedito la diffusione del Proteus mirabilis (batterio gram negativo).
Scoperta importante, dal punto di vista clinico, che crea la possibilità di impiego per ridurre la diffusione di germi patogeni nei dispositivi medici, come i cateteri, il cui utilizzo è spesso gravato dall’insorgenza di infezioni urinarie, anche antibiotico-resistenti. Nello stesso laboratorio, precedenti ricerche avevano dimostrato che i derivati del mirtillo rosso possono di inibire l’espressione del gene che codifica per i filamenti flagellati dell’Escherichia coli (quelli che gli permettono di nuotare nei liquidi biologici).
L’enorme prescrizione di antibiotici è divenuto un problema globale, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo valuta come un serio pericolo per la salute pubblica. In particolare, le infezioni batteriche urinarie sono molto frequenti nelle donne che ricorrono, come primo trattamento agli antibiotici. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition (giugno 2016) afferma che donne che bevono succo di cranberry riducono di almeno il 40% le infezioni del tratto urinario.
Il cranberry, però, è anche utile per la riduzione dei danni cerebrali da ictus; la questione è assai vecchia (2003), ma è importante riparlarne. Antocianosidi del frutto (che passano la barriera ematoencefalica) e il resveratrolo (presente nel mirtillo nero e rosso, lamponi, bucce e semi dell’uva rossa) potrebbero essere quegli elementi in grado di prevenire e ridurre i danni da ictus.
I ricercatori statunitensi, della Massachusetts University di Dartmouth, hanno osservato – sperimentalmente – che l’estratto di cranberry, e anche il succo, sono in grado di diminuire i danni cerebrali dopo un ictus; gli studiosi infatti consigliano, per i malati con postumi da ictus, un consumo di mirtilli in modo da prevenire e abbassare la pressione arteriosa, il rischio di diabete 2 e la perdita di memoria. Ma di questo torneremo a parlare.
Prof. Roberto Suozzi
Medico e Farmacologo Clinico
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