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I bombardamenti israeliani su Damasco: un pericoloso salto di qualità

La guerra contro il popolo siriano continua e ogni giorno registra un’altra escalation, scandita dagli attentati terroristici contro la popolazione civile per opera dell’esercito siriano libero e delle formazioni armate, quadiste che non si fanno  scrupolo a usare armi chimiche, com’è stata costretta a riconoscere Carla Del Ponte, membro della commissione ONU sui crimini di guerra in Siria. I recenti bombardamenti dell’aviazione israeliana contro Damasco, con oltre 100 morti, fanno parte di questa criminale aggressione e arrivano a pochi giorni di distanza dalle minacce d’intervento diretto pronunciate dal Segretario di Stato USA, il democratico John Kerry .

Le stesse minacce dell’amministrazione Obama, s’inseriscono nella lunga serie di azioni diplomatiche volte a destabilizzare il governo siriano, messe in campo dalle cancellerie occidentali, tra queste c’è il sostegno economico e militare alle formazioni armate che agiscono in territorio siriano. In questa strategia la classe dirigente italiana è perfettamente inserita e intenzionata ad aggiudicarsi la sua parte di bottino. Per la seconda volta, nel giro di pochi mesi il Ministero degli Esteri italiano ospita a Roma il Gruppo di Alto livello sulla Siria. Sotto l’egida del neo ministro degli esteri Emma Bonino e del Segretario di Stato Usa John Kerry si riuniscono i membri di quest’alleanza apparentemente eterogenea, che comprende Israele, membri della Lega Araba e paesi della NATO. Quest’alleanza per quanto sia conflittuale al suo interno è tenuta insieme dall’obiettivo di rompere il Fronte Antimperialista composto di Siria, Iran e Resistenza Libanese e di accaparrarsi le risorse e controllo dell’area.  A pochi giorni dai bombardamenti  sionisti su Damasco all’incontro organizzato dalla Farnesina,  partecipa anche il ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni con un trascorso come terrorista del Mossad, tra i temi all’ordine del giorno oltre la Siria  ci sono anche le “presunte trattative sulla Palestina” .  Una terrorista alla guida del Ministero della Giustizia è già un biglietto da visita che la dice molto sulla natura dello Stato sionista, perdi più la Livni si presenta all’incontro  organizzato dal ministro degli esteri  Bonino, nel momento in cui Israele rafforza la repressione contro i palestinesi. Le cronache degli ultimi mesi raccontano della ripresa degli omicidi mirati, dei bombardamenti “selettivi” su Gaza, dell’aumento delle costruzioni delle colonie e degli arresti indiscriminati, e dall’uso sistematico della tortura, com’è testimoniato dalla crudele vicenda del giovane  Arafat Jaradat arrestato e torturato a  morte dall’esercito israeliano. Contro il sistema giudiziario sionista da oltre due anni è ripresa, con maggiore vigore, la lotta dei prigionieri politici palestinesi. Una battaglia che ha trovato una vasta eco nel mondo non solo tra i rivoluzionari e gli antimperialisti, ma anche tra i democratici e i pacifisti più coerenti e che come Rete dei Comunisti sosteniamo in maniera militante.

 Non è un caso se per questo governo di transizione, la classe dominante italiana abbia scelto in maniera bipartisan  la radicale Bonino come ministro degli esteri. L’attuale ministro degli esteri è  una sionista della prima ora, è apprezzata in ambito NATO ed è una figura di spicco tra sostenitori del popolo imperialista europeo, insieme al suo partito sostenne  in maniera convinta la guerra contro la Jugoslavia, che è stato uno dei passaggi costitutivi dell’UE.

Quella che si sta giocando nel mediterraneo è una partita vitale, e l’alleanza con Israele continua a essere  strategica per gli interessi imperialisti, nonostante la crescita e il peso assunto dalle borghesie islamiche, costringano gli USA e l’UE  a un approccio multipolare e più attento alle esigenze delle petro-monarchie e della Turchia. All’inizio di quest’anno gli USA di Obama hanno ratificato lo United States Israel Enhanced Security Cooperation Act, parte di quel dispositivo di cooperazione commerciale e militare con Israele che negli ultimi  40 anni ha garantito all’occupazione sionista fondi per oltre 3.000 milioni di euro, a cui si somma il sostegno significativo  dell’UE e dell’Italia con altrettanti  accordi economici, politici e militari.

Con tutta probabilità i bombardamenti israeliani hanno avuto il via libera da Washington, che difatti si è affrettata  a giustificarlo, autorizzando  così l’ingresso dello Stato Sionista nella guerra alla Siria. L’ingresso della potenza nucleare israeliana segna un aggravamento dell’attacco al popolo siriano e più in generale rivela un’accelerazione del conflitto nell’area. Quest’accelerazione avviene mentre la situazione sul terreno militare volge a favore del governo siriano e  a livello internazionale i piani di destabilizzazione si scontrano con l’opposizione di Russia, Cina, Iran e di molti altri paesi,  tra cui i governi socialisti dell’ALBA. La Siria, sta rispondendo ad attacco formidabile portato su cinque fronti, quello interno aperto dalle milizie quadiste e dalla Fratellanza Musulmana, che si avvalgono di migliaia di mercenari e combattenti stranieri, il nemico di sempre Israele, la Turchia, il Libano e l’alleanza che tiene insieme paesi NATO e la  borghesia islamica del Consiglio di Cooperazione del Golfo. 
Queste forze hanno sempre rifiutato qualsiasi proposta di dialogo e negoziato avanzati dal governo siriano e dai mediatori internazionali come Iran, Cina e Russia. A ogni proposta  di trattativa, l’alleanza  antisiriana ha risposto rafforzando l’aggressione, investendo un numero sempre maggiore di risorse economiche, aumentando l’impegno degli eserciti  regolari e mercenari, affidando al consolidato apparato di propaganda la costruzione del casus belli delle armi chimiche.  

Il tentativo di realizzare il Grande Medio Oriente normalizzato, diviso  e quindi pronto a essere saccheggiato dai paesi imperialisti e dal Consiglio di Cooperazione del Golfo si sta scontrando contro una tenace resistenza, probabilmente anche per questa ragione Israele è entrata in campo. Da oltre sessanta anni Israele costituisce una minaccia per i popoli del mediterraneo, interpretando il ruolo di supervisore dell’imperialismo, un compito ripagato con l’occupazione della Palestina e con l’impunità totale per i crimini commessi contro i popoli della regione.  Il Governo di Tel Aviv ha delle enormi capacità di sterminio, alle armi nucleari affianca una tecnologia militare e un arsenale di armi non convenzionali che utilizza in maniera terroristica e senza alcuno scrupolo, come si visto a Gaza e in Libano. Tra le impunità e i premi ricevuti per i servigi resi ottenuti dallo Stato sionista, c’è l’occupazione del Golan, un pezzo di terra siriano fertile e strategico, grazie al quale i carri armati di Tel Aviv si trovano a poche decine di chilometri da Damasco. Israele è sempre stato un attore presente nella guerra contro la Siria e il Fronte Antimperialista, nella partita entrano interessi militari ed economici entrambi strategici per il mantenimento di una posizione egemone nell’area. Le prese di distanza dei paesi della Lega Araba, della Turchia e dell’Egitto per i bombardamenti israeliani, suonano false, sono delle condanne di circostanza che non possono nascondere le ricche relazioni economiche e la complicità con il sionismo per il controllo della regione. Già nel passato Israele e le monarchie reazionarie hanno collaborato nel fare  la guerra agli Stati nati dal panarabismo e ai movimenti di resistenza arabi e palestinesi. L’intervento israeliano cade alla vigilia delle elezioni in Libano e in Iran, ed è possibile che Tel Aviv al pari degli altri alleati NATO possano tentare di allargare la loro azione destabilizzatrice e aggressiva contro questi paesi, ma è altrettanto vero che il Fronte Antimperialista sta dando dimostrazione di saper resistere.

Nei mesi passati la Rete dei Comunisti è stata impegnata nella campagna nazionale Mediterraneo mare di guerra, con dibattiti, iniziative, articoli, e trasmissioni in cui abbiamo evidenziato come l’area mediterranea stia diventando il teatro principale dello scontro tra blocchi politico-economici, interno alle dinamiche del conflitto di classe determinate dalla nuova divisione internazionale del lavoro e dalla competizione globale inter imperialistica che ne deriva. Conflitti e scenari che si stanno delineando nell’area mediterranea allargata, in Africa e nel mar della Cina, e che sono tutti all’interno del principale conflitto capitale-lavoro, che oggi si ripropone con tutta la sua forza a causa della crisi sistemica del modo di produzione capitalistico.

A quest’attività abbiamo affiancato l’impegno militante contro l’aggressione al popolo siriano dando vita insieme con altre forze all’appello giù le mani dalla Siria, cosa che ci ha consentito allargare la battaglia politica contro la guerra imperialista e di contrastare quanti all’interno  della sinistra hanno sposato le tesi imperialiste della guerra umanitaria, riducendosi di fatto a sostenere le opposizioni armate siriane reazionarie e oscurantiste delle legate alla NATO e alle petromonarchie .

Se la crisi capitalista determina un’escalation bellica che investe l’area del mediterraneo, la risposta a tutto questo è quella dell’organizzazione e del rafforzamento politico del conflitto sociale e di classe, la condanna della politica dell’UE come polo imperialista e parte dell’aggressione al popolo siriano, ai popoli e ai lavoratori dell’area mediterranea e dei Balcani. Diviene pertanto sempre più importante orientare l’azione politica contro Bruxelles e Francoforte, richiamando la necessità della rottura e dell’uscita dall’UE, costruendo lotte contro il neo-liberismo, coniugandole alla condanna della guerra imperialista e indicando che la strategia politica non può che essere quella del superamento del capitalismo e per la costruzione del socialismo possibile nel XXI° secolo.

Rete dei Comunisti

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