“La Grecia deve sorprendere positivamente l’Europa e i mercati, mostrando che c’è la volontà politica di effettuare riforme e privatizzazioni”, lo ha dichiarato il 20 luglio il Ministro per lo Sviluppo Kostis Hatzidakis. In perfetta sincronia con le parole del ministro la celere raggiungeva l’Elliniki Halyvourgia, fabbrica occupata da 9 mesi dai metalmeccanici, per riportare l’ordine: scontri e resistenza operaia. Il giorno prima Costas Mitropoulos, l’amministratore delegato dell’agenzia per le privatizzazioni, rassegnava al Ministro delle Finanza le proprie dimissioni. E poi Samaras, il presidente del governo che in ogni occasione balbetta “dell’importanza di ricontrattare il memorandum”, mentre i deputati della maggioranza provano ad allungare le mani armate di forbici sulle pensioni per poi ritirarle e nasconderle in tasca non appena scoperto l’agguato estivo al welfare che quella banda di mascalzoni aveva architettato. Intanto Syriza è sembra determinata a divenire un partito di massa ed impegna militanti e attivisti a prendere tutto il campo politico e sociale lasciato libero dalla caduta a picco del partito socialista del Pasok. Alba Dorata, il partito nazi, finiti gli show della campagna elettorale aspetta come sempre che siano le istituzioni e le autorità cittadine ad offrirgli tutto lo spazio disponibile per orchestrare qualche provocazione in grande stile. E c’è da aspettarsela visto che ad Atene le istituzioni si sono pronunciate disponibili ad aprire il prima possibile in città un lager per migranti. L’impressione è che aspettino solo una coltellata nazi nella pancia di qualche ragazzo di origini pakistane per gridare al problema di ordine pubblico che i migranti rappresentano ad Atene e poi spalancare le porte di un nuovo lager nella Fortezza Europa.
“Sono 4 anni di movimento senza soste, di resistenza, di rivolta, di piazza e di strada, ora è tempo di prendere fiato e guardare immediatamente a domani!”. Lo ripetono tutti, tra le assemblee dei quartieri e tra le decine di circoli del movimento che costellano il quartiere di Exarchia e del centro di Atene. Ma questo “prender fiato” non parla di un tempo morto come quello della governance che attende la lancetta della Troika o della agenzie di rating per far scoccare l’ora X e far scorrere alla società le lacrime e il sangue dell’austerity. No! Qui si tratta di un’attesa quanto mai produttiva che estende e distende il movimento nei territori e raggiunge i paesi di provincia. E’ una novità per la Grecia la costellazione di “centri sociali” che stanno emergendo. Fino a poco tempo fa si contavano sulle dita, oggi invece se ne perde il conto. Sono spazi liberati, molti dei quali sottratti al fallimento di un privato o riconquistati dal fallimento delle istituzioni pubbliche, e divengono luoghi dove si da continuità a quell’intreccio di relazioni umane sperimentato e realizzato nelle rivolte dei quartieri e di piazza Syntagma contro la crisi, e sulle barricate resistenti al memorandum e alle leggi firmate nel parlamento. Quali soggettività si producono e riproducono in questi spazi è terreno di inchiesta e con-ricerca, ed è la scommessa di domani! I comitati “Io non pago!”, quelli per la resistenza al taglio della corrente elettrica, quelli contro il caro-vita dell’alimentazione e nelle cure mediche e sanitarie, quelli che si oppongono a quella piccola o grande opera inutile, quelli degli artisti, insomma tutto quell’intreccio di autorganizzazione che nelle fasi intensive delle lotte da poco trascorse ha puntato al parlamento gridando slogan e resistendo per ora nelle strade intorno a Syntagma insieme alla generazione delle promesse non mantenute (dalle elites), oggi è la ricchezza sociale che si dispiega nei territori e batte il suo tempo. E si prepara ad accogliere i giovanissimi poveri, la generazione senza futuro che tra poco inizierà a segnare il suo presente. Già si sono sollevati in maniera ammirabile durante le ultime manifestazioni di piazza Syntagma sprigionando una forza sociale, una resistenza incredibile, e oggi si cerca e ricerca il modo per “creare e organizzare” insieme.
Mentre “si riprende fiato” in Grecia è tempo di autorganizzazione.Poco prima e successivamente alla tornata elettorale sembra essersi aperta, o aver assunto una maggior rilevanza una tendenza estensiva della lotta. La crisi punta dritta sulla riproduzione sociale mentre lo stato scappa, fugge, si ritira lasciando a presidio solo la violenza dei caschi e dei manganelli della polizia e da ultimo della lamata e del doppiopetto di Alba Dorata. La scommessa oggi dal punto di vista del movimento sembra quindi continuare ad incalzare la controparte sottraendogli altro spazio e tempo sviluppando relazioni umane alternative e radicalmente antagoniste, sedimentando autonomia e prefigurando contro-istituzioni da costruire e difendere. Ecco allora che il tempo dell’attesa per il movimento è un tempo vivo e oggi se si guarda l’orologio, l’ora dell’appuntamento a Piazza Syntagma è sempre più vicina.
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