la “battaglia delle pance vuote”, lo sciopero della fame in difesa della propria dignità e per il rispetto dei più elementari diritti. Bilal e Thaer sono al 74° giorno di sciopero della fame, ormai allo stremo. Rifiutano il cibo dei carcerieri per protestare contro la detenzione amministrativa, cioè la detenzione senza contestazione di accuse al detenuto e senza processo. Bilal è stato arrestato il 17 agosto 2012, Thaer il 28 giugno 2010. Nonostante la situazione drammatica, perseverando nell’arbitrio e nell’uso terroristico degli strumenti coercitivi pochi giorni fa la corte militare israeliana ha respinto la richiesta di liberazione. Il regime repressivo israeliano è uno dei mezzi più efferati con cui l’architettura statuale sionista perpetua il suo progetto neocoloniale. Terrorismo nei confronti della popolazione palestinese: non c’è altro termine che possa definire l’uso indiscriminato degli arresti, della carcerazione preventiva , della negazione di assistenza legale per oltre 90 giorni, che lascia i prigionieri alla mercé delle forze di sicurezza. L’ordinamento israeliano equipara agli adulti i minori palestinesi a partire dai dodici anni di età. Oltre 2300 prigionieri palestinesi si stanno battendo contro questo aspetto brutale ed infame del sistema oppressivo sionista, e intorno a loro sta crescendo in Palestina e all’estero il sostegno e la solidarietà internazionalista.
La Nakba, la catastrofe come la chiamano i palestinesi continua: è l’occupazione israeliana che si perpetua quotidianamente, nello strangolamento dell’economia palestinese, nell’annullamento della cultura, nel furto dell’acqua e della terra. La Nakba oggi corrisponde all’ebraicizzazione di Gerusalemme, alla colonizzazione della città di Hebron, ai posti di blocco, che ogni giorno tengono prigionieri uomini e donne di qualsiasi età.
L’uso della forza è la relazione di base che Israele stabilisce con la popolazione autoctona palestinese; lo fa da forza occupante, lo fa da prima del 15 maggio del 1948, quando, con il riconoscimento dello stato sionista all’assemblea delle Nazioni Unite, le potenze occidentali misero nero su bianco nell’ordinamento internazionale l’ennesimo arbitrio ai danni dei popoli oppressi. Sorto alla fine del 1800, il sionismo nella sua breve storia è arrivato a farsi Stato, e in questo percorso ha inglobato tendenze di destra neofasciste e tendenze apparentemente di sinistra, diverse in alcune caratteristiche ma formidabilmente alleate e complici nella costruzione di Heretz Israel. Insieme ai fascistoidi Menechem Begin, Jabotinski, Ariel Sharon, tra i padri fondatori israeliani, responsabili di guerre e pulizia etnica ai danni dei palestinesi, ci sono personaggi “sinistri” come Golda Meir, Moshe Dayan, Peres o l’attuale capo del partito laburista e pluridecorato generale Ehud Barak.
Il progetto sionista ha mosso i suoi primi passi nella stagione degli imperialismi di fine Ottocento, si è evoluto sviluppando una sua specifica strategia, ed ancora oggi continua ad essere un alleato necessario agli attuali imperialismi statunitense ed europeo. E’ in ragione di questo asse economico, politico e strategico che quanti sostengono l’Unione Europea negandone la funzione colonialista e predatoria (trasversalmente da Napolitano a Fini) sostengono la supremazia sionista nei confronti dei palestinesi.
La nascita del Governo di unità nazionale Netanyahu-Mofaz è un segnale preoccupante: ci racconta di un paese, Israele, che si compatta e si prepara a passare dalle minacce alla guerra vera e propria contro Siria ed Iran. Con le sue dichiarazioni, il capo della Farnesina, Terzi, mette a disposizione la portaerei Italia per l’ennesima avventura militare. Le imminenti manovre militari in Giordania, che vedranno 17000 militari dei paesi NATO e della Lega Araba addestrarsi proprio ai confini di Siria e Libano, danno l’idea dello scenario di guerra verso cui questa sporca alleanza sta portando l’intera area mediterranea. La necessità di mettere le mani sull’area strategica del Vicino Oriente e del Golfo Persico sta spingendo i paesi Nato verso una guerra aperta. Israele in questa situazione diviene una testa di ponte e, come tale, gode di una accresciuta impunità; il movimento di liberazione palestinese di nuovo si scontra con i disegni e gli appetiti delle cancellerie internazionali: una ragione in più per denunciare la Nakba e per sostenere la lotta dei prigionieri politici palestinesi. Vita, terra e libertà per il popolo palestinese.
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