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Inceneritori. Un NO scientificamente motivato

Il mantra mediatico-governativo presenta gli inceneritori come una soluzione perfetta, salutistica, quasi, per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Chi si oppone, inevitabilmente, viene additato come un “signor no”, un Nimby, o più semplicemente un cretino contrario al progresso.

Poi un istituto pubblico fa il suo mestiere – nel caso dell’Arpa; rilevare gli effetti del funzionamento degli inceneritori già attivi . e scatta il silenzio totale sui dati statistici, ovvero scientifici perché “a consutivo”, ex post, non “stime” o “previsioni”. Fatti, non pugnette, diceva un comico del grido…

Sappiamo bene, naturalmente, che anche gli inceneritori sono “storicamente determinati”, e quindi sottoposti all’evoluzione tecnologica; che, quindi, quelli di ultima generazione produrranno probabilmente emissioni percentualmente meno pesanti, per tonnellata di rifiuti bruciati. Ma, appunto, “meno” non significa “nulla”. Anche perché, in genere, un impianto più efficiente può “lavorare” un tonnellaggio giornaliero superiore. Quindi il problema che si finge di buttar fuori dalla finestra rientra silenziosamente dalla porta.

Proponiamo il lavoro dell’Arpa Piemonte, pubblicato in giugno, ma di cui – anche noi – abbiamo appreso l’esistenza soltanto oggi. Da conservare come documentazione inoppugnabile, sbattendola in faccia ai “tranquillizzatori” professionali (perché stipendiati per farlo).

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Concluso lo studio epidemiologico Arpa sull’inceneritore di Vercelli

30 giugno 2015

Sono stati presentati ieri, in una conferenza stampa al comune di Vercelli,  i  risultati dello studio epidemiologico Arpa sulla popolazioneresidente nei pressi dell’inceneritore di Vercelli.

L’inceneritore, attivo dall’inizio degli anni ’70 e chiuso nel 2014, era di proprietà della società ATENA Patrimonio Spa, mentre la gestione era affidata alla ditta Veolia.

L’impianto era costituito da tre linee, aventi ciascuna una potenzialità termica di 7.140.000 kcal/h (8302 kW), autorizzate per smaltire ciascuna:

  • 72.3 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani (R.S.U.) e speciali assimilabili agli urbani
  • 2.7 tonnellate al giorno di rifiuti speciali ospedalieri (R.S.O).

Il calore sviluppato durante la combustione veniva utilizzato per generare vapore surriscaldato inviato successivamente a due turboalternatori per la produzione di energia elettrica.

Nel 2014 è iniziato uno studio epidemiologico sugli effetti sulla salute dell’inceneritore, reso possibile grazie ad un progetto CCM del Ministero della salute. Lo studio è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia e Salute ambientale dell’Arpa Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento Arpa di Vercelli, i Comuni di Vercelli ed Asigliano Vercellese e l’Asl di Vercelli (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica).

Lo studio epidemiologico aveva l’obiettivo di studiare i possibili effetti sulla salute, con particolare riferimento ai dati di mortalità e morbilità (ricoveri ospedalieri) per alcune cause correlabili alla residenza in prossimità dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, basato sulla storia residenziale della popolazione nei comuni di Vercelli e Asigliano con un follow-up di mortalità e morbilità dal 1.1.1997 fino al 31.12.2012 (15 anni). L’esposizione dei residenti nell’area interessata dalle emissioni dell’impianto è stata stimata attraverso modelli di dispersione, rafforzati da dati provenienti da campagne di campionamenti ad hoc.

La popolazione residente è stata divisa tra esposti (residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’inceneritore) e non esposti (residenti nei due comuni fuori dall’area di ricaduta).

È stato misurato il rischio di contrarre una patologia dei residenti nell’area di ricaduta verso l’area di non esposizione.

I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nellapopolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico- ostruttive negli uomini (+ 50%)

I risultati dell’analisi dei ricoveri ospedalieri sono stati utilizzati per calcolare l’incidenza di patologie correlate considerando solo il primo ricovero. Dall’analisi emergono dei risultati che confermano molti dei rischi emersi dall’analisi dei dati di mortalità: rischi aumentati per il tumore del colon-retto (+35%), depressione (+10%), ipertensione arteriosa (+20%). Anche per le bronco pneumopatie cronico- ostruttive i rischi sono aumentati nello stesso modo (+12%).

Alcuni risultati sono significativamente aumentati solo nelle analisi di morbilità: rischio più alto di ricovero per diabete (+10%), per le malattie degenerative del sistema nervoso centrale (con il 10-20% di aumento del rischio). Rischi aumentati sono stati trovati anche per le patologie epatiche croniche e cirrosi (+30%).

I risultati ottenuti sono simili ai risultati di altri studi epidemiologici condotti in passato su inceneritori di vecchia generazione, che avevano evidenziato eccessi di rischio per tutti i tumori, per tumore del colon retto, per il tumore del polmone, per i linfomi, per le malattie ischemiche cardiache, per le malattie respiratorie.

L’area in studio è critica da un punto di vista ambientale; i risultati soffrono di una povera caratterizzazione dell’esposizione occupazionale e di informazioni sui fattori di rischio individuali dei soggetti della coorte. Alcune patologie, come la depressione e le malattie degenerative del sistema nervoso centrale, potrebbero essere spiegate con l’esposizione a pesticidi utilizzati in agricoltura, ampiamente utilizzati nella stessa area di ricadute delle emissioni dell’inceneritore.

Il documento in pdf: 

 

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