Il 4 aprile dell’82 partecipammo al grande corteo a Comiso con una decina di compagni del Circolo giovanile “Salvatore Novembre” del Fortino dietro lo striscione “Disarmiamo le borghesie guerrafondaie”; il successo della giornata ci incoraggiò a promuovere a Catania insieme alla FGEI il Centro di Documentazione e d’Iniziativa per la Pace (CeDIP), che per alcuni anni garantì la documentazione su quella indimenticabile stagione di lotte contro gli euromissili e contro la militarizzazione della Sicilia. Già in quella manifestazione e nella petizione per la “sospensione” dei lavori nella base incominciarono ad emergere le profonde differenze strategiche nel nascente movimento dei comitati per la pace:c’era chi s’illudeva che il disarmo dei missili ad Est ed a Ovest dovesse essere “bilanciato”, delegandolo ad una trattativa fra i superpotenti (gli stessi che li avevano installati) e chi si batteva per il disarmo unilaterale, basato sull’azione diretta delle popolazioni coinvolte nel riarmo nucleare, rilanciando la prospettiva dell’uscita dell’Italia dalla Nato. Alla fine i Cruise furono smantellati in seguito all’accordo Salt 2 del 1987 fra Reagan e Gorbaciov, ma non fu certo una vittoria del movimento per la Pace.
In Sicilia nell’82 il movimento iniziò a strutturarsi per conquistare a partire dalla base una sua indipendenza politica ed organizzativa, ma dovette fare i conti con gli apparati dei partiti della sinistra storica (Pci) ed ex-nuova (PdUP e DP). Il Pci, dopo l’assassinio politico-mafioso dell’on. Pio La Torre ridimensionò negli anni successivi il suo impegno nel movimento per la pace, rimase paralizzato dall’appartenenza berlingueriana all’ombrello atlantico a livello nazionale e dal consociativismo con la DC mafiosa di Lima a livello siciliano,. A Comiso, oltre al Cudip, promosso dall’ex sindaco del Pci Giacomo Cagnes, fu molto significativa la nascita del IPC (Campo Internazionale per la Pace) promosso da decine di antimilitaristi italiani e stranieri , che contagiarono al nascente movimento siciliano le pratiche dell’azione diretta nonviolenta di fronte ed a volte all’interno delle basi militari Usa-Nato; fu molto significativa la marcia antimilitarista Sigonella-Comiso alla fine dell’82, accolta a Comiso da manifesti del Cudip con i quali ci si dissociava preventivamente da ciò che sarebbe potuto accadere, purtroppo la cultura forcaiola del Pci degli anni ’70 si manifestava anche contro gli antimilitaristi nonviolenti. Per aver un quadro completo di quella stagione penso che sia indispensabile ricostruire la memoria storica recuperando l’esperienze ed i contributi delle anime più antagoniste per capire gli errori commessi. Nel movimento dei comitati per la pace quasi tutti erano a parole per l’uscita dell’Italia dalla Nato e per il disarmo unilaterale , ma contrariamente a ciò che avvenne nel movimento spagnolo con le commissioni anti-Otan(Nato), le divisioni identitarie e le lotte per lottizzare il vertice del movimento dei comitati per la pace prevalsero , le aree più estreme ( Lotta Continua e gli anarchici) in attesa di costruire un “loro” movimento restarono ininfluenti, nonostante il generoso impegno del gruppo anarchico di Ragusa; mentre il coordinamento antimperialista-antinucleare (area autonomia) e la fondazione Nino Pasti (filosovietici) erano in concorrenza e rimproverano al movimento di essere pacifista e non antimperialista come loro, DP siciliana si spese molto nel movimento, ma tranne la positiva esperienza messinese, dilapidò il suo potenziale in suicide lottizzazioni dei comitati con PCI,FGCI e PdUP(mi scuso per l’eccessiva semplificazione). Negli anni successivi il movimento dei comitati per la pace, con i missili già installati a Comiso, si sfaldò subendo una violenta normalizzazione dall’alto sulla discriminante dalla nonviolenza strategica, vecchio pretesto per dividere il movimento fra buoni e cattivi. Allora come oggi la divisione non fu fra nonviolenti e “violenti” (o non nonviolenti), ma fra chi valorizzava l’autorganizzazione delle lotte all’interno di una strategia antimperialista di Liberazione dei popoli e chi le voleva incanalare nelle contrattazioni istituzionali. In quegli anni ebbi modo di partecipare ad un percorso regionale di autorganizzazione di alcuni comitati per pace (Avola,Enna Palermo e di gruppi di base a Catania , Augusta, nei Nebrodi ed a Milazzo), che per alcuni anni pubblicarono il giornale “Comunic/Azione Diretta”.
Da allora la partecipazione dell’Italia alle guerre imperialiste e la militarizzazione della nostra isola sono cresciute enormemente e solo in pochi siamo rimasti in Sicilia a continuare l’impegno antimilitarista. A livello nazionale la stagione di Genova 2001 è riuscita a produrre per alcuni anni un forte ed unitario movimento contro la guerra superando le divisioni di Comiso, ma , come allora, i “sinistri” di governo cavalcarono strumentalmente la nonviolenza per esercitare la divisione fra buoni e cattivi, rimuovendo tra l’altro le loro responsabilità nel rifinanziamento della missione “umanitaria” in Afghanistan. Anche stavolta il movimento contro la guerra resuscitò ed il 9 giugno 2007 riempì le strade di Roma contro la venuta di Bush e contro il governo Prodi , lasciando i “sinistri” in una piazza Del Popolo vuota.
In Sicilia, durante la prima guerra in Irak nel ’91 nacquero numerosi coordinamenti locali, che diedero vita a numerose mobilitazioni tra cui il 12 maggio di quell’anno, alcuni di noi (fra cui Antonio Mazzeo ed il sottoscritto) promossero la prima manifestazione a Niscemi contro l’installazione del centro radaristico Usa. Da allora la guerra è entrata nella nostra quotidianità e l’opposizione ad essa è diventata sempre più sporadica, nonostante i crescenti costi umani nelle popolazioni colpite e la macelleria sociale per finanziare le basi di morte e la militarizzazione dei territori.
Nell’assemblea conclusiva del 4 aprile scorso a Comiso il figlio di Pio La Torre ci/si interrogava su come si sia potuto dilapidare quel patrimonio umano e politico di 30 anni fa; purtroppo in tutti questi anni abbiamo verificato come tutta la sinistra istituzionale si sia arruolata nelle guerre “umanitarie” , addirittura l’anno scorso, nonostante oltre il 70% delle bombe partissero da Trapani-Birgi e Sigonella, si è riusciti ad organizzare in Sicilia solo 2 minuscole manifestazioni di fronte alle basi contro la guerra neocoloniale in Libia.
Come Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, nonostante l’incoraggiante riuscita della manifestazione del 20/3/2003 contro la seconda guerra in Irak (oltre 15000 partecipanti ), con numeri decrescenti abbiamo proseguito il nostro impegno antimilitarista con campagne di controinformazione, tentando di coinvolgere le popolazioni limitrofe alla base di guerra più grande del Mediterraneo.Il crescente potenziamento di Sigonella ed il ruolo dei micidiali Global Hawks e dell’AGS è stato ampiamente documentato da Antonio Mazzeo ( antoniomazzeoblog.blogspot.com/ ), come pure la controversa vicenda del MUOS, che nel 2007 la marina Usa avrebbe voluto installare a Sigonella e solo dopo 1 anno fu costretta a scegliere la riserva orientata Sughereta di Niscemi , poiché le potentissime OEM avrebbero potuto causare l’innesco automatico degli ordigni nucleari che transitano e stazionano a Sigonella. Il movimento NoMuos è nato a Niscemi nel fine febbraio 2009 con una manifestazione studentesca ed in questi anni ha avuto fasi alterne di ripresa e di crisi, ma nei prossimi mesi si arriverà alla stretta finale. Concludo queste schematiche considerazioni facendo appello:
—Alla “generazione” Comiso per recuperare la memoria storica delle esperienze più significative di quella stagione di lotta (soprattutto l’IMAC ’83); alcuni di noi conservano materiale di documentazione che potrebbe essere socializzato attraverso un progetto collettivo d’incontri, mostre, iniziative, blog…
—ai promotori ed ai partecipanti del “Patto permanente contro la guerra” per riprendere l’iniziativa antimilitarista, che da anni si è purtroppo affievolita, nonostante clamorosi successi (9 giugno 2007); il drammatico avvitarsi in percorsi autoreferenziali per “coltivare solo il proprio orticello” non fa che dilapidare le energie locali che generosamente sono state protagoniste di grandiose mobilitazioni e di tenaci resistenze nei territori militarizzati
—alle realtà di base dei lavoratori ed al sindacalismo conflittuale, che si stanno battendo per far “pagare la crisi a chi l’ha provocata” e che potrebbero far vivere le tematiche antimilitariste nel conflitto sociale contro i crescenti tagli alle spese sociali mentre aumentano le spese militari e la militarizzazione dei territori e delle nostre coste
—ai giovani di Niscemi e dei paesi limitrofi a prendere in mano il proprio destino per impedire la costruzione del MUOStro . La prossima 3 giorni e quel che si riuscirà a produrre sarà un banco di prova determinante per il movimento NoMuos in Sicilia; la nascita dei comitati NoMuos in questi mesi in alcuni paesi del ragusano sono un’incoraggiante e preziosa risorsa per consolidare il radicamento sociale estendendolo ai paesi limitrofi al nascente MUOStro. L’esperienza di Comiso può trasmettere un utile contributo all’organizzazione di base del movimento, allora l’organizzazione dei comitati per la pace “ad adesione individuale” riuscirono a bypassare dopo l’Imac’83 per 2 anni gli egemonismi della sinistra istituzionale; il principio della militanza individuale a prescindere dall’appartenenza politica incoraggiò moltissimi giovani a partecipare conquistando in numerose realtà l’autonomia politica da vecchie e nuove burocrazie, moltiplicando le azioni dirette e l’autorganizzazione dal basso. Il movimento NoMuos ha necessità di definire regole condivise di democrazia interna e d’indipendenza politica, superando suicide subalternità agli enti locali NoMuos, visto che per 21 anni non hanno fatto niente contro le 41 antenne NRTF e che comunque potrebbero essere degli utili alleati , purchè non si sovrappongano i percorsi, come da anni c’insegna il movimento NoTav in Valsusa. Il bisogno di trasformazione sociale delle nuove generazioni viene sempre più violentato dalle politiche antipopolari di chi ci governa, al servizio di chi ci sfrutta e spetta soprattutto ai giovani costruire una nuova stagione di lotta per un altro mondo possibile e per un futuro libero dalle guerre, dal razzismo, dalle mafie e dallo sfruttamento
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