La ragazza-immagine del governo Renzi, Maria Elena Boschi, ha dettato ai media la sua spiegazione sulle dimissioni del ministro Federica Guidi, colta in flagrante interesse privato in atto legislativo per aver fatto passare – grazie anche a Mariaele… – un emendamento che sbollava un’estrazione di petrolio in Basilicata a favore della Total, da cui il suo convivente avrebbe ricevuto un subappalto. “Ci attaccano i poteri proprio perché non siamo schiavi dei poteri forti, non siamo il terminale di niente e di nessuno. Questo non piace a molti“.
Se non l’avesse detto in una intervista a La Stampa, organo di casa Fiat e di Sergio Marchionne (ora affidata peraltro un fan della Cia e del Mossad come Maurizio Molinari), che si era vantato in tempi non recenti che Renzi “lo avevano messo lì” lui e un po’ di chief executive del suo livello;
se lo stesso Renzi – proprio ieri – non avesse tessuto le lodi di Marchionne in modo particolarmente servile;
se non stesse parlando di favori a una multinazionale del petrolio;
se non avesse dato il via a un decreto salvabanche che interessava in particolare quella di cui il padre era vicepresidente;
se non avesse il compito – formalmente, nell’ombra ci penserà sicuramente qualcun altro – di distruggere quel che resta della Costituzione nata dalla Resistenza…
avremmo forse avuto la tentazione di chiederle a quali “poteri forti si stava riferendo. Chi può essere ancora più forte delle multinazionali, dei petrolieri, delle banche e della finanza?
Ma, appunto, tutti quei “se” sono sufficienti – anche ognuno a se stante – a farci sospettare che la Boschi stia semplicemente mentendo. Come sempre e come Renzi.
Al microfono del potere più forte d’Italia, per di più.
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