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Gli Yazidi raccontano: “traditi dai nostri vicini di casa”

Per anni sono stati loro vicini di casa o amici, ma quando sono arrivati i jihadisti dell’autoproclamato Stato islamico (Is) li hanno denunciati, aggiungendo il tradimento alla lunga lista di sofferenze patite dagli yazidi iracheni. “I jihadisti erano afgani, bosniaci, arabi, o anche americani e britannici. Ma i peggiori massacri li hanno orchestrati quelli che vivevano con noi, i nostri vicini musulmani”, ha raccontato Sabah Hajji Hassan, uno yazida di 68 anni che è riuscito a trovato rifugio nel Kurdistan iracheno.

“Le tribù Mewet, Khawata e Kejala, erano tutti nostri vicini. Ma si sono uniti allo Stato islamico, hanno ricevuto armi, e hanno indicato chi era yazida e chi no”, ha aggiunto, affranto, l’anziano signore dalla barba bianca. Sono ormai passate due settimane da quando i combattenti dell’Is hanno attaccato i villaggi yazidi attorno a Sinjar, nel nord dell’Iraq, mettendo in fuga decine di migliaia di persone. Chi non è riuscito a scappare è stato massacrato.

Nessuna comunità è stata risparmiata dalla crudeltà dei jihadisti dell’Is che, dal 9 giugno scorso, hanno preso il controllo di vaste zone del nord dell’Iraq, lasciando alla popolazione solo la possibilità di scegliere tra obbedienza, conversione o morte. Ma gli yazidi, ritenuti dai musulmani adoratori del diavolo, sono le persone più a rischio di un “potenziale genocidio”, stando a quanto ammonito dall’Onu.

“L’Is ha chiesto alle tribù sunnite di scegliere: o collaborate con noi o vi uccidiamo. E hanno collaborato”, ha raccontato Mahmud Haidar, 24 anni, un ex membro delle forze di sicurezza irachene. “Tutti gli iracheni sanno come usare un’arma, non hanno bisogno di essere addestrati. L’Is ha dato loro armi pesanti, veicoli corazzati, AK-47… che avevano preso dall’esercito iracheno”, ha aggiunto. Anche il suo amico di infanzia si è unito ai jihadisti: “E’ stato uno shock. L’Is gli ha fatto il lavaggio del cervello, e lui ha cominciato a indicare chi erano gli yazidi. Se mi avessero trovato, mi avrebbero giustiziato”.

Numerosi sfollati hanno raccontato l’orrore che ha investito i loro villaggi all’arrivo dei jihadisti, che hanno inseguito in strada gli yazidi, uccidendo gli uomini e rapendo le donne. “Hanno portato via tutte le donne della mia famiglia, anche le mie bambine”, ha raccontato Hamid Kurdo. “C’erano cadaveri dappertutto nel mio villaggio – ha aggiunto Khudeida Hussein, 46 anni – hanno detto alle persone che dovevano convertirsi all’islam, il loro islam, altrimenti sarebbero morte”.

Sibashe Khodr, 18 anni, racconta sconvolto la scomparsa del padre, del fratello e di due suoi zii: “Avevano delle armi e avevano deciso di combattere l’Is, ma sono rimasti senza munizioni. Sapevano che sarebbero stati sconfitti, ma volevano dare il tempo agli altri di fuggire. Ho provato a chiamarli. Qualcuno ha risposto, dicendomi che erano nella mani dell’Is. Ora i loro telefoni squillano, ma non risponde nessuno”.

Per le decine di migliaia di yazidi riusciti ad arrivare in Kurdistan, l’attacco dell’Is significa la fine della loro comunità in Iraq. “Hanno tagliano i polsi agli anziani con i coltelli, hanno strappato gli occhi alle persone, hanno rapito le donne, tra cui due delle mie nipoti… fanno tutto per far sparire la nostra comunità dall’Iraq – ha detto Khodeida Bakr, 35 anni – dicono che noi siamo degli eretici. Ma guardate che stanno facendo. Sono loro gli eretici”.

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