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18 e 19 Ottobre. Due manifestazioni, una prospettiva

La propaganda martellante dei mass media e delle autorità non ha sortito gli effetti da loro “desiderati” di fronte alla riuscita delle due eccezionali giornate di lotta: lo sciopero generale del 18 promosso dal sindacalismo indipendente e la manifestazione nazionale – riusciti in condizioni davvero difficili tra i lavoratori – dimostrano che la presenza e la crescita del sindacalismo indipendente e conflittuale è non solo un elemento acquisito nel conflitto nel nostro paese ma diviene sempre più un elemento di prospettiva per tutto il movimento di classe nelle sue molteplici forme.

 La conferma di questa potenzialità e possibilità è venuta nella grandissima manifestazione dei movimenti sociali per la casa e territoriali del giorno successivo, dove si è intravisto quel blocco sociale antagonista che sta affinando i suoi strumenti di organizzazione, identità, lotta e coscienza. Naturalmente è un percorso complesso e delicato ma indubbiamente la concezione e la percezione di un processo ricompositivo era presente nell’azione delle centocinquantamila persone che hanno sfilato nelle due giornate romane.

Queste due giornate amplificano le sfide politiche e le responsabilità rispetto alla situazione politica e sociale del paese.

La prima è continuare in modo fortemente determinato a seguire i processi ricompositivi, i quali possono solo assumere un carattere sempre più politico e che devono fare i conti con la causa del peggioramento delle condizioni sociali del paese provocato dalla costruzione della Unione Europea. E’ questa nuova formazione statuale sovranazionale che produce tutti gli effetti economici, sociali, politici, antidemocratici che sta devastando l’Italia ma anche tutti i paesi del Mediterraneo, è questa la “macchina da guerra” del capitale europeo che bisogna contrastare e distruggere.

L’altra responsabilità riguarda il fatto che il conflitto sociale e di classe non può fare a meno dell’organizzazione – come confermato dai due giorni di mobilitazione – per divenire un elemento stabile nello scenario italiano. Ma un’organizzazione non può che, a sua volta, essere la “risonanza” di quella ricomposizione politica sopra indicata e di un conflitto che inevitabilmente assume una dimensione continentale.

Ma se il futuro del conflitto ne esce rafforzato, un risultato politico lo si è ottenuto già da ora  mettendo “game over” quell’area collaterale al PD che ha manifestato il 12 Ottobre. Non è vero che le giornate del 18 e 19 Ottobre siano la continuità del 12, al contrario, ne sono la negazione. Sono antagoniste a quella prospettiva politica – al di là della copertura certamente giusta sulla difesa della costituzione che si è data – ma che non può essere praticata tirando la giacca al PD, tacendo sulle responsabilità di Napolitano o sulla subordinazione all’Unione Europea.

Il fatto che si continui a sottacere a sinistra questa verità, significa che si continua a non voler prendere atto che la nave del conflitto antagonista ha preso ormai il largo e non deve più aspettare gli avventuristici promotori del “fu” 15 Ottobre 2011 e del 12 ottobre di quest’anno.

21 Ottobre 2013

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