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“Oggi la politica della Cgil è a perdere” 

A Pontedera, lunedì scorso, il segretario della CdL pisana voleva in testa lo striscione che recitava “contro la crisi, più salario, più pensioni, più diritti”, quando quella frase è strepitosamente in contraddizione con la linea tenuta dalla Cgil, con particolare riferimento alla resa sulle deroghe ai CCNL contenuta nell’accordo del 28 giugno 2011.

Una palese contraddizione per la linea tenuta al momento dell’ultima contro-riforma pensioni varata dal governo Monti, dove la Cgil ha guardato più a tenere i rapporti con Cisl e Uil che a difendere le pensioni stesse, già sufficentemente falcidiate, proclamando tre misere ore di sciopero a dicembre che, come ben noto, non hanno fatto neppure il solletico all’esecutivo.

Ma questa politica a perdere della Cgil non si arresta, anzi si arricchisce di ulteriori e colpevoli mancanze, come quelle dinanzi alla cacciata della rappresentanza Fiom, dallo stabilimento di Mirafiori  – prodotto certo delle concessioni del 28 giugno – e non ultima, l’accettazione della modifica dell’art.18 della Statuto Lavoratori accontentandosi di inutili modifiche rispetto all’impianto Fornero, quando non vi sono dubbi sul fatto che quella modifica non ha nulla a che fare con lo sviluppo e le iniziative tese a portar fuori questo paese dal bottino economico e sociale in cui si trova.

L’ennesima dimostrazione di disaffezione e incazzatura verso la confederazione come quella di lunedì a Pontedera è decisamente comprensibile, quando è chiaro alla luce del sole che in Cgil, più che lavoratrici e lavoratori, l’entita interlocutrice si chiama Pd, una accozzaglia che ha definitivamente perso il contatto con la realtà del lavoro (o vuole decisamente guardare altrove) e che pur di mantenersi il ruolo di maggioranza parlamentare, è disposto a sacrificare ulteriori pezzi importanti di tutele che riguardano le fasce più deboli della popolazione.

La cosa gravissima è che Cgil appare sempre più funzionale a tutto ciò, e anche dipendente da questo quadro, altrimenti non si spiega diversamente come mai nel 2002, in tempi non ancora bui di crisi come gli attuali, sul solo articolo 18 si fu così determinati a intraprendere mobilitazioni di massa come quella del 23 di marzo ma non solo, che fecero fare dietro-front alle stesse gravi intenzioni che portano avanti ora Monti-Fornero-Bersani; stesse considerazioni, in una logica di linearità e coerenza con quel passato( che a qualcuno pare già medio-evo – evidentemente) per quanto riguarda l’ultimissima iniziativa concordata con Cisl e Uil sul pomeriggio di sabato 2 giugno, allo scopo di modificare la linea governativa esclusa però la partita sul 18, su cui Cgil ha già dato l’assenso per le miserrime modifiche apportate: tutti sappiamo quanto sia quella linea così arrogante e determinata che non si arresterà con iniziative così lontane e distaccate nel tempo, al posto di veri e propri scioperi generali come vanamente promessi dalla stessa Camuss : mobilitazioni vere, come invocate concretamente dalle ore e ore di sciopero effettuate in Italia dall’indomani dell’annuncio della contro-riforma del lavoro e modifica dell’art.18, peccato che in Cgil si faccia ben finta di non vedere e sentire.

Quindi, davanti all’ evidente profilo autoreferenziale delle segreterie  Cgil, è ineluttabile l’innesco di forte dissenso dove davvero si ragiona e riflette tra lavoratori e lavoratrici delle conseguenze di questi provvedimenti e della annessa politica sindacale autolesionista.
Vorremmo dire chiaramente e a Francese e tutta la Cgil che si ritorva con essa, che se c’è qualcosa di minaccioso è proprio quell’atteggiamento, minaccioso per ciò che di nefasto sta producendo – o assolutamente non producendo – per coloro che la Cgil millanta di rappresentare.

Quell’atteggiamento che pare proprio di aver rivisto anche a Stiava (LU), dove è stato negato l’intervento sul palco del 1° maggio a Riccardo Antonini, ferroviere licenziato dall’ex Cgil Moretti per aver svolto ruolo di consulente di parte per i familiari della strage di Viareggio del 29 giugno ’09, un caso emblematico quanto indegno che, secondo gli attori di tale censura, non meritava il dovuto risalto perché avrebbe diviso la piazza.

Per quanto sopra, la RSU della Fabio Perini spa di Lucca esprime la propria solidarietà ai lavoratori e delegati della Piaggio che hanno rimarcato queste posizioni rispetto alla sempre più evidente inadeguatezza generale del gruppo dirigente Cgil rispetto al massacro sociale in corso con le inaccettabili contro-riforme del Governo Monti – Fornero -A.B.C..

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