Il mare dà il mare prende il mare restituisce. Anche un po’ di quella giustizia che qui sulla terra non siamo più in grado di fare.
Così un giorno il mare stanco di vedere tra gli abissi suoi morire la miseria pelle scura degli schiavi piaghe di paura operò a far giustizia della terrena dea iniquizia.
E si prese con piacere chi i fondali blu di perle di tesori e di coralli trasformato ebbe in discariche del profitto e dei suoi falli. In tombe degli scarti della turbo produzione. In bare senza nome della guerra del padrone.
Fu però lo squalo bianco che giusto non trovava il paragone con l’umano che dal fondo delle acque servendosi del tuono chiamò tra quelle bare i signori del bon tono.
Il magnate e l’avvocato il banchiere e il suo associato caduti dal veliero cercavano i perché tra un’aringa e un consommé. Si trovarono al cospetto di coloro la cui vita usarono nel tempo come un giro di partita.
Cori di bambini e spettri senza denti senza occhi senza faccia senza oro li presero per mano e si misero a cantare tutti insieme un girotondo. Girotondo del decoro.
Girotondo girotondo casca il re col suo bel mondo dentro al mare senza fondo. Poi la calma delle onde il silenzio dell’abisso l’urlo della notte scisso. La Sicilia e le sue sponde.
Girotondo girotondo girotondo del decoro. Girotondo girotondo casca il re col suo bel mondo.
I dannati della terra puoi trovarli in fondo al mare a brindare con il vino alla mensa di Nettuno. I signori degli imperi strombazzati dai giornali lì giù in fondo son nessuno. Camerieri ai commensali.
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Pasquale
Quattro righe di prosa che non fanno una grinza. Perfetta illustrazione.