Il 15 settembre in centinaia di migliaia avevano risposto all’invito rivolto da una rete sociale informale inondando il centro di Lisbona e di decine di città portoghesi al grido di «que se lixe a Troixa» (che si fotta la troika). Mettendo in seria difficoltà il governo di destra del paese costretto ad annunciare un relativo passo indietro sui tagli decisi su ordine delle istituzioni politiche ed economiche dell’Ue.
Un passo indietro che però non è giustamente bastato al movimento di protesta, tornato ieri in piazza nella capitale. Rispondendo questa volta all’appello lanciato dal maggiore sindacato portoghese, il Cgtp (vicino al Partito Comunista e ad altre forze della sinistra radicale).
Decine di migliaia di portoghesi hanno invaso Piazza del Commercio per protestare di nuovo contro le politiche di cosiddetto rigore che minacciano di gettare il paese in una miseria ancora peggiore di quanto non abbiano già fatto i tagli precedenti allo stato sociale e al lavoro. Intorno alle 18 di ieri, in Praça do Comercio, c’erano dalle 70.000 (per la polizia) alle 175.000 persone. Una manifestazione organizzata dalla Cgtp in primo luogo “contro il furto dei salari e delle pensioni di anzianità” che ha visto la partecipazione attiva del cosiddetto movimento degli indignati portoghesi. Il leader del sindacato, Armenio Carlos, ha preso la parola quando il corteo ancora continuava a scendere la Rua de Ouro con striscioni contro il governo, l’Unione Europea e l’austerità. ”Non accetteremo misure che ridurranno di un solo centesimo salari e pensioni. Deve essere il capitale a pagare, i lavoratori non sono più le galline dalle uova d’oro” ha detto Carlos, che poi ha aggiunto: “Un anno fa il premier ci aveva assicurato di aver concordato con la troika le soluzioni per risolvere i problemi del Paese. Ma é un film che abbiamo gia’ visto in Grecia, stiamo andando verso una strada senza uscita, che ci sta spingendo nel precipizio”.
Ad ottobre Pedro Passos Coelho dovrà presentare una nuova durissima finanziaria per trovare decine di miliardi di euro da destinare al ripianamento del debito delle banche e di quello pubblico, oltre che al pagamento degli interessi dei titoli di stato. In arrivo nuove tasse per i lavoratori e decurtazioni salariali, ma anche agevolazioni per le imprese.
Il leader della Confederação geral dos trabalhadores ha annunciato che il 1 di ottobre ci saranno assemblee in migliaia di posti di lavoro pubblici e privati e poi che il 3 ottobre il consiglio nazionale del sindacato deciderà quando indire lo sciopero generale. “O povo está a perder o medo” ha detto Carlos, “il popolo sta cominciando a non avere più paura”.
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