Menu

“Contropiano” intervistato dai tedeschi. Siamo mica Berlusconi…

“Berlusconi ist an der Endstation angekommen”In Italien ändern aber auch die Massenproteste nichts daran, daß seine Nachfolger dieselbe Politik machen werden.

Ein Gespräch mit Sergio Cararo

Interview: Raoul Rigault

Sergio Cararo ist Direktor der italienischen marxistischen Theoriezeitschrift Contropiano und führendes Mitglied des »Rete dei Comunisti« (Netzwerk der Kommunisten)

Wie in den USA, Griechenland, Deutschland und vielen anderen Ländern sind am 15. Oktober auch in Italien viele Menschen aus Protest gegen das Finanzsystem auf die Straßen gegangen. Es gab eingeschlagene Schaufenster und Straßenschlachten mit der Polizei – sind Sie enttäuscht vom Verlauf der Aktion?

An der Demo in Rom haben zwischen 200000 und 300000 Menschen teilgenommen – insofern war sie erfolgreich. Zugleich aber war sie auch enttäuschend, es wurde nämlich auf klare Inhalte verzichtet. In den Aufruf zur Demo hätte unbedingt die Forderung hineingehört, die Staatsschulden nicht zurückzuzahlen. Außerdem hätte der Brief der Europäischen Zentralbank (EZB) zurückgewiesen werden müssen, in dem noch krassere Einsparungen sowie ein Kahlschlag bei den Rechten der Arbeiter verlangt werden.

Sowohl der künftige EZB-Präsident Mario Draghi als auch der deutsche Finanzminister Wolfgang Schäuble (CDU) haben den Protest à la »Occupy Wall Street« gewürdigt und »Verständnis« für die empörten Jugendlichen gezeigt. Besteht die Gefahr, von den Mächtigen eingewickelt und benutzt zu werden?

Es ist klar, daß diese Politiker versuchen, die Protestbewegung zu spalten, daß sie also diejenigen loben, die sich noch innerhalb der mit dem System vereinbaren Regeln bewegen. Ich habe großen Respekt vor »Occupy Wall Street«, vor den spanischen »Indignados« und vor den griechischen Gewerkschaftern und Aktivisten. Jeder kämpft mit den Mitteln, die in seiner Situation und in seinem Lande angemessen sind.

Daß Draghi gemeinsam mit seinem Vorgänger Jean-Claude Trichet in dem erwähnten Brief »Blut und Tränen« fordert, zeigt allerdings, welch ein Heuchler er ist, wenn er Verständnis für die protestierenden Jugendlichen äußert. Draghi, Schäuble, aber auch der US-Milliardär George Soros etc. sind alles andere als Verbündete der sozialen Bewegungen – im Gegenteil, sie sind ein Teil des Problems, das beseitigt werden muß.

Am selben Tag, als die Menschen in Rom auf die Straße gingen, hat Ministerpräsident Silvio Berlusconi zum 51. Mal eine Vertrauensfrage im Parlament überstanden. Dennoch wächst die Unzufriedenheit in seiner Koalition – wie lange kann er noch durchhalten und was wäre von seinen Nachfolgern zu erwarten?

Berlusconi ist mittlerweile an der Endstation angekommen. Seine Koalition wurde zum einen durch seine persönlichen Exzesse verschlissen, zum anderen durch die Auswirkungen der Wirtschaftskrise, die das italienische Bürgertum arg mitgenommen hat.

Das Problem ist, daß Berlusconis Nachfolger gar keine andere Wahl haben werden, so oder gar noch schlimmer weiter zu machen. Das würde auch für den Fall einer Mitte-Links-Regierung gelten. Die würde wohl ohne »bunga bunga« regieren, also ohne Berlusconis Sexpartys mit Edelprostituierten. Sie würde aber weiterhin die Arbeiter, die prekär Beschäftigten, die Rentner und die Jugendlichen als Geldautomat mißbrauchen, um die Vermögen der Banken zu schützen und den Bedürfnissen der multinationalen Konzerne gerecht zu werden. Da können wir uns leider sicher sein.

 

http://www.jungewelt.de/2011/10-22/023.php?sstr=Cararo

 

La stessa intervista – ma nella sua versione completa – è stata ripresa e pubblicata anche dalla pagina web della sinistra sindacale tedesca molto frequentata dai delegati e dai sindacalisti tedeschi, inclusi i vertici della Ig Metall che vanno spesso a darci un’occhiata per “capire che aria tira”

 

http://www.labournet.de/internationales/it/rigault.pdf

 

*******

 

Qui sotto, ovviamente, anche il testo in italiano dell’intervista

che abbiamo rilasciato a Junge Welt

 

La manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma col motto “Le nostre vite contro i loro profitti” era l’appuntamento centrale per la sinistra italiana negli ultimi mesi. Secondo te è stato un successo ciò nonostante delle vetrine spaccate e dei duri scontri con la polizia a Piazza San Giovanni o prevale la delusione?

R: Ci sono entrambe: delusione e successo. Alla manifestazione c’erano almeno duecento/trecentomila persone (il ministero degli interni dice 80.000). La spinta alla partecipazione era altissima ed era stata preceduta da decine di incontri e azioni dirette in molte città. Personalmente ho partecipato all’azione sotto la Banca d’Italia che ha contestato Draghi e Napolitano cioè i diktat della Banca Centrale Europea e due personalità quasi “intoccabili” nel mondo politico italiano. Ci tengo perché la nostra campagna “Noi il debito non lo paghiamo” aveva inaugurato la sua attività con una iniziativa di protesta a settembre proprio sotto la Banca d’Italia. Sulla manifestazione sono molto critico verso le “grandi manifestazioni evento” che però rinunciano alla chiarezza dei contenuti e il non pagamento del debito e il respingimento della Lettera della Bce erano due questioni fondamentali che non erano presenti nella piattaforma. Alla manifestazione c’era moltissima gente arrabbiata o speranzosa. I primi hanno prevalso sui secondi, ma di fronte alla crisi e alla tensione sociale crescente nel paese questo era inevitabile.

 

Quanto agli streetfighter incappucciati c’è un sacco di complottismo. Si tratta veramente di “infiltrati” ed è neccessario soprattutto un servizio d’ordine più forte oppure più polizia, come chiesto anche da un gran parte del centro-sinistra?

R: Diffido molto dei complottisti ma non sottovaluto i complotti. Il problema è che molto spesso gli allarmi sugli “infiltrati” sono una visione autoconsolatoria per nascondere le questioni politiche e gli eventuali fallimenti di manifestazioni come quella del 15 ottobre. Gli infiltrati e i poliziotti in borghese nelle manifestazioni ci sono sempre, anche in quelle pacifiche. Ma non sono loro che fanno gli scontri, sono dei settori del movimento che cadono vittime del demone della visibilità e dell’estetica del gesto. Alcuni li definiscono come dei “nietzschiani di sinistra”. Non demonizzo gli scontri con la polizia. Li ho fatti e, se rafforzano i movimenti popolari, occorre farli. Ripudio l’idea che i cortei possano permettere alla polizia di intervenire contro settori del corteo stesso. Tra l’altro è questo l’elemento che ha portato sabato a scontrarsi con la polizia migliaia di persone invece che centinaia. I servizi d’ordine servono solo a tutelare i vari blocchi del corteo e ognuno organizza il suo. Se vuoi essere efficace verso settori streetfighter per persuaderli a smettere devi essere credibile. Se non sei credibile nessun servizio d’ordine potrà darti questa credibilità. Ho visto i black adeguarsi immediatamente quando a chiedergli di smettere erano gli attivisti di Via Campesina che sono gente che lotta seriamente. Se si presentano invece i politicanti non penso che possano avere successo, neanche con il servizio d’ordine.

 

Già prima del corteo sembrava non troppo omogenea la galassia dei gruppi e correnti rappresentati nel coordinamento. Quali sono le differenze fondamentali di posizioni e percorsi tra i promotori e che cosa si è cambiato rispetto al movimento no global?

R: Come spiegavo all’inizio, le riunioni del comitato organizzatore in cui c’erano almeno una quarantina di organizzazioni, reti, sindacati, associazioni, si sono divise sul segnale che la manifestazione doveva mandare alle istituzioni politiche e finanziarie italiane ed europee.

Noi ed altre organizzazioni ritenevamo che dovesse mandare un segnale di totale indisponibilità ad accettare i diktat dell’Unione Europea e dei suoi apparati bipartizan nel nostro paese. Altri ritenevano che questa manifestazione servisse solo a dare la spallata a Berlusconi e a ricostruire una relazione – andata distrutta dopo il disastro del governo Prodi – tra i movimenti sociali e i partiti del centro-sinistra, magari in vista delle elezioni che saranno anticipate nel 2012. C’erano quindi aspettative politiche diverse che hanno avuto ripercussioni anche sul percorso del corteo. Noi ritenevamo che si dovesse marciare e protestare – anche pacificamente – sotto i palazzi del potere mentre le altre forze (erano la maggioranza) hanno preferito un percorso che allontanava il corteo dal cuore politico e finanziario della capitale. La differenza con dieci anni fa e il movimento non global, è che la crisi oggi conforma la realtà e non consente i margini di mediazione politica ed economica del passato. In una grande assemblea pubblica che abbiamo fatto il 1 ottobre, il documento finale diceva chiaramente che “chi respinge la lettera della Bce è nostro alleato, chi l’accetta è nostro nemico”.


All’occasione del vertice G-20 sia il prossimo presidente della BCE Mario Draghi sia il ministro tedesco per le finanze Wolfgang Schäuble (CDU) hanno apprezzato la protesta tipo “Occupy Wall Street” ed espresso “sensibilità” per i giovani indignati. C’è il pericolo di farsi irretire e di essere utilizzato / sfruttato dai poteri forti?

E’ evidente che i poteri forti cerchino di dividere chi li contesta e di mostrarsi comprensivi con coloro che ancora si muovono dentro regole di compatibilità. Ho rispetto per Occupy Wall Street, per gli Indignados spagnoli e per gli attivisti e i sindacalisti greci. Ognuno sceglie di lottare con le modalità della propria realtà specifica. Trovo però inaccettabile che Mario Draghi, firmatario insieme a Trichet di una lettera che chiede “lacrime e sangue”, sia così ipocrita da mostrare comprensione per i giovani che protestano. Draghi, Schauble ma anche Soros etc. non sono alleati dei movimenti sociali, anzi sono gran parte del problema che i movimenti devono rovesciare.

 

Altrettanto il 15 ottobre Berlusconi ha vinto di nuovo la fiducia del parlamento, malgrado del malumore nella Lega Nord e la fuga di qualche deputati dal PdL. Quanto futuro c’è ancora per il Cavaliere? E cosa dobbiamo aspettarci dai suoi successori?

Berlusconi ormai è al capolinea. Il suo blocco sociale è stato logorato non solo dai suoi eccessi ma soprattutto dagli effetti della crisi economica che ha scomposto una borghesia debole come quella italiana. Molti degli strumenti su cui Berlusconi reggeva la sua egemonia su ampi settori sociali, sono stati messi in difficoltà dalla crisi e dalle misure antipopolari che il governo Berlusconi ha dovuto adottare sotto il diktat della Bce. Il problema è che i successori di Berlusconi, anche con un governo di centro-sinistra alleato con il nuovo terzo polo moderato (Montezemolo etc.), non potranno che fare le stesse cose di Berlusconi e forse anche di peggio. Lo faranno senza il “bunga bunga” ma useranno ancora una volta i lavoratori, i precari, i pensionati, i giovani come un bancomat per difendere i patrimoni delle banche e le esigenze delle multinazionali. Di questo, purtroppo siamo sicuri.

 

 

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *