In un articolo intitolato “Le ricchezze sepolte dell’Afghanistan”, l’autrice Sarah Simpson ci offre un sorprendente resoconto sulle relazioni tra le forze armate statunitensi e la U.S. Geological Survey (un istituto federale di ricerca geologica, ndt) in questo paese straziato dalla guerra. Per sette anni cinquanta ricercatori della USGS sono stati trasportati su elicottori Black Hawk insieme alla loro personale scorta militare. Spesso gli scienziati atterrano solo per un ora, circondati da truppe armate in aree in cui potrebbero esplodere scontri a fuoco in qualunque momento.
Tali scienziati insieme con il Pentagono hanno perlustrato l’intero paese e tracciato la mappa di una sorprendente serie di ricchi depositi minerari.
Il direttore del progetto dell’USGS, Jack H. Medlin, ha riferito all’autrice dell’articolo che l’Afghanistan potrebbe essere “uno dei più importanti centri minerari della terra”. In una area in particolare l’USGS ha individuato deposti di “terre rare” (un gruppo di 17 elementi della tavola periodica, ndt) che potrebbero soddisfare il bisogno mondiale di 10 anni per un valore di circa 7,4 miliaridi di dollari. Il Pentagono crede che lo stesso sito contenga altri importanti minerali per un valore aggiuntivo di 82 miliardi di dollari.
Una mappa dei giacimenti del paese mostra enormi aree di piombo, zinco, tungsteno, litio, rame, oro e ferro prudentemente stimati per un valore di centinaia di miliardi di dollari. Un singolo sito a sud di Kabul è stato dato in concessione per l’estrazione del rame, dai cui ricavi si attendono circa 43 miliardi di dollari.
Simpson riferice che il Pentagono e la Banca Mondiale, in collaborazione col Ministero afghano delle miniere, stanno pianificando la messa all’asta nei mesi avvenire di sei dei maggiori siti minerari. Si crede che i giacimenti di ferro a ovest di Kabul valgono da soli 420 miliardi di dollari. 23 multinazionali minerarie hanno già presentato delle offerte per queste e altre aree estrattive.
Forse la rivelazione più sorprendente è che la USGS ha dato il via ai sopralluoghi in Afghanistan appena tre settimane dopo l’attacco al Worl Trade Center dell’11 settembre. “L’invasione statunitense del 2001 ha aperto le porte”, si afferma candidamente nell’articolo.
Scoprire e mappare depositi minerari è una cosa. Approntare ricerche e operazioni minerarie nel mezzo di una guerra in corso è una cosa totalmente diversa. Resta da vedere se il popolo afghano permetterà alle multinazionali estere di depredare la loro immensa ricchezza mineraria senza un’aspra battaglia. La macchina militare statunitense è stata incapace in questi dieci anni di pacificare il Paese e stabilire un funzionante regime fantoccio. Forse adesso la gente negli Stati Uniti può comprendere meglio a cosa è veramente servita questa guerra.
* da workersworld.org
trad. Antonio Allegra
http://www.workers.org/2011/world/afghanistain_1020/
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