Il paese delle “deroghe”. Proprio come viene agevolata e protetta l’evasione fiscale, così viene permessa l'”evasione ambientale”. Le leggi per combattere l’inquinamento ci sono, ma ogni volta che una denuncia o un controllo – rarità! – fa trovare livelli di inquinamento intollerabili, oppure la presenza di materiali proibiti, scatta la “deroga”. Perché bisogna salvaguadare prima di tutto “le imprese”…
Due articoli che aiutano a capire.
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Amianto Se è l’ambiente a far ammalare
Prodotti a rischio neurotossico o perturbatori endocrini
ROBERTO MICHELE SUOZZI
Malati d’ambiente, inquinato e contaminato. Ci si ammala in Italia, non solo a Salto di Quirra, in Sardegna, e a
Taranto, dove c’è l’Ilva, ma anche a Cerano (Brindisi) dove c’è la centrale termoelettrica a carbone più grande
d’Europa, il posto più inquinato d’Italia. Nel 2007, il sindaco del paese con un’ordinanza vietò che in 400 ettari
di terreno attorno alla centrale, inquinati da arsenico, berillio, vanadio si coltivassero piante per
l’alimentazionee frutti. Gli inquinanti sono moltissimi: cromo, nichel, arsenico, mercurio, amianto e lindano. Né
vanno dimenticate le discariche dei rifiuti, le aree industriali, le sostanze chimiche nei cibi. Trovato piombo e
arsenico nel mare di Livorno, mercurio nelle acque di Trieste, benzene in quello di Ravenna. Tito, attaccata a
Potenza, e Val Basento, sempre in Lucania, sono due aree tra le più inquinate.
Di recente Consiglio nazionale delle ricerche e ministero dell’Ambiente hanno siglato un documento per
l’istituzione di un centro di riferimento per il mercurio, il cui eccessivo accumulo nell’acqua, anche marina,
entra nella catena alimentare attraverso i g r a n d i pesci pelagici determinando intossicazioni anche negli
uomini. Il mercurio può anche essere presente in frutta e verdura, e nei fumi delle miniere d’oro. Su
Enviromental Health del 2013 uno studio svedese ha valutato anche le problematiche relative a cadmio e
piombo, che causano effetti tossici renali. Dallo studio emerge che il mercurio è in grado di procurare effetti
neurologici ed influenzare lo sviluppo del cervello già da quando il nascituro è nel grembo della madre.
Capitolo a parte per il lindano, messo al bando (ma non nei paesi extraeuropei) e utilizzato come
antiparassitario per gli animali domestici e d’allevamento, e, negli esseri umani, in prodotti per la scabbia e la
pediculosi. Inoltre è stato impiegato nel trattamento di alberi da frutto, semi e suoli. Il lindano è una
neurotossina sospettata di cancerogenità e lo si considera “perturbatore endocrino”, poiché può recare danni
a livello del sistema riproduttivo maschile e femminile. Uno studio (2012), pubblicato su Marine Pollution
Bullettin, (autori Mauro Marini, istituto di Scienze Marine di Ancona e università di Urbino e di Tirana)
evidenzia la presenza di lindano nel sedimento marino e nel pescato del mare d’Alb a n i a .
Ma il problema non è soltanto albanese: anche campioni di pesci pescati al largo della foce del Po e delle
coste italiane risultano contaminati seppure non ai livelli albanesi. E sono state trovate tracce di lindano
anche nel lago Maggiore, in quello di Lugano e – a livelli significativi – nel comune di Colleferro e nella Valle
del Sacco.
Altra sostanza che costituisce una vera emergenza è l’amianto, che provoca circa mille morti ogni anno: può
provocare tumore ai polmoni e mesotelioma del pericardio, può colpire anche l’apparato gastrointestinale,
fegato e cistifellea, milza, reni, ovaio e, raramente, la tunica vaginale del testicolo. Il mesotelioma peritoneale
rappresenta circa il 20-30% dei mesoteliomi e origina dal mesotelio, cioè dalle cellule parietali del peritoneo,
membrana sierosa che tappezza le pareti della cavità addominale e pelvica. La malattia ha colpito anche le
donne che hanno lavato indumenti contaminati da polveri da amianto.
Con il recente piano amianto del ministero della Salute l’Italia è diventata punto di riferimento dell’Unione per
l’organizzazione di una rete europea per la lotta alle malattie correlate all’amianto.
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Arsenico Il veleno corre nell’acqua Ancora deroghe e denunce
Milioni di persone nell’intero pianeta vittime dell’elevata presenza di questo elemento in falda
L’inquinamento da arsenico interessa, nel mondo, milioni di persone. Sia l’Efsa (autorità europea per la
sicurezza alimentare) che l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) con la Fao, a causa dell’elevata
tossicità di questo elemento, hanno fissato in dieci microgrammi per litro – abbassandolo – il limite di
riferimento per la protezione della salute.
La pericolosità dell’arsenico è fuori di dubbio e la sua presenza nella catena alimentare, soprattutto nelle
falde acquifere, è certamente un punto di grande criticità. Oltre ad avere molteplici e importanti azioni
tossiche, l’arsenico ha infatti effetti cancerogeni a carico di diversi organi. Tutti motivi per i quali non è stata
accolta bene la terza deroga europea concessa al Lazio (inizialmente erano cinque le regioni italiane
interessate) per l’erogazione di acqua con livelli superiori a quelli previsti dalla legge (secondo i dati
Codacons il valore dell’arsenico arriverebbe fino a 16 microgrammi per litro). Deroga che fa salvi gruppi
sensibili di popolazione, come bambini sotto i tre anni, donne in gravidanza e allattamento. L’emergenza
dunque continua, e interessa ben 45 comuni della provincia di Viterbo e cinque della provincia di Roma,
coinvolti circa 260.000 residenti. E se è vero che, rispetto al 2009, il quadro è migliorato grazie alla
realizzazione di impianti per la rimozione di arsenico e boro dalle acque trattate, impianti tra i più grandi
d’Europa, è altrettanto vero che la prima deroga è datata 2003, dieci anni fa.
Dieci anni di deroghe che hanno spinto il Codacons a raccogliere le firme (la raccolta è ancora in corso sul
sito dell’associazione) per una class action con richiesta di risarcimento danni. Inoltre il Codacons ha
denunciato ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità che – secondo l’associazione dei consumatori-
hanno nascostoi dati allarmanti alla popolazione.
L’American Journal of Epidemiology (2013) intanto riporta uno studio statunitense secondo cui i problemi
dermatologici, associati all’esposizione cronica di arsenico, sono predittivi di tumori, anche dopo decadi dalla
cessazione dell’esposizione e che è anche più elevato il rischio di tumori a polmoni, cistifellea, fegato, reni,
prostata. Inoltre nonè solamente ingerendo acqua contaminata che ci si può esporre all’arsenico, ma anche
mangiando vegetali coltivati e irrigati con acqua contaminata. Sperimentalmente, sembra che l’estratto
acquoso delle foglie di Psidium guajava (piccolo albero coltivato per i frutti), protegga dai danni dell’arsenico e
la naringenina, un flavonoide contenuto in arance, limoni, pompelmo, sia potenzialmente una sostanza
protettiva dai possibili danni a livello epatico e renale mentre l’Arundo donax, la comune canna, può
bonificare – entro certi limiti ovviamente-i luoghi inquinati da metalli pesanti e impedire che questi entrino nella
catena alimentare.
da Repubblica, 7 maggio 2013
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