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Guardarsi intorno

Di recente si è concretizzata la proposta di un’iniziativa contro la costruzione della fabbrica di morte degli F-35. Tale iniziativa vede un ampio arco di forze coagulate nell’appello alla mobilitazione, Di per se ciò è lodevole, ma crediamo si debba fare chiarezza sul merito e sul metodo con cui questa iniziativa è stata prima proposta e poi costruita e soprattutto sul futuro di quello strano coacervo di forze che si è autoproclamato Movimento NO F-35. Da questo apparirà chiara la posizione dei compagn* di Novara che aderiscono all’Assemblea Permanente NO F-35 e quindi anche il motivo della loro non adesione come entità organizzata a questa iniziativa. Mettiamo subito in chiaro alcune cose: primo non esiste assolutamente nessun personalismo dietro questa scelta, il problema è politico; secondo l’analisi che i compagni di Novara hanno condotto negli scorsi anni ha portato a conclusioni di merito che spingono in una precisa direzione, queste riflessioni pensiamo possano diventare oggetto di dibattito per l’intero movimento NO War e non solo, anzi secondo noi  indicano la necessità della complementarietà tra più spezzoni del movimento più in generale; terzo il problema della rappresentazione dei movimenti (o meglio della auto rappresentazione degli stessi) continua ad essere assente da alcuni dibattiti e questa è altra questione non più eludibile (non la sola), soprattutto alla luce dell’esperienza delle popolazioni Valsusine. Cominceremmo proprio dal merito, anche perché da esso discende il metodo e non viceversa, mentre a noi pare che l’iniziativa di Novara sia, da parte delle forze che la sostengono, solo metodo (peraltro da noi non condiviso come vedremo più avanti), evitando accuratamente di entrare nel merito delle questioni per un motivo squisitamente di opportunità. In altre parole si evita di parlare di contenuti perché chi ne possiede sa benissimo che questi confliggono con altri “pezzi” di questo neonato movimento i quali o non ne hanno o peggio sono in contraddizione con essi. Quindi si cerca la mediazione al ribasso, ovvero l’unica cosa su cui tutti sono d’accordo: no alla costruzione ed acquisto degli F-35 punto. Nessuna novità ne di analisi, ne di obiettivi; dibattito sul metodo di costruzione dell’iniziativa e basta (convegno, poi manifestazione, poi concerto); ognuno porta le sue “posizioni” (ma quali?), senza nessun tipo di discrimine. In altre parole la classica risposta organizzativa ad un problema politico, facendo il più possibile mucchio per ottenere dei livelli minimi di mobilitazione (ovviamente possibile solo cammellata), quindi dentro tutto ed il contrario di tutto. Questa cosa ovviamente non ci trova d’accordo e dopo aver fatto una disamina completa su questa iniziativa concluderemo con la nostra posizione e le nostre proposte.

Alcune considerazioni su chi è perennemente in campagna elettorale

E’ bene partire da una prima considerazione che spesso molti dimenticano. Il progetto F-35 nasce sotto un governo di centro sinistra e si inquadra in un corpo di posizioni condiviso da tutta la cosiddetta sinistra istituzionale. Un corpo di posizioni che si incerniera sull’appoggio incontrastato alle posizioni dell’Alleanza Atlantica: dai bombardamenti sulla Serbia, alle missioni “di pace” che vengono studiate, create, finanziate e rifinanziate sempre dalla “sinistra”, fino al potenziamento della macchina bellica italiana (navi da guerra, pattugliatori, portaerei, sistemi d’arma e basi). E’ in quel momento che nasce il progetto e da subito all’interno del campo del Centrosinistra si contrappongono due distinte cricche di affaristi: quelli per il sistema d’arma americano (F-35) e quelli per il sistema d’arma europeo (Eurofighter). Il problema è solo chi si mangia la torta; la scusa sono i posti di lavoro, le ricadute tecnologiche ed amenità di questo genere che verranno fatte proprie anche da ampi settori della destra, Lega Nord in testa.  In tutto questo la “sinistra radicale” è codista, fedele allo slogan “non disturbate il manovratore”. Pagherà il prezzo più alto in termini di scissioni, di abbandoni, di perdita di credibilità fino a ridursi al lumicino, attuale situazione in cui restano a galla solo perché la legge sul finanziamento elettorale ai partiti permette loro di avere ancora disponibilità economiche che stanno esaurendosi. Come fare a risorgere? All’interno dei movimenti la loro presenza è marginale, Sulla questione pace e guerra l’occasione viene data dalla proposta dell’iniziativa nazionale, fatta da un circolo anarchico novarese ed aperta “a tutte le posizioni”. Si può evitare un’autocritica del passato, cosa che sarebbe doverosa visti i madornali errori di valutazione e le complicità. Non solo! Essa è un’ottima occasione per sfruttare la mobilitazione del Movimento e fare una sfilata d’apparato in vista delle prossime tornate elettorali. Magari facendo sparire le posizioni antagoniste ed occupando lo spazio eventuale sui media come forze politiche, magheggio in cui costoro sono abili se non posti in contraddizione. Inutile dire che noi non vogliamo prestare il fianco a operazioni di questo genere e non capiamo come possa farlo una formazione come quella anarchica, da sempre contraria alle posizioni istituzionali. Comunque per camuffarsi meglio gli istituzionali hanno deciso di chiamare il coordinamento delle forze promotrici “Movimento NO F-35”. Peccato che di movimento sia difficile parlare vista l’assenza di comitati popolari. Altre considerazioni a suffragio del nostro ragionamento. Sulla vicenda della guerra coloniale contro la Libia ci risulta che la posizione degli istituzionali sia allineata alla “risoluzione ONU” voluta da Francia e Inghilterra con l’avallo Usa (più colonialismo di cosi). Ultima considerazione. Al sedicente movimento partecipa anche la formazione di Vendola (SEL) che ha proposto una raccolta di firme a livello nazionale per il ritiro dei militari dalle missioni internazionali. Dimenticano costoro che sono tra quelli che le hanno votate ed il loro interlocutore privilegiato è quel PD che nega di voler “tradire” la NATO. Sorvoliamo sulle loro posizioni a livello internazionale perché non è questa la sede, ma ricordiamo la loro amicizia con gli Israeliani che assassinano giornalmente il popolo palestinese.

Nel merito, sul metodo e sullo strumento

Leggendo l’appello all’iniziativa nazionale pare che alcune posizioni siano acquisite da tutte le forze. Si parla di contrarietà alla costruzione ed all’acquisto degli F-35 e di opposizione alle spese militari mentre si tagliano quelle sociali.  Peccato che non si sprechi una sola parola su come si sia raggiunta questa presunta posizione unitaria.  Ricordiamo che ognuno partecipa al “movimento” con le proprie motivazioni senza dire quali.  In altre parole l’unità esiste solo sul NO agli F-35 mentre le contraddizioni rispetto alle passate posizioni di alcune forze (i paletti che l’Assemblea Permanente ha sempre posto) non vengono minimamente sfiorati. Inoltre nel Convegno (che pare più una conferenza con interventi prefissati ed assenza di dibattito) che dovrebbe precedere l’iniziativa, si è cercato di tagliare fuori l’intervento di USB Difesa che è l’unica che ponga una posizione chiara sulle fabbriche di armi (chiusura o riconversione), per evitare la contraddizione sulla questione del lavoro e su quali proposte fare a coloro che sono occupati nelle “fabbriche della morte”.  Va da se che alcune posizioni sembrano assunte da parte di qualcuno perché in questo momento di perenne volata elettorale fanno comodo, ma che essi sono pronti a rivoltarle in cambio magari di una poltrona, cosa che non sarebbe la prima volta che fanno. L’autocritica sulle loro posizioni passate potrebbe porli in condizione di non poter giustificare queste “tarantelle” agli occhi dei loro elettori e dei militanti. Quindi il merito è fumoso e da esso non può che discendere un metodo altrettanto fumoso e la scelta di uno strumento d’iniziativa con degli evidenti limiti.  Come dicevano l’occasione per alcuni di “rifarsi una verginità” è data da una proposta che nasce già pronta, ovvero una “manifestazione nazionale” contro gli F-35 da tenersi a Novara. Sarebbe la quarta in quattro anni. Il problema è dove trovare le forze e come veicolarle verso questa scadenza. Da questo nasce il coordinamento che da vita al sedicente “Movimento NO F-35”. Quindi non una serie di incontri da cui nasca un appello che ponga dei paletti ed a cui si possa aderire. Non una serie di incontri che discuta su quali contenuti, quali strumenti, quale percorso attivare, ma l’esatto contrario. Si acquisisce una scatola preconfezionata, comoda all’uso, in cui si cerca di coinvolgere la parte antagonista che è l’unica che possiede una capacità di mobilitazione, pur piccola, a corto raggio. Perché è evidente a chiunque si muova sul terreno della critica ad un sistema d’arma specifico che le iniziative svolte attirano molte simpatie, ma vengono fatte dalla parte militante del movimento.  L’esperienza delle precedenti manifestazioni è solare su questa questione ed infatti l’Assemblea Permanente, che le ha indette, le ha sempre contornate con una miriade di altri momenti sia di dibattito che di propaganda, anche eclatanti, fino alla creatività di alcune piece di teatro di strada, creando un percorso di presenza e critica che ha assicurato una continuità ed una evoluzione all’Assemblea stessa. Quindi riteniamo lo strumento della manifestazione nazionale non solo di difficile gestione in un momento come questo, ma anche pericoloso perché logoro e quindi il rischio, in caso di scarsa presenza, è quello di sancire la fine del “movimento” prima ancora che muova i primi passi, ma forse ad alcuni va bene così.  Noi ovviamente la pensiamo in maniera diversa sia nel merito che sul metodo.

 

Le posizioni e le proposte della parte novarese Assemblea Permanente

Sul finire del secolo scorso alcuni importanti fatti pongono le basi per una nuova fase economica, storica e politica. La crisi di sovrapproduzione si acuisce nel campo occidentale, l’approvvigionamento di risorse energetiche e il loro progressivo esaurirsi pone altre problematiche, infine la fine della guerra fredda apre una crisi anche nell’industria militare. Le risposte dell’avversario sono molteplici ed intrecciate tra loro.  La ricerca di nuovi mercati si orienta prima all’est, quindi emergono nuove aree di “sviluppo” che non a caso corrispondono ad aree tra le più popolose al mondo (Cina, India, Brasile). Il saggio di profitto viene sostenuto in occidente anche attraverso operazioni che pongono le basi per le famose bolle speculative. Sul fronte del militare l’intreccio è chiaro con la necessità di porre sotto controllo le fonti energetiche, nascono cosi le “guerre a bassa intensità”, nient’altro che scuse per investire denaro, spesso proveniente dal pubblico, in nuovi sistemi d’arma, produrli e venderli a tutte le parti in lotta tra loro. Vi sono però altri aspetti legati alle guerre a bassa intensità ed alle calamità naturali. Dopo una guerra c’è una restaurazione, una ricostruzione, una necessità di gestione. L’avanguardia di questo grande business si chiama “aiuti umanitari”, il business si incerniera sul trasporto delle merci che divengono forma stessa del controllo su vaste aree del pianeta. Vengono quindi potenziati gli strumenti di sovranazionali (WTO FMI NATO) dando luogo al progressivo processo di globalizzazione del capitale e del controllo/dominio sui popoli. Va da se che grandi masse monetarie attirano interessi più disparati, compresi quelli occulti e malavitosi (il piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale ne è l’archetipo). L’intreccio tra malaffare, corruzione e grande capitale è sottoposto alla mediazione della politica, ma l’accelerare della crisi e l’esplosione delle bolle economiche a cavallo tra la fine  e l’inizio delle prime due decadi di questo secolo sbriciola questa mediazione dando luogo al sistema di corruttele e malversazioni che è l’attuale metodo di interscambio tra lobby e cricche varie. Il tutto ovviamente sulla testa delle popolazioni il cui potere di controllo è inesistente e che progressivamente tendono a distaccarsi da un quadro politico che è ad immagine e somiglianza delle cricche stesse.  In buona sostanza il quadro attuale può essere così riassunto. L’apparato produttivo classico si trasferisce progressivamente nelle aree del mondo dove minori sono le tutele e più alti i livelli di sfruttamento, nei paesi industrializzati permangono in prevalenza i settori più tecnologici ed ad alto profitto (elettronica, armi e medicali). La speculazione e la corruzione sono la costante di tutto il sistema globale, mentre la rapina delle risorse pubbliche e la sottrazione del bene comune vanno per la maggiore. Nei luoghi dove esistono le fonti energetiche il controllo è militare attraverso l’occupazione e le guerre a bassa intensità, mentre una sorta di “guerra interna” viene combattuta in occidente contro coloro che si oppongono a questa scenario. In altre parole esiste una situazione in cui un netto solco è posto tra i popoli della terra ed il loro futuro e chi regge le sorti di questo impero in decadenza ed i loro servi fedeli. Si tratta solo di scegliere da che parte stare. In merito a questo i compagn* di Novara hanno le idee abbastanza chiare.  Quando alcuni anni or sono cominciarono a battersi contro il sistema d’arma denominato F-35 si resero immediatamente conto di alcune cose. Primo: una lotta tanto specifica avrebbe difficilmente assunto un carattere di partecipazione di massa. Secondo: per ottenere questa condizione era necessario dare all’analisi ed ai contenuti un’evoluzione. Attraverso una serie di convegni, confronti e dibattiti interni è stato disegnato un percorso che ha portato ad acquisire analisi e posizioni condivise.  In pratica si è passati dal semplice no alla costruzione ed all’acquisto dei cacciabombardieri, alla riconversione dei siti militari e delle fabbriche d’armi. Quindi si è dato luogo alla battaglia contro le spese militari e per il loro utilizzo verso il sociale. E’ maturata così in vari settori del movimento a livello nazionale la convinzione che il reddito fosse la strada alternativa da percorrere per l’utilizzo delle spese militari ed un veicolo per iniziare un discorso più ampio sulla redistribuzione della ricchezza. Per reddito e redistribuzione della ricchezza intendiamo qualcosa di più ampio della semplice opzione economica. E’ cosi che siamo approdati al discorso di difesa della vita, delle sue condizioni materiali oltreché alla salvaguardia del bene comune, che è non solo ciò che ci circonda, ma anche insito nella capacità di convivenza e di evoluzione di un modello che sia radicalmente alternativo a quello attuale di società.  In altre parole solo inserendo la battaglia contro la guerra ed i suoi strumenti in un orizzonte più generale di trasformazione sociale si potrà ottenere una dimensione di massa della lotta.  Va da se che questi ragionamenti si sono sviluppati intrecciandosi con l’analisi della strategia dell’avversario che illustravamo prima. Per proseguire su questa strada crediamo sia indispensabile pensare ad un’evoluzione dell’Assemblea Permanente che si inscriva in un organismo più ampio di lotta. Ed intendiamo un orizzonte politico e di analisi, uno strumento che sappia guardarsi intorno e legare i fili delle contraddizioni che esistono sul territorio in un’azione unitaria in grado di inserirsi in un analogo orizzonte che vada oltre i confini del nostro territorio. Per questo riteniamo riduttiva l’iniziativa proposta per novembre che mette al centro semplicemente e solo il sistema d’arma F-35. La proposta è quella di dar luogo a questo organismo all’indomani della manifestazione del 15 ottobre e la prima battaglia che esso è chiamato ad ingaggiare è contro la devastazione del territorio che verrà operata dalla bretella autostradale Biandrate-Malpensa che non a caso si lega direttamente al tentativo di allargamento della base militare di Cameri ed è un’operazione squisitamente speculativa operata da una cricca d’affari che ben si inquadra nell’analisi da noi svolta.

 

ASSEMBLEA PERMANENTE NO F35 – NOVARA

Novara, ottobre 2011

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