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Scusate se non la chiamo mamma

Perché non era la relazione di madre con figlio a rappresentare Carla Verbano. Capisco che la Madonna, in questo disgraziato paese, è il genere prossimo, e che la Deposizione è l’icona più a portata di mano.

Ma non era un capo reclinato il suo, e lo sguardo era vivo e diretto – lo avete presente? -, non già mesto e rassegnato.

Perché Carla era una comunista, moglie di un comunista, madre di un comunista.

Ridurre al legame di sangue una relazione storicamente data e complessa non gli rende onore. Nel suo libro, nelle interviste non c’è nulla di intimistico ed esclusivo, c’è presenza e contestualizzazione, odio lucido, la rabbia composta di chi sa aspettare.

Eppure un momento di debolezza l’ha avuto. Quando due avvoltoi, due fetidi sciacalli le hanno assicurato che le indagini procedevano per il meglio e che presto… lei ha voluto crederci. Allora sono stato io ad abbassare lo sguardo, con grande rispetto, pensando che tocca a noi continuare a non credere nelle loro menzogne.

Lei sta qui – e da nessuna altra parte – finché la terremo nelle nostre menti e nei nostri cuori, e finché non li costringeremo a mollare qualche brandello di verità.

Anche per questo continuerò ad amare questa compagna adorata.

 

da Odradek.it

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