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Adesso Zelensky vuole fare la pace. Con Trump

Siamo molto grati agli Stati Uniti per tutto il sostegno. Sono grato al Presidente Trump, al Congresso per il loro sostegno bipartisan e al popolo americano.

Gli ucraini hanno sempre apprezzato questo sostegno, soprattutto durante questi tre anni di invasione su larga scala

Il nostro rapporto con il Presidente americano è più di due semplici leader; è un legame storico e solido tra i nostri popoli.

Siamo veramente grati. Vogliamo solo relazioni forti con l’America, e spero davvero che le avremo”.

Lo ha scritto Zelensky su X, il social di proprietà dell’amico del giaguaro.

Il messaggio che Trump ha stampato in faccia al commesso viaggiatore della Ue, in vista dell’ennesimo inutile vertice, è chiaro e forte: “cari governi europei, io so io e voi non contate un ca..o“.

Cioè: “posso essere un nemico più pericoloso di Putin. O fate quello che dico io o sono dazi amari“.

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1 Commento


  • Enea Bontempi

    La visione del mondo di Trump, contrariamente a quanto molti sostengono, è dotata di una chiara coerenza interna ed è il portato di una specifica tradizione di politica estera americana che oggi sta tornando alla ribalta: quella jacksoniana. In questo senso, il futuro ha un cuore antico e quest’ultimo può essere compreso soltanto sulla base della conoscenza storica. Per la tradizione jacksoniana un valore centrale è l’autosufficienza: i veri americani contano solo su se stessi. Questo costituisce il motore dell’eccezionalismo americano ed è strettamente connesso al protestantesimo e alla fusione weberiana tra quest’ultimo e il capitalismo. Un altro valore fondante della tradizione jacksoniana è il coraggio, scudo per la difesa della comunità, della famiglia e della proprietà all’interno del paese e per la difesa della patria all’estero. I jacksoniani sono fermamente convinti che la missione della politica estera americana sia quella di difendere il benessere politico, morale ed economico della popolazione. Si tratta di una sorta di dichiarazione di indipendenza politica, militare ed economica dal resto del mondo, poiché il jacksoniano critica pesantemente il dispiegamento delle truppe militari americane sul suolo europeo e asiatico. Una politica estera diretta al perseguimento della democrazia globale come quella di stampo wilsoniano è, da questo punto di vista, nel contempo utopica e arrogantemente assertiva. I jacksoniani, inoltre, rifiutano le alleanze permanenti: il multilateralismo deve essere accantonato in favore dell’unilateralismo, perché solo attraverso quest’ultimo è perseguibile l’interesse nazionale. Lo Stato-nazione riemerge con forza e la sovranità nazionale diventa il valore fondamentale. Non è possibile alcun dubbio: Donald Trump è un perfetto rappresentante della tradizione jacksoniana e di quel suo corollario che è la dottrina Monroe.

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