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Evo Morales in Italia. Una battaglia comune

Il Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia, Evo Morales, è stato in visita ufficiale in Italia e ha incontrato il suo popolo combattente boliviano e tanti compagni rivoluzionari italiani .

Il compagno Evo si è rivolto nel suo sentito e appassionato intervento  agli entusiasti e festanti oltre duemila boliviani presenti e alla folta delegazione della USB-Lombardia,insieme ai compagni della Rete dei Comunisti,di Nuestra America , e di alcuni altri attivisti dei movimenti sociali  che operano in quel territorio, sottolineando più volte le grandi conquiste sociali e politico-economiche  del processo rivoluzionario boliviano,caratterizzato dalla forte impronta  antimperialista , anticolonialista e anticapitalista.

In questo clima di gioiosa e partecipata festa popolare  che ha caratterizzato la visita di Evo Morales a Bergamo,l’associazione Nuestra America e il Capitolo Italiano della Rete delle Reti di Difesa dell’Umanità, hanno distribuito molti volantini che spiegavano la storia dell’ingiusta detenzione nelle carceri USA dei cinque eroi cubani ed esposto,riscuotendo grande simpatia, successo e partecipata solidarietà dei tantissimi presenti, lo striscione per  la loro liberazione immediata .

 

Si è conclusa con un gran successo politico la visita in Italia del Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia Evo Morales  , grazie soprattutto ad un articolato e duro lavoro dell’ Ambasciatore Antolin e di tutto il personale dell’Ambasciata e del Consolato. 

 

Gia’ dalle primissime ore del 5 settembre,circa 20 rappresentanti di organizzazioni politiche , sindacali e di movimenti sociali sono state incontrate ufficialmente a  Roma dal Presidente; tra queste alcune strutture e organizzazioni a forte connotazione antimperialista , anticapitalista della sinistra di classe ( l’ Unione Sindacale di Base-USB, la Rete dei Comunisti, Associazione e rivista Nuestra America, i Blocchi Precari Metropolitani, Collettivo Militant).

 

 Il pomeriggio l’appuntamento era a Colognola, un paese assorbito dall’espansione della città di Bergamo, e dove vive la più numerosa comunità boliviana in Italia, che in pochi giorni si è messa all’opera con grande impegno ed entusiasmo per accogliere con tutti gli onori il suo primo Presidente indio e leader del sindacalismo di classe. Un’ora di spettacoli con danzatori in costume, saluti della comunità e testimonianze hanno preceduto l’intervento di Evo Morales. Numerose erano le bandiere dell’USB, che si sono mescolate alle tante  Whipala e alle bandiere boliviane.

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Da anni l’USB, all’interno della WFTU-FSM ed anche  attraverso il proprio centro studi  Cestes Proteo , mantiene e sviluppa relazioni di amicizia e interscambio con i sindacati operai e contadini boliviani , con il MAS e con varie istituzioni anche governative boliviane. Anni di solidarietà internazionalista, di collaborazione teorica militante e di partecipazione comune al fronte di lotta internazionale dei lavoratori ,hanno prodotto il risultato che temi quali la difesa dei beni comuni, lo sviluppo solidale in equilibrio con l’ambiente e la socializzazione della ricchezza , così come la decisa caratterizzazione conflittuale antimperialista e anticapitalista siano parte del patrimonio politico, oltre che culturale, dell’ Associazione  Nuestra America , dell’USB,  di Cestes Proteo, della Rete dei Comunisti.

Consapevoli dell’importanza di questo incontro le federazioni di Bergamo e Milano dell’USB e di tutta la Lombardia, hanno rimandato alcune riunioni indette in funzione dell’organizzazione dello sciopero generale indetto per il prossimo 18 ottobre, dando così modo a tantissimi  compagni di portare direttamente la solidarietà e il sostegno al processo rivoluzionario boliviano del socialismo comunitario , parte fondante e strategica dei percorsi della transizione socialista del XXI secolo.

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 ia a Roa sia a Bergamo ,la grande capacità politica si è unita alla carica emotiva e alla capacità comunicativa del compagno Evo, Presidente ma allo stesso tempo  dirigente  politico, sindacale, figlio dei popoli indigeni, rompendo così con la formalità e puntando dritto al nocciolo delle questioni delle grandi battaglie in difesa dell’umanità , incentrate sul protagonismo nelle lotte radicali dei movimenti sociali internazionali. Uno stile, un parlare diretto  e un agire da grande leader rivoluzionario internazionale e internazionalista, che giustamente lascia l’amaro in bocca ai sostenitori del profitto e alla  stessa sinistra eurocentrica consociativa e  collaborativa con la società del capitale e delle multinazionali, direttamente protagonista dei disastri della società del libero mercato e dello sfruttamento.

 

 Nel rispondere al saluto e alla domanda posta dalla nostra delegazione,nella riunione di Roma, sull’attualità strategica del socialismo del XXI e sull’universalità e applicabilità contestualizzata del paradigma del Vivir Bien nella transizione socialista anche qui in Europa e in occidente, sia il Presidente sia il Ministro degli Esteri, hanno rilevato due aspetti principali. Il primo è che il modello economico capitalista con la sua natura di sfruttamento sull’uomo e sulla natura,ha generato una crisi economica sistemica, ma anche ambientale,alimentare,energetica, culturale, non più sostenibili; secondo aspetto ,il capitalismo per garantirsi lo sfruttamento di popoli e terre ricorre costantemente alla guerra e all’economia di guerra come tentativo di uscire dalla propria crisi.Sono questi aspetti che secondo i due alti dirigenti rivoluzionari  boliviani rendono il capitalismo un criminale pericoloso, disastroso per  l’intera umanità, per la sopravvivenza stessa del  pianeta terra. Il Vivir Bien e il socialismo del XXI secolo che nasce , si sviluppa e si difende nelle lotte di autodeterminazione dei popoli, sono una risposta che i movimenti di classe dell’America Latina stanno praticando quotidianamente, ottenendo successi enormi  politici, economici e sociali  e sviluppando un sistema di relazioni tra i paesi che si basa sul rispetto reciproco dell’autodeterminazione popolare, sul dialogo e sulle relazioni economiche basate sulla complementarietà solidale e non sul modello competitivo del capitalismo.

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L’ ALBA prima di tutti, ma anche UNASUR, il MERCOSUR e la CELAC offrono uno sviluppo indipendente ai paesi e ai popoli dell’America Latina e del Caribe, riducendo la competitività all’interno del continente e favorendo il dialogo e lo sviluppo equilibrato , a sostenibilità socio-ambientale,pacifico perché solidale e complementare. L’ALBA, ha sottolineato Evo Morales, rappresenta il punto più alto del processo di emancipazione dei popoli del continente. Riecheggiando la celebre frase di Tupac Amaru  “tornerò e saremo milioni “, il Ministro  degli Esteri ha rilevato che alla crisi dei paesi occidentali risponde una rinascita di lungo respiro e di reale alternativa di sistema, che nasce e si sviluppa dalle pratiche sociali solidali dei popoli  originari,indigeni e naturali dell’America Latina.

 

 

 

Secondo Morales  in Europa esiste una sinistra autoreferenziale e scollegata dai lavoratori, o peggio ancora liberale, ed altrettanto grave è, riferendosi in principal modo all’America Latina, il settarismo di quei partiti del movimento operaio ancorati a un ideologismo formale e chiuso ai movimenti sociali e critico in maniera settaria nei confronti dei processi di trasformazione radicale in atto nella Nuestra America.

 

A Bergamo, il Presidente rivoluzionario , interprete dei bisogni di cambiamento radicale del suo popolo in chiave di decolonizzazione e di liberazione dallo sfruttamento capitalista, ha toccato il cuore della sua gente. Dalla tribuna colorata allestita dagli organizzatori – con a fianco l’Ambasciatore, il Console e i Ministri degli Esteri e della Difesa della Bolivia e al nostro direttore,il Prof. Vasapollo – il compagno Evo si è rivolto nel suo sentito e appassionato intervento  agli entusiasti e festanti oltre duemila boliviani presenti e alla folta delegazione della USB-Lombardia,insieme ai compagni della Rete dei Comunisti,di Nuestra America , e di alcuni altri attivisti dei movimenti sociali  che operano in quel territorio, evidenziando in vari passaggi le conquiste economiche politiche e sociali del processo rivoluzionario, con la ferma condanna alle aggressioni imperialiste e alle guerre imposte dalla volontà di espansione del capitalismo e del neocolonialismo. Ha insistito con grande orgoglio citando dati precisi , ufficiali , inequivocabili , sui successi della rivoluzione del popolo e per il popolo. Ha dialogato  in maniera diretta e informale con la comunità in cui cresce la voglia di rientrare in Patria; una richiesta in costante aumento, un tema molto delicato, riguardo al quale ha risposto il compagno Evo, il governo sta studiando un piano articolato nel tempo, creando tutte le condizioni di buon lavoro, di strutture , di gratuità dei servizi essenziali, per favorirla politica di rientro basata su  un ritorno accogliente, con buonissime prospettive per tutti i boliviani  che devono vivere sereni e in maniera socio-ambientale sostenibile, equilibrata nel benessere a casa loro.

 

 

La rivoluzione  socialista del Vivir Bien, sta producendo uno sviluppo armonico e compatibile costante nel paese, come segnalano gli indicatori di benessere sociale che misurano la reale disponibilità di beni e servizi come, sanità, cultura,occupazione, alimentazione, acqua e abitazioni. Come ha spiegato molto semplicemente e con gran efficacia, il companero Presidente,  nazionalizzando e mantenendo sotto il controllo statale, le compagnie degli idrocarburi e della produzione di energia, è stato possibile indirizzare le risorse ricavate dalle vendite verso aree di pubblico interesse proteggendo e allargando la sfera dei beni comuni con costanti e forti investimenti sociali.

 

La nazionalizzazione d’imprese strategiche e il controllo della politica economica da parte dello Stato fornisce risorse economiche per uno sviluppo incentrato sull’uguaglianza nella complementarietà,  investendo così in solidarietà e compatibilità fra progresso e sviluppo sociale a sostenibilità ambientale, cioè quindi investendo nel futuro dello sviluppo della Bolivia in armonia con l’intera umanità. Queste non sono le vittorie di Evo Morales ma della nostra rivoluzione, ha sottolineato più volte il compagno Presidente, figlio e guida del suo popolo ma anche eletto dai movimenti sociali internazionali come il grande leader e riferimento rivoluzionario antimperialista , anticolonialista e anticapitalista.

 

Una comunicazione empatica, fatta di gesti oltre che di parole. E’ così che il Presidente una volta finito il suo discorso si è fatto coinvolgere prima nelle bellissime danze con i costumi tradizionali e poi in una appassionante  partita di calcio tra compagni e amici della comunità boliviana, fra cui anche l’Ambasciatore.

 

 

In questo clima di festa popolare  che ha caratterizzato la visita di Evo Morales a Bergamo abbiamo esposto,riscuotendo grande simpatia, successo e partecipata solidarietà dei tantissimi presenti, lo striscione per la liberazione immediata dei cinque eroi cubani , quattro dei quali ancora ingiustamente detenuti nelle carceri statunitensi dopo 15 anni di tortura vendicativa, per la sola colpa di aver lottato contro il terrorismo imperialista e in difesa dei valori di Cuba socialista rivoluzionaria.  Il cinque di ogni mese,come questo 5 settembre,  l’associazione rivista Nuestra America e il Capitolo Italiano della Rete delle Reti di Difesa dell’Umanità, cosi come altre associazioni di solidarietà, mettono in campo iniziative di sostegno della liberazione senza condizioni dei 5  nostri fratelli ; e oggi più che mai va rafforzata  la solidarietà internazionalista con Cuba, la cui rivoluzione socialista  rimane centrale per l’emancipazione e la sovranità della Patria Grande Latino Americana.

Stando a quanto riportano i giornali anche Napolitano,nell’incontro del 5 settembre, si è dovuto confrontare con la comunicazione rivoluzionaria, appassionata e diretta del Presidente Evo Morales. Solo poche settimane fa gli USA sollecitavano con successo i paesi europei, tra cui l’Italia, affinché negassero il diritto di sorvolo all’aereo Presidenziale boliviano. Un atto ostile e di vera e propria pirateria, di prepotenza neocolonialista e imposizione imperialista , che non è estremistico definire di terrorismo di Stato ,cui anche  le nostre istituzioni centrali politiche e le più alte cariche della Repubblica  italiana ne portano  la vergognosa  responsabilità politica e morale.

 

Ma i rivoluzionari sanno aspettare… Il 5 settembre, il caso vuole che il compagno Evo  abbia incontrato le  nostre delegazioni nella sala riunioni di un hotel a poche decine di metri dall’Ambasciata statunitense di Roma. Stando a quanto riporta  la  stampa nazionale durante  la visita al Quirinale  il Presidente Morales ha ribadito al Presidente Napolitano la necessità di una via pacifica per risolvere l’aggressione alla Siria, fuori da ogni  ingerenza imperialista e dalle minacce di guerra; una posizione condivisa da un numero ampio di paesi tra cui i BRICS, i paesi dell’ALBA e anche dal Vaticano.

 

 

Ieri mattina 6 settembre  c’è  stato, infine, il sentito e  cordialissimo incontro in Vaticano di  oltre mezzora tra il Papa  Francesco e Evo Morales, che ha simpaticamente esordito “Lei e’ il fratello Francesco”,  abbracciando il Pontefice , che ha replicato: “Cosi’ deve essere”.
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anti i temi trattati secondo gli organi di stampa , e tra questi sicuramente  per entrambi i Capi di Stato la decisa e forte contrarietà alla guerra e ogni forma di violenza e aggressione, in particolare in questo difficilissimo momento per il popolo siriano; ed  è stato anche ribadito dal Presidente Morales  il  desiderio-diritto  della Bolivia di un accesso al mare, che sarebbe strategico nella politica economica ,oggetto di estenuanti e improduttive trattative che durano ormai  da lunghissimi anni per  ottenere una concessione territoriale dal Cile. 

 

Vogliamo concludere riferendoci ancora alla schiettezza rivoluzionaria del compagno Evo. Lasciando il Quirinale, stando a quanto riportano i cronisti ,ha commentato con  ironia ad alto significato politico , come sempre con acutezza sa fare,  auspicando che Obama renda onore concretamente al suo Premio Nobel per la Pace.

 

Parole gentili ma decise quelle che vogliono essere scandite da Presidente ma allo stesso tempo da compagno rivoluzionario; dure da ascoltare perché sono una verità certamente poco digeribile per le alte cariche dello Stato e i governanti italiani di regime,che hanno sempre sostenuto l’alleato statunitense…. ma si sa per il  Compagno Presidente  Evo, la verità è sempre  rivoluzionaria!

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