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Norvegia. Il massacro del bianco cavaliere templare

Il 22 luglio 2011 la Norvegia è stata lo scenario del più grave attacco terroristico avvenuto nei paesi nordici dalla fine della seconda guerra mondiale, forse il più sistematico massacro di giovani nella
storia recente.
Il bilancio delle vittime si avvicina a 100, tra cui 85 giovani che frequentavano il campo estivo della
AUF.
Ora sappiamo che non si trattava di fanatici islamici, ma è un biondo reazionario occidentale, fondatore di imprese, massone ed ex membro del “Partito del Progresso”, tale Anders Behring Breivik di 32 anni, ad essere il responsabile sia della bomba di Oslo, sia del massacro di 85 giovani
al campo AUF di Utoya. Ha confessato il suo crimine.
A prescindere se si scoprirà che ha effettuato gli attentati da solo o con dei complici, il fatto è Anders Behring Breivik non è un rottame singolo e casuale. Il crimine è stato attentamente pianificato nel corso del tempo, e le idee e i metodi di Behring Brevik non sono solo farina del suo
sacco. L’ispirazione l’ha evidentemente presa da una serie di sanguinosi attentati eseguiti da gruppi terroristici cristiano-fascisti negli Stati Uniti, azioni dirette contro le cliniche in cui si pratica
l’aborto, ed assassinii nelle scuole effettuati da individui.
Islamofobia e fascismo
Moltissime prove dimostrano il fatto che egli ha fatto parte di un ambiente estremamente reazionario e islamofobo, come Internet in generale ed il sito document.no come principale brodo di coltura. Attraverso siti di questo tipo si diffonde il loro odio e si incitano l’un l’altro, avvalendosi anche dell’utilizzo attivo di forum di discussione e di giornali “seri” on-line. Breivik, nonostante si è fatto passare come anti-nazista e pr-sionista, è stato un gorilla delle organizzazioni naziste ed è legato alla fascista “European Defence League”.
Oltre ad un selvaggio odio razzista contro i musulmani e i “marxisti-umanisti”, gli immigrati e i rifugiati, questo ambiente si distingue per una visione cospirativa della Norvegia “politically correct”, rappresentato non da ultimo dalla leadership politica del paese, che agisce apparentemente come una maggioranza compatta secondo le dichiarazioni dell’odio “nazionale” e “patriottico”.
Ecco un esempio di queste fantasticherie di Breivik nel document.no:
“Il problema è che l’Europa ha perso la Guerra Fredda, già nel 1950, il momento in cui ha permesso ai marxisti/anti-nazionalisti di devastare liberamente … Il risultato, in particolare in Norvegia e in
Svezia è che gli atteggiamenti estremi marxisti sono diventati accettabili quotidianamente, mentre le vecchie verità del patriottismo e del conservatorismo culturale sono bollate come estremismo (dalla
cultura marxista e umanista). Gli atteggiamenti anti-nazionalisti non solo sono divenuti purtroppo di moda, ma ora sono richiesti come attitudini di base per salire nelle gerarchie del potere centrale”.
E’ dunque abbastanza ovvio che il campo estivo presso Utoya è divenuto l’obiettivo principale, poiché esso è legato all’antirazzismo della Lega giovanile laburista, che è in relazione col potere politico centrale.
Un templare contro l’Islam e il marxismo Breivik ha recentemente pubblicato il suo piano sul web sotto forma di un manoscritto, secondo
Dagbladet, TV2. Il membro della massoneria Breivik si considera un templare che combatte contro il marxismo e l’islamismo. Ciò nonostante – chissà perché? – Breivik non è mai stato fermato dai PST, che per anni hanno attentamente monitorato i gruppi islamici in Norvegia, mentre hanno più o meno ignorato le reti della crescente violenza razzista. Gli esperti in terrorismo della polizia e dell’esercito presentano gli islamofobi che stanno attorno al document.no come “qualcosa di diverso” dai gruppi violenti nazisti, ed affermano che la distanza tra le dichiarazioni di odio di Breivik e le azioni che ha commesso sono così grandi che egli non è stato mai al centro della loro attenzione. Questa è una spiegazione che fa acqua da tutte la parti, perché chiunque abbia una minima conoscenza di queste comunità sa bene che una parte dell’ambiente nazista si è data un
nuovo look per divenire più digeribile: sono pronti a “prendere le distanze” dal nazismo, se ciò è necessario per cooperare o infiltrarsi in altri gruppi “nazionali”.
Anche se gli atteggiamenti di Breivik sono fra i più estremi è una triste realtà il fatto che le esternazioni del “patriottismo” norvegese e gli attacchi ai musulmani siano cosa quotidiana tra molti “buoni norvegesi”, soprattutto se in allegra compagnia e dopo una serie di pinte. Non dobbiamo
negare che c’è un’enorme corrente sotterranea di atteggiamenti razzisti che viene sistematicamente amplificata ogni giorno dai media e dai politici della maggior parte dei partiti, specie dopo la “guerra al terrore” iniziata nel 2001. Non serve parlare di “inclusione” e “tolleranza”, quando la realtà dimostra che in particolare i rifugiati, ma anche immigrati ben inseriti da generazioni, fanno l’esperienza della criminalizzazione e delle molestie della polizia e delle autorità. Per alcuni rifugiati poi c’è solo la deportazione forzata.
Gli atteggiamenti della società norvegese sono costruiti assai più su ciò che l’élite politica e la sua burocrazia fanno in pratica, piuttosto che su quello che dicono nei discorsi di partito.

Il massacro deve essere un campanello d’allarme

Gli immigrati extracomunitari e i rifugiati in Norvegia ora possono respirare un po’ meglio. Nel pomeriggio del 22 Luglio, nelle prime ore dopo l’esplosione nella piazza Einar Gerhardsen, prima che si venisse a sapere del massacro di Utoya, si respirava un’aria assai minacciosa. Negli editoriali dei media, già si parlava, addirittura già si stabiliva, che si trattava di un atto terroristico di estremisti islamisti. I consulenti delle “public relation” e della strategia mediatica già se la prendevano contro coloro che richiedono asilo e i musulmani in generale, influenzando così l’opinione pubblica. Messaggi di odio contro i musulmani apparivano a migliaia su Twitter e Facebook per tutto il pomeriggio di quel fatidico venerdì. Ci auguriamo che questi soggetti finiscano soffocati dalla loro stessa vergogna.
Dato che questa tragedia inimmaginabile è successa, è, dopo tutto, meglio che l’atto sia stato commesso da un cristiano fascista norvegese nutrito dall’odio razziale, piuttosto che da qualche folle jihadista. Questo può essere un campanello d’allarme per la gente comune, un contraccolpo per
i pregiudizi ed il razzismo “casual”, e forse può servire come base per una pressione politica volta a proibire finalmente questi gruppi e comunità che camuffano il loro criminale razzismo dietro una “ideologia nazionale”.
Se il razzismo e il nazismo non vengono schiacciati ovunque si scoprono, essi a maggior ragione divengono il fertilizzante per i Templari politici e gli assassini di massa del calibro di Behring Breivik.

Dal giornale ”Revolusjon”  (Norvegia)
www.revolusjon.no

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