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Ilva e non solo. Quelle diossine che stanno avvelenando le persone

Per quanto riguarda l’esposizione alle diossine emesse da inceneritori un ampio studio condotto in Francia su una popolazione di circa 2.5 milioni di persone residenti in prossimità di 16 impianti di incenerimento per rifiuti in Francia, ha documentato un incremento del rischio di sarcomi variabile dal +9.1% al +13%, in relazione alla crescita dei livelli di esposizione.

Risultati ancor più preoccupanti sono emersi da studi condotti in prossimità di inceneritori in Veneto e a Mantova, tanto che questi tumori vengono considerati patologie “sentinella” dell’inquinamento da diossine.
Ed è stata la stessa Associazione Italiana di Epidemiologia ad affermare, riguardo gli inceneritori, che ”studi metodologicamente robusti e difficilmente contestabili hanno messo in evidenza eccessi di tumori riconducibili all’esposizione a diossine”. Questi tumori sono presenti anche in età pediatrica ed in Europa rappresentano circa il 12% di tutti i tumori dell’infanzia.
Il rabdomiosarcoma rappresenta il tipo istologico più frequente e trae il suo nome dal fatto che le cellule sono simili al tessuto muscolare scheletrico.

Nel gruppo dei rabdomiosarcomi rientrano vari sottotipi istologici,che si differenziano per caratteristiche morfologiche cellulari e tissutale; in particolare si distinguono i seguenti istotipi: embrionario, botroide, alveolare, pleomorfo, sarcoma non classificato, indeterminato a piccole cellule rotonde, sarcoma di Ewing extraosseo.

Quello embrionario è il più frequente, rappresentando circa il 50% di tutti i rabdomiosarcomi ed il termine “embrionario” indica che le cellule tumorali assomigliano ai vari stadi dello sviluppo embrionale delle cellule muscolari.
Da un lavoro su una amplissima casistica relativa a 5.802 casi di sarcoma dei tessuti molli, diagnosticati da 0 a 14 anni in tutta Europa, ed in cui rientrano ben 3.365 casi di rabdomiosarcomi scrupolosamente analizzati per sedi di insorgenza, sottotipi istologici, età, distribuzione geografica, andamento temporale, è emerso che sia l’incidenza complessiva dei sarcomi che quella dei rabdomiosarcomi sono significativamente e progressivamente cresciute negli anni, ma è in particolare l’istotipo embrionario, specie a localizzazione genito-urinaria, quello che aumenta in modo significativo, contribuendo in modo determinante all’aumento statisticamente significativo di tutti i sarcomi nell’infanzia.
Altri istotipi rimangono invece stabili e questo fa supporre che mentre per l’insorgenza dell’embrionario fattori ambientali possano essere maggiormente coinvolti, gli altri istotipi siano più correlati a fattori genetici. Purtroppo in Italia ancora dai Registri Tumori non viene fatta una distinzione adeguata e quindi l’ipotesi che l’istotipo embrionario sia nell’infanzia un tumore sentinella dell’esposizione a diossine rimane solo un’ipotesi.

Nel mese di Aprile del 2019 sono usciti i risultati di uno studio, svolto a partire dal 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, commissionato dalla passata gestione dell’ILVA (attualmente della multinazionale ArcelorMittal), si è visto che il latte materno delle donne di Taranto e Statte hanno un contenuto di Diossina e PCB (Policlorobifenili) significativamente più alto delle donne della provincia e cosiddetti composti “diossina-simile” sono più elevati. Questi ultimi composti hanno tossicità, per l’ambiente e l’essere umano, simile alla diossina.
L’Osteosarcoma è un tumore classificato come il più aggressivo di quelli che si sviluppano nell’osso e la classica chemioterapia può solamente migliorare la sopravvivenza. Il tumore che colpisce i giovani viene considerato raro e una ricerca effettuata dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e pubblicata su Cancer Letters, emerge che l’estratto di foglie di agave ha un effetto antitumorale e nelle cellule di osteosarcoma si è dimostrato come inibisca la vitalità e migrazione.

L’Agave sono piante succulenti originarie del Messico meridionale e della regione del Nord dell’America del Sud. Attualmente sono presenti in alcuni paesi africani e asiatici e in tutto il bacino del Mediterraneo. La pianta comprende numerose specie (Plant List ne riconosce 200 specie) molto apprezzate dalle popolazioni per l’uso medico che ne fanno, ma anche per fare corde e abiti e liquori, come ad esempio la Tequila, il Pulque e il Mezcal.

Tutto questo fa sì che l’estratto di Agave possa diventare un’ importante elemento terapeutico che si può affiancare (fino a questo momento) alle terapie ufficiali 2). Aggiungo che attualmente non è consigliabile, in attesa di nuovi studi scientifici, l’utilizzo della pianta del vischio nei sarcomi.

* Medico e farmacologo clinico

Note:

1) EpidemiolPrev2018; 42 (5-6): 76-85 Cancer incidence in children and young adults living in industrially contaminated sites: from the Italian experience to the development of an international surveillance system
Ivano Iavarone1, Carlotta Buzzoni2, Giorgia Stoppa2, Eva Steliarova-Foucher3, SENTIERI-AIRTUM Working Group4
2) Cancer Lett. 2018 Oct 1;433:18-32. doi: 10.1016/j.canlet.2018.06.021. Epub 2018 Jun 19. Agave negatively regulates YAP and TAZ transcriptionally and post-translationally in osteosarcoma cell lines.
Ferraiuolo M1, Pulito C1, Finch-Edmondson M2, Korita E1, Maidecchi A3, Donzelli S1, Muti P4, Serra M5, Sudol M6, Strano S7, Blandino

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