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I rischi dei farmaci anti-gastrite

LAgenzia Italiana del Farmaco (Aifa), ci fa sapere che gli inibitori di pompa protonica (PPI), antiacidi usati per ulcere, gastriti e reflusso gastroesofageo, rientrano fra i farmaci più frequentemente prescritti nel servizio medico convenzionato ponendosi, come utilizzo, solo al secondo posto dopo quelli utilizzati per l’apparato cardiovascolare.

Farmaci che hanno rivoluzionato la terapia sia dell’ulcera peptica sia della malattia da reflusso gastroesofageo. Farmaci di indubbia efficacia ma, se presi per lungo periodo di tempo (francamente se ne sta abusando), oltre a vari effetti sono responsabili di maggiori rischi di morte prematura, rischio che viene aumentato dal dosaggio del farmaco assunto.

Gli inibitori della pompa protonica (IPP) inibiscono la secrezione acida dello stomaco. Questa situazione ostacola la produzione di acido cloridrico, responsabile dell’acidità. Sono farmaci noti anche come «prazoli» e fra i più diffusi l’omeprazolo, il lansoprazolo, l’esomeprazolo, pantoprazolo. Sono efficaci e il loro utilizzo ha reso curabili patologie difficili come le ulcere, ma il rischio di sovradosaggio è in agguato.

Secondo una ricerca condotta dalla Washington University, pubblicata sulla rivista Bmj Open, l’utilizzo eccessivo degli inibitori di pompa protonica sarebbe collegato a un rischio di morte prematura, aumentato in ragione delle dosi di farmaco assunte. Ziyad Al-Aly, co-direttore del centro di epidemiologia clinica alla Washington University e firma della pubblicazione, in una dichiarazione sul lavoro clinico, effettuato con altri colleghi, ha evidenziato che è emerso un rischio di morte più alto, tra gli assuntori degli inibitori di pompa protonica: anche indipendentemente dalla durata del trattamento. Questo anche in assenza di una precisa diagnosi medica quale a esempio l’esofago di Barrett.

Questo lavoro clinico è significativo e mostra con chiarezza che l’abuso o l’uso improprio di questi farmaci (PPI), non solo porta ad un aumentato rischio di effetti collaterali, ma fa crescere il rischio di mortalità. In sostanza, questo rischio è aumentato sia tra coloro che prendono gli inibitori della pompa protonica (PPI), anche in tutte quelle persone che non hanno patologie gastrointestinali, ma anche con una durata di utilizzo prolungata.

Va ricordato che l’uso di questi farmaci provoca problemi a livello renale e la nefrite interstiziale acuta. Studi recenti hanno stabilito un’associazione tra esposizione a PPI e rischio di malattia renale cronica (CKD), progressione della malattia renale e malattia renale allo stadio terminale.

C’è poi un aumentato rischio di demenza, di infezioni da Clostridium difficile, di ipomagnesemia e di fratture osteoporotiche, comprese le fratture dell’anca e della colonna vertebrale.

Un’ultima cosa che riguarda l’Esofago di Barrett. Con una dieta ricca di frutta e verdura, quindi di antiossidanti, si ha un rischio inferiore di adenocarcinoma esofageo e, in particolare, dell’esofago di Barrett. Alcuni studi sostengono che il lampone nero potrebbe proteggere dal tumore dell’esofago, questo perché ridurrebbe lo stress ossidativo derivante dal cosiddetto esofago di Barrett, fattore di rischio più importante per la formazione dell’adenocarcinoma esofageo.

Norman Barrett, chirurgo, descrisse per primo questa condizione negli anni cinquanta; l’esofago di Barrett è la trasformazione (metaplasia) del rivestimento mucoso dell’esofago, nella sua parte inferiore; una lesione pre-cancerosa con danni ossidativi che il reflusso gastrico e biliare contribuiscono ad aumentare.

Il lampone nero, ma anche le more e altri frutti ricchi di antocianine, potrebbero proteggere da questa condizione. I frutti del lampone contengono moltissima acqua, zuccheri, acido citrico, minerali, vitamina C antociani e acido ellagico.

Prof Roberto Suozzi

Medico e Farmacologo Clinico

Specialista in Medicina dello Sport

1)  BMJ open, Public health Research, Risk of death among users of Proton Pump Inhibitors: a longitudinal observational cohort study of United States veterans

Risk of death among users of Proton Pump Inhibitors: a longitudinal observational cohort study of United States veterans

  1. Yan Xie1,
  2. Benjamin Bowe1,
  3. Tingting Li1,2,
  4. Hong Xian1,3,
  5. Yan Yan1,4,
  6. Ziyad Al-Aly1,2,5,6

2) Il lampone nero utile nell’Esofago di Barrett, la Repubblica.it, 16/07/2013

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1 Commento


  • Alessandro Paglia

    Da tempo negli U.S.A sui contenitori per inibitori di pompa protonica c’è la scritta “14 days only”, indicando la pericolosità del protrarsi all’uso di questi farmaci. Io personalmente ne ho subito alcune conseguenze, fra il 2011 e 2012, con la comparsa di polipi nello stomaco, intestino ed nella colicisti, questi ultimi formatisi in pochi mesi. L’assunzione di questi farmaci comportano il blocco dei succhi gastrici e quindi l’alterata metabolizzazione di grassi e vitamine.

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