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Trump è un broligarca

La Treccani ha inserito nella nostra lingua un neologismo di stampo geopolitico. broligarchia s. f.

Si tratta di un adattamento della voce inglese broligarchy, composta dai sostantivi  bro(ther)(‘fratello’) e (o)ligarchy (‘oligarchia’). Broligarchy è una creazione della giornalista Carole Cadwalladr, autrice dell’articolo intitolato How to survive the broligarchy: 20 lessons for the post-truth world (‘Come sopravvivere alla broligarchia: 20 lezioni per il mondo della post-verità’), pubblicato da theguardian.com il 17 novembre 2024.

Dunque, “Broligarchia” è la ristretta cerchia di uomini ricchissimi e potenti, rappresentanti delle grandi aziende nell’àmbito delle tecnologie più avanzate, competitive e innovative, che condizionano o mirano a condizionare gli orientamenti politici e le scelte dei governi.

La broligarchia riscrive le regole dei giochi globali. È un fenomeno mondiale, non solo americano, accomunato dal desiderio di sfuggire a ogni controllo democratico. Peter Thiel, imprenditore e politico statunitense, un vero broligarca, ha detto: “La libertà è incompatibile con la democrazia.”

I nababbi al potere non si accontentano di accumulare miliardi con razzi, e-vehicle, e-commerce, social media o criptovaluta, ma puntano a ridisegnare le fondamenta della società, svuotando la democrazia dall’interno. Con la promessa di deportazioni in stile distopico, ha scritto Carlo Pizzati, su Stampa.it, il 24 novembre 2024, Società).

In realtà, “Broligarchia” è un neologismo per parlare del secondo mandato di Donald Trump e di una nuova era politica. Un governo costruito come un club esclusivo di miliardari e vecchi amici fidati.

Tra le figure più discusse, spicca Elon Musk, scelto per dirigere il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, un nuovo ministero creato su misura per tagliare le spese federali; Robert F. Kennedy Jr., noto per posizioni anti-scientifiche, assegnato al Ministero della Salute; e altri nomi con evidenti conflitti d’interesse e i portafogli mai sufficientemente capienti, come ha scritto Gaia Bertotti, su Mondonuovo.club il 14 dicembre 2024)

A ben vedere, “broligarchia” è in uso sui social media da anni, ma solo ora appare nei media tradizionali. Ciò riflette l’idea che i membri di un’élite tecnologica e finanziaria, i miliardari e i proprietari di piattaforme, per quanto capricciosi e irresponsabili possano essere, stanno ora usurpando il potere precedentemente esercitato da governi e legislatori, ha notato l’Ansa.it, il 5 gennaio 2025, nella rubrica Lifestyle).

In definitiva, che cos’è davvero la broligarchia? Sembrava un trend, è un’estetica, una cosa di internet e come tutte le cose di internet rischiava di non esiste davvero. Poteva essere confinata a  quelle pagine Instagram come Entrepreneur Being Entrepreneur, in cui uno dei contenuti più apprezzati sono le mail sprezzanti che i Ceo inviano a dipendenti che non possono rispondere.

In queste comunicazioni interne, i broligarchi emanano effettivamente quella masculine energy che Zuckerberg vorrebbe vedere irradiata nel mondo intero, ha notato Francesco Gerardi, in RivistaStudio.com, il 23 gennaio 2025, in Politica).

Poi, però, abbiamo visto e sentito bro Donald Trump a Tel Aviv prima  e a Sharm el-Sheik, occasione in cui la broligarchia è stata eretta a nuovo modo di condurre trattati internazionali, così nuovo da non aver neanche bisogno della presenza dei rappresentanti delle parti in causa del conflitto.

Ecco la prova provata che la broligarchia è davvero uscita da Internet per accomodarsi alla Casa Bianca. E da lì imperversare in tutto il famigerato globo terracqueo.

* da Beh, Buona Giornata

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