“La Paz es mi puerto, la Paz es mi todo”
Governo della Colombia e Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno firmato un documento per l’inizio di un processo che porti a un definitivo accordo tra le parti. Unanime il riconoscimento e gratitudine per il ruolo chiave rivestito da Cuba e dal Venezuela.
Commissione Internazionale Rete dei Comunisti (Italia).
Il 27 agosto 2012 i delegati del Governo della Colombia e le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno firmato un documento per l’inizio di un processo che porti a un definitivo accordo tra le parti su una fitta agenda che inizierà a Oslo entro il 15 ottobre prossimo e proseguirà a L’Avana.
Questo accordo quadro è stato raggiunto dopo incontri esplorativi riservati tenutisi a L’Avana tra il 23 febbraio e il 26 agosto in cui i Governi cubano e norvegese hanno fatto da garanti e la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha facilitato la logistica.
Nelle premesse di questo documento il Governo colombiano e le FARC-EP riconoscono che la fine del conflitto è la condizione essenziale per la costruzione di una pace stabile e duratura che si può raggiungere solo con la partecipazione di tutto l’insieme della società colombiana e si stabilisce che lo Stato della Colombia deve promuovere il rispetto dei diritti umani e garantire uno sviluppo economico con giustizia sociale ed in armonia con l’ambiente come garanzia di pace e progresso.
Sempre nelle premesse si afferma che solo lo sviluppo sociale basato sull’equità e il benessere della maggioranza può garantire alla Colombia un ruolo sovrano a livello regionale e mondiale.
Riassumiamo qui di seguito il testo dell’accordo che prevede:
I. l’inizio di colloqui ininterrotti fino alla conclusione del conflitto;
II. un tavolo di colloqui pubblici con inizio a Oslo e prosieguo a L’Avana. Si potranno tenere riunioni anche in altri paesi;
III. procedere nel modo più rapido possibile per rispettare le aspettative della società colombiana;
IV. svolgere i colloqui con l’appoggio dei governi di Cuba e Norvegia come garanti e i governi di Venezuela e Cile come accompagnatori. Di comune accordo potranno essere invitati altri;
L’accordo elenca poi i punti dell’agenda:
- Politica di sviluppo agrario integrale.
Questo punto include argomenti molto delicati che andranno a toccare forti interessi economici (Terre improduttive, formalizzazione della proprietà, frontiera agricola, infrastrutture e adeguamento delle terre, sviluppo sociale, salute, istruzione e sradicamento della povertà, incentivi alla produzione agricola, all’allevamento e all’economia cooperativa, assistenza tecnica, sussidi, crediti e sistema di sicurezza alimentare).
- Partecipazione politica.
Qua si prevedono forme di garanzia e diritto per l’esercizio dell’opposizione politica, meccanismi di partecipazione democratica per tutti settori, anche i più vulnerabili.
- Fine del Conflitto.
Questo prevede la cessazione delle ostilità e il reintegro delle FARC-EP nella vita civile, economica, sociale e politica del paese. È prevista da parte del Governo la revisione dei processi in cui membri delle FARC-EP sono stati condannati. Il Governo s’impegna anche a combattere le organizzazioni criminali, la corruzione e l’impunità di coloro che hanno perpetrato massacri contro difensori dei Diritti Umani, movimenti politici e sociali. A garanzia di tutto ciò dovranno essere fatte opportune riforme istituzionali.
- Soluzione al problema delle Droghe illecite.
È previsto un programma di sostituzione delle coltivazioni illecite al quale devono fattivamente partecipare le comunità. Deve essere messo a punto un programma di prevenzione del consumo e di salute pubblica.
- Vittime.
Risarcimento delle vittime e ricerca della verità.
- Implementazione, verifica e vidimazione
Tutti i punti previsti devono essere accuratamente implementati e verificati a livello regionale, deve essere previsto un accompagnamento internazionale, un cronoprogramma budgettizzato che sarà diffuso, pubblicizzato e sottoposto a referendum.
Dopo i punti, l’accordo fissa le Regole di funzionamento del tavolo:
Il numero dei partecipanti, consultazioni con esperti, relazioni periodiche, non pubblicità delle sedute, strategia e mezzi di diffusione dello stato dei lavori, tecnologie, finanziamento del governo a quanto necessario per il funzionamento del tavolo, conclusione del tavolo solo dopo il raggiunto accordo su tutti punti.
Il testo dell’accordo, ma più ancora il fatto stesso che si sia giunti a farlo, ci fa pensare che forse anche la Colombia comincia a risentire dell’aria d’indipendenza che spira in America Latina e intuisce che il suo futuro è più legato ai destini del Sud America piuttosto che a quelli degli USA. Quello che è certo è che la forte crescita delle lotte e delle mobilitazioni popolari nel paese, unite all’oggettiva difficoltà dell’imperialismo statunitense a governare la situazione in fermento in tutta la regione, hanno reso ormai improcrastinabile una svolta.
Con l’avvio di queste trattative è la lotta popolare, rappresentata dalle FARC-EP e dall’ELN, che viene finalmente riconosciuta dal governo colombiano e dalla comunità internazionale. E, a questo proposito, il Comandante delle FARC, Timoleon Jimenez, ha dichiarato la sua soddisfazione anche per il riconoscimento militare e politico che questo significa per la resistenza che la guerriglia porta avanti malgrado le decennali politiche di diffamazione.
Il riconoscimento e la gratitudine per il ruolo chiave rivestito da Cuba e dal Venezuela è unanime. In particolare, in un video mostrato dai portavoce delle FARC proiettato al Palazzo delle Convenzioni di L’Avana (dove si svolgono regolarmente congressi scientifici e si riunisce il Parlamento cubano), Rodrigo Londoño Echeverri, conosciuto come “Timochenko”, ha calorosamente ringraziato l’intervento di mediazione della Rebubblica Bolivariana del Venezuela, nella persona di Chavez, e il governo cubano nella persona di Raul Castro che hanno reso possibile questo tentativo di riconciliazione in Colombia in cui devono essere accolte le istanze politiche e sociali del popolo colombiano che, avendo avuto il maggior numero di vittime nel conflitto, deve essere il vero protagonista di questo ritrovato dialogo “per la costruzione collegiata di un nuovo paese”.
Anche Juan Manuel Santos si dice grato a Cuba e alla Norvegia per aver reso possibile l’accordo e altrettanto al Venezuela ed al Cile che accompagneranno i lavori. Il Presidente sta effettivamente avviando la partita decisa nell’accordo poiché il 5 settembre ha già nominato l’equipe dei propri negoziatori (il presidente del consiglio delle corporazioni, Luis Carlos Villegas, l’ex direttore della Polizia Oscar Naranjo, il generale Jorge Enrique Mora Rangel, l’ex ministro Frank Pearl e Sergio Jaramillo”, nominato Alto Commissario di Pace) ed ha accennato un’ulteriore apertura al processo di pacificazione dicendo che anche l’Esercito di Liberazione Nazionale può partecipare ai negoziati, anche se in un’intervista ha voluto precisare che l’accordo quadro non implica la cessazione immediata delle operazioni militari e prevede tre fasi: 1. Esplorativa; 2. Di garanzia per l’opposizione politica; 3. Fine del conflitto, deposizione delle armi e reintegro nella vita civile.
Certo che la presenza del Cile, che ha prontamente nominato nella persona di Milenko Skoknic il suo osservatore nel processo colombiano, oltre a rassicurare il Presidente Colombiano, sarà anche un minimo di garanzia per Obama che si vede sfuggire sempre più di mano la regione sud americana, ma fa buon viso a cattivo gioco e invia felicitazioni, abbastanza rituali e generiche, per il raggiungimento dell’accordo (casualmente piuttosto simili nel testo a quelle del Cile…). Del resto è anche comprensibile un po’ d’apprensione dal momento che la Colombia è stata da sempre un caposaldo della colonizzazione imperialista sul Sud America.
A conferma della portata regionale dell’accordo, è arrivato anche il messaggio di Dilma Roussef, che, nel congratularsi per la sua positività, di cui era già stata messa anticipatamente a conoscenza da Santos, ha detto con chiarezza che l’immagine dell’America Latina esce rafforzata da questo processo di negoziati che la portano verso la pace. Altro segnale di non apprezzamento per la storica ingerenza statunitense?
E, naturalmente, non è mancato l’appoggio della Presidente dell’Argentina Cristina Fernandez de Kirchner che, attraverso la sua Cancelleria, ha fatto una dichiarazione analoga a quella della Presidente del Brasile circa l’utilità dell’accordo sia per i colombiani che per tutta l’America Latina.
Anche il Presidente dell’Ecuador sottolinea l’importanza regionale dell’accordo considerandolo come la notizia miglior notizia degli ultimi decenni, anche in considerazione del fatto che più volte la frontiera ecuadoregna è stata violata dal governo colombiano a causa del conflitto con le FARC ed erano addirittura state interrotte le relazioni diplomatiche tra i due paesi, riallacciate solo nel novembre del 2010.
Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha pure lui mostrato soddisfazione all’annuncio delle conversazioni esplorative tra governo colombiano e FARC offrendo anche la sua mediazione per giungere alla risoluzione del conflitto.
Questo processo però sicuramente non si sarebbe realizzato in tempi così stretti e puntuali e modi di pieno rispetto tra le parti , se Cuba socialista ed il Venezuela della rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez non avessero messo a disposizione le loro capacità diplomatiche ed intelligenza politica, e il loro peso nelle relazioni internazionali ormai affermate e riconosciute dai piu’, e non si fossero direttamente impegnate nell’avviare nella maniera più serena possibile la trattativa, fornendo garanzie ed appoggio politico e logistico proprio nella fase più delicata, quando ancora gli approcci tra le parti erano segreti.
Le dichiarazioni dei due paesi che hanno contribuito a creare i presupposti per questo accordo di pace di portata continentale, Cuba e Venezuela, sono di una incredibile modestia. Niente di altisonante e autocelebrativo (eppure il merito c’è tutto!) solo la conferma di un impegno storico per la pace in Colombia, un’asciutta cronistoria dei precedenti che hanno portato all’accordo da parte del Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, e la promessa di “affiancare la sorella Colombia nei suoi sforzi per raggiungere la pace!”
È proprio la pace nella giustizia il motivo conduttore dei comunicati dei due coprotagonisti dell’accordo ,e ci piace concludere con la frase di Simon Bolivar citata da Chavez proprio in questa occasione: “La Paz es mi puerto, la Paz es mi todo”
Fonti:
http://www.rcnradio.com/
http://www.telesurtv.net/
http://www.semana.com/nacion/
http://www.telesurtv.net/
http://www.telesurtv.net/
http://www.telesurtv.net/
http://www.telesurtv.net/
http://www.telesurtv.net/
http://www.infobae.com/notas/
http://actualidad.rt.com/
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