«Zone rosse» ne abbiamo viste tante. C’è una logica precisa, dietro, anche se un po’ miserabile. Uno Stato in crisi di consensi decide di concentrare la sua capacità di controllo del territorio in un singolo punto di poche migliaia di mq. E lì «sfida» gli oppositori, contrapponendo guerrieri tecnologizzati e organizzati a una folla di individui sparpagliati e inoffensivi.
Genova la ricordiamo. E anche altri luoghi…
Però a Taranto se n’è vista una, di «zona rossa», davvero nuova e singolare.
Un magistrato emette un’ordinanza perché si cominci far qualcosa di concreto per salvaguardare la salute e la vita dei lavoratori di una fabbrica e della gente che ci vive intorno.
Il governo, gli industriali e quasi tutti i partiti cercano di impedire l’attuazione dell’ordinanza.
Si scopre che l’industriale – per aggirare ogni tipo di controllo – è solito pagare e corrompere funzionari pubblici, politici locali e nazionali, sindacalisti «complici».
I cittadini manifestano a sostegno della decisione del magistrato, quindi di un potere dello Stato.
Il governo, alcuni partiti e sindacati chiamano l’«arrocco» militare.
E’ insomma la prima volta di una «zona rossa» contro la magistratura. Dello Stato contro una sua parte.
Non so a voi, ma a me sembra illuminante.
Certo, la situazione è piuttosto buia…
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