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Rompere con l’Unione Europea, costruire un’alternativa euromediterranea

Venerdì 13 marzo la Camera dei Deputati ha ospitato un’iniziativa che a partire dal processo di rottura, in particolare con la costruzione dell’ALBA-TCP, avvenuto in America Latina nei decenni scorsi rispetto all’asfissiante dominazione economica statunitense e alla dollarizzazione delle economie, propone un processo di rottura all’interno dell’Unione Europea che liberi i PIGS – i paesi “maiali” oggetto di anni di politiche di austerity e di diktat – dall’ormai intollerabile gabbia rappresentata dall’Euro, dalla Bce e dalla Troika che i partecipanti all’iniziativa hanno esplicitamente contestato.

In molti hanno seguito con attenzione gli interventi di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle come Manlio di Stefano e Alessandro di Battista, i quali hanno insistito sull’insostenibilità del sistema dell’euro applicato a paesi assai diversi tra di loro dal punto di vista economico e sulla necessità di un’alternativa, dimostrandosi più recettivi rispetto ad una proposta di rottura che generalmente le forze di sinistra italiane non hanno finora preso in considerazione, ancorate come sono ad una velleitaria idea di “riforma” e “democratizzazione” dell’Unione Europea. 
Una proposta di rottura e di creazione di una alleanza di Paesi alternativa all’Unione Europea alla quale la Rete dei Comunisti sta lavorando ormai da molti anni anche in collaborazione con altre forze della sinistra radicale e comunista dei paesi dell’area mediterranea, e che si pone in contrapposizione non solo con i pasdaran dell’Euro e dell’Ue – solitamente le forze liberali e di centrosinistra – ma anche con la propaganda nazionalista e xenofoba di movimenti di destra che spesso utilizzano le parole d’ordine ‘no Euro’ soltanto da un punto di vista strumentale e comunque mai fino alle estreme conseguenze.
Dopo il giornalista Gianni Minà è intervenuto Luciano Vasapollo, docente di Economia all’Università La Sapienza e Direttore del CESTES, il Centro Studi dell’Unione Sindacale di Base. Vasapollo ha rivendicato l’inizio, ormai cinque anni fa, di un dibattito scientifico e politico su un’area euromediterranea alternativa all’Unione Europea e all’Eurozona, agganciato alle dinamiche del sindacalismo di base e dei movimenti sociali. Nel libro “Il risveglio dei maiali”, scritto da Vasapollo con Joaquin Arriola e Rita Martufi (e tradotto in diverse lingue), si è cominciato a proporre la rottura dell’Unione Europea e la formazione di ‘un’Alba euromediterranea’ come via d’uscita radicale ma credibile ad una crisi del modo di produzione capitalistico che ha assunto un carattere sistemico. Una proposta, inizialmente fatta propria da pochi altri intellettuali militanti a livello europeo ma alla quale, via via, stanno aderendo molti altri e vari movimenti sociali europei, che considera necessaria una fuoriuscita dall’euro non di un singolo paese, la cui economia sarebbe immediatamente danneggiata dagli attacchi speculativi, e non per tornare alla vecchia moneta nazionale, il che potrebbe avere effetti disastrosi. Ciò che si propone è un’alleanza di paesi, quelli della sponda sud del Mediterraneo, i più indeboliti dall’euro e dalle politiche rigoriste imposte dalla Germania –  orientate a costruire una periferia interna all’UE che fornisca al centro manodopera a basso costo e assorba i prodotti esportati da Berlino – che rompa con la moneta unica europea per costruire un altro aggregato di paesi, con una propria moneta comune, inizialmente anche solo di compensazione, e un sistema basato sulla complementarietà, la solidarietà e l’equilibrio. Occorre, ha spiegato Vasapollo, che le banche vengano nazionalizzate così come altri settori chiave dell’economia come le telecomunicazioni, l’energia o i trasporti, in maniera da ridare al settore pubblico e allo Stato la capacità di intervenire in campo economico per contrastare gli effetti della crisi e gli interessi dei poteri forti.
Sullo stesso tema è intervenuto Joaquin Arriola, docente di economia dell’Università del Pais Vasco e coautore del saggio sui Pigs e l’Alba euromediterranea, il quale ha ricordato che le storture economico-sociali provocate dall’introduzione dell’euro erano già note prima ancora che la moneta unica entrasse in vigore. Arriola ha citato un episodio risalente al 1996, quando il premio Nobel Modigliani nel corso di una conferenza pubblica a Bilbao lanciò un veemente allarme sulle conseguenze nefaste provocate dall’introduzione di quella che chiamò “la moneta tedesca”, cioè l’euro. In molti, anche a sinistra, pensarono che la moneta unica avrebbe accelerato un processo di creazione e rafforzamento di una Europa federale, democratica e solidale che in realtà non è mai nata, lasciando il posto a una matrigna aggressiva e autoritaria nei confronti di alcuni dei popoli che la conformano. Oggi l’UE è un “organismo costruito sulla base degli interessi delle classi e dei paesi dominanti e dell’egoismo dei potenti” ha accusato Arriola, secondo il quale la moneta unica è stata utilizzata da Francia e Germania per rafforzare le proprie economie e il proprio potere. In particolare la Germania ha utilizzato il processo di unificazione europeo e l’introduzione della moneta unica per assorbire e socializzare i costi dell’assimilazione della Germania e della sua espansione nell’Europa orientale dopo la caduta del blocco socialista. Da anni Berlino utilizza una sfacciata politica di dumping per favorire i propri prodotti e le proprie esportazioni, deindustrializzando così le economie dei paesi del mediterraneo. Secondo Arriola nel duro braccio di ferro in corso tra la troika e Atene, Syriza sbaglierebbe a pensare che sia possibile contrastare l’austerità e ridurre gli effetti delle politiche imposte dalla troika senza mettere in discussione la propria permanenza all’interno dell’Eurozona e senza bloccare del tutto processi di privatizzazione stoppati solo in parte dal nuovo esecutivo.
Alessandro Di Battista, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera per il Movimento Cinque Stelle, ha ribadito con enfasi il carattere ‘postideologico’ dell’identità del suo movimento, sottolineando però la possibilità di portare avanti una battaglia comune su una proposta in grado di costruire nel nostro paese e nel resto dell’Europa un’alternativa alla sottomissione alla troika e all’austerity. Anche Di Battista ha sottolineato che la pur importante vittoria di Syriza in Grecia potrebbe risolversi in un nulla di fatto se il nuovo governo non prenderà atto dell’impossibilità di rispettare il suo programma elettorale all’interno dei vincoli posti dall’Eurozona. “Stampa e politica affermano – ha ricordato Di Battista – che se i nostri paesi abbandonassero la moneta unica le nostre economie crollerebbero: la disoccupazione aumenterebbe, le esportazioni collasserebbero, il debito schizzerebbe in alto… Esattamente ciò che sta succedendo da anni nei PIGS integrati nella zona Euro”.
Secondo Di Battista, che ha attaccato il Jobs Act e il Ttip che danno mano libera alle imprese a danno dei lavoratori, l’Europa del Sud deve ‘fare cartello’ come hanno fatto a suo tempo i paesi dell’America Latina e costruire una nuova aggregazione di paesi che funzioni con parametri economici e politici completamente diversi da quelli imposti finora dall’UE. Di Battista ha citato anche la necessità di “una banca pubblica nazionalizzata che emetta e stampi moneta” definita “ un modo per dare a un popolo, a un governo, un potere: una politica monetaria, fiscale, valutaria. Sono degli strumenti per uscire dalla crisi, giocarci, tutti lo fanno, ma oggi non abbiamo questo potere”. 
Nella seconda sessione del convegno sono intervenuti i rappresentanti diplomatici dei paesi latinoamericani che hanno dato vita all’Alba, l’Alleanza Bolivariana per le Americhe, portando la loro testimonianza su quell’esperienza e sottolineando i grandi progressi sociali e politici che i nuovi corsi in atto in America Latina stanno ottenendo, anche grazie alla forza, non soltanto di tipo economico ma anche politico, dell’esperienza dell’ALBA-TCP.
Un momento importante dunque questa iniziativa alla Camera di venerdì scorso promosso dal M5S, che come Rete dei Comunisti guardiamo con favore, e che potrebbe aprire una prospettiva reale non soltanto nell’allargamento del dibattito ma anche, se il passaggio naturale e conseguenziale anche del M5S sarà questo, dal punto di vista reale della proposta politica, alla quale, come già detto, la Rete dei Comunisti sta lavorando politicamente da anni.

Redazione Rete dei Comunisti – www.retedeicomunisti.org

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