I social network sono una vetrina su un mondo in continuo e instancabile aggiornamento. Ogni giorno ci permettono di gettare uno sguardo – curioso, critico, compiaciuto, iroso – sulle più varie tipologie antropiche, svelando tratti di umanità a volte originale, a volte banale, a volte onesta, a volte dolente. Confesso che a me divertono molto.
Mi sono reso conto che, in una prospettiva sincronica, utilizzando questi mezzi non è difficile avvertire una piena e consapevole solidarietà con chi, in un giorno come questo, giustamente ricorda e omaggia, rendendo il proprio tributo con parole, citazioni, canzoni e immagini. Ma in una prospettiva diacronica, i messaggi suddetti diventano, di contro, sottilmente ambigui, velatamente inquietanti, svuotati di ogni onestà sostanziale, tesi piuttosto a favorire la stanca, e sterile, ricomposizione formale di un concetto non assimilato, replicato senza giudizio critico e al comodo sforzo di un click. Senza badare se quanto viene enunciato in un dato momento non possa entrare in contraddizione – piccola o grande che sia – tra quello che è stato detto prima, e ciò che sarà detto in seguito.
Insomma, il valore di un messaggio, l’onestà della sua intenzione, si basa anche sulla coerenza e sulla validità del contesto. Oppure, per esemplificare con una tabella oraria:
– December 2 at 11:22pm via mobile: “Emicrania ufffiii!!!”
(segue selfie nel letto, abat-jour Hello Kitty, occhiaie, trucco, reggiseno in pendant con lenzuola)
– Decembre 3 at 2:30pm via mobile: “Dopo tanti anni e un giorno” finalmente un altra emozione!!!!”
(segue valanga di “!”, cuoricini sparsi, nuovo singolo di Ligabue)
– December 3 at 9:31pm via mobile: “With Family … mangiamoci una cosetta!!”
(segue galleria fotografica, filtri Instagram, candele fuori fuoco, abbacchio allo scottadito)
– December 4 at 7:32pm via mobile: [CITAZIONE FABIO VOLO]
– December 4 at 8:51am via mobile: “Tanto tanto sonno!!!”
(segue selfie in bagno, iPhone con copertina pitonata, specchio, mattonelle bianche, tette mezze di fuori ma casualmente)
– December 4 at 2:27pm via mobile: “Questa è x te tesò!”
(segue selfie davanti allo specchio, tag ad amica, foto profilo minigonna zebrata, tacco 12, effetto seppia)
– December 4 at 7:32pm via mobile: [FUMETTO BITSTRIPS]
(segue contenuto vario e opinabile, dubbio grado di verosimiglianza con la persona fisica)
– December 5 at 10:51am via mobile: “Voglio andare lontanoooooooo!!!”
(segue selfie faccia triste, numero variabile di emoticon tristi, occhiali da sole di Gucci, canzone di Vasco)
– December 5 at 4:54pm via mobile: “Io non sono razzista ma credo ke i rom devono stare a casa loro, puzzano e non si lavano, sui mezzi pubblici gli darei focooooo!!!”
(segue schiera di facce arrabbiate e nauseate,
– December 5 at 10:45pm via mobile: “NOOOOO CIAO MANDELA UN MITO MI MANCHERAI!!! RIP ♥”
(seguono cuori numero variabile, like bipartisan, foto in bianco e nero primo risultato Google immagini)
– December 6 at 1:21pm via mobile: PIZZA TIME!!!
(segue primo piano margherita mozzarella di bufala e pachino)
– [Ad libitum.]
Purtroppo, in giornate come questa, nella società figlia dello share e del ‘condividi su Facebook’, si avverte sempre più spesso la difficoltà di approvare ciò che è universalmente approvabile, l’impossibilità di condividere quello che è umanamente condivisibile. Il dolore ha smesso di essere una riflessione privata, la solidarietà umana è diventata un collage di atti formali con cui rendere unicamente tributo a un’utenza pubblica. Una riproduzione tecnica e collettiva di sentimenti che, singolarmente, non proviamo più.
Per il cordoglio 2.0 vale il vecchio indovinello zen: “Se una persona commemora Mandela nella foresta e non c’è nessuno nei dintorni che lo possa sentire, gliene frega davvero?”
Chissà.
Ma ora COFFEE TIME!!!
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